Certo che Bergamo quella con la B maiuscola (e lo dico con desolato scoramento) non se ne lascia perdere neanche una. Ci mancava anche la moglie del sindaco Giorgio Gori. Eh si perché la première dame nostrana Cristina Parodi si è trovata a far da presentatrice tv (ohibò) nientemeno che alla simil-trasmissione-video (alias diretta streaming) che il 29 novembre celebrava la data di nascita di Gaetano Donizetti. Ora, dico, che bisogno c’era di investire di ruolo ciceroniano una così gran dama della crème cittadina, per lo più moglie del titolare del teatro massimo in cui si è appunto svolto l’occulto convivio musicale affidato alle ali globalizzanti del web? Non certo per i suoi trascorsi a Canale 5 di berlusconiana inventiva (quando anche il marito Gori esercitava il proprio ingegno in Mediaset). E nemmeno ovviamente per le sue prestazioni su RAI 1 (quando il marito Gori conquistò il trono di Palazzo Frizzoni). Solo per meriti professionali ci mancherebbe altro. E nessuno lo metterebbe in dubbio.
Il dubbio invece, anzi i dubbi, vengono quando il circolo virtuoso composto dal trio PA-GO-MI (PArodi-GOri-MIcheli, onorevolmente in maiuscolo per l’altissima eminenza professionale dei tre), ha confezionato uno spettacolino – il diminutivo si deve eminentemente al fatto che gli artisti impiegati erano giustificatamente ridotti per motivi sanitari e senza ovvia presenza di pubblico – celebrativo (io direi autocelebrativo) dove a guadagnarci, sia in termini di paga ma soprattutto pubblicitari o di popolarità, sono stati solo loro. Pare proprio insomma che ci troviamo di fronte a istituzioni (nella fattispecie Amministrazione comunale e Fondazione Donizetti) in un certo senso hardcore. Nel senso che non temono critiche, non temono conflitti d’interesse (cose da preistoria), non temono alcuna sorta di discrezione rispettosa di un’emergenza sanitaria che sta cercando in tutte le maniere virali possibili di convincere “lor signori” a chiudere il più possibile per uscirne il prima possibile. E invece no. Anzi da quegli ambienti è venuto un unico grido di dolore/sfida: “Qui non ci ferma nessuno!“.
E via con un megaconcerto al cimitero monumentale, a loro esclusivo piacere di visibilità e partecipazione diretta, quando ancora tutta Italia non poteva assembrarsi e nessun ente musicale osava pensare a un concerto. E via con la stagione lirica televisiva (ohibò) quando nessun teatro osava mettere in scena alcunché e persino la Scala dichiarava pubblicamente: “Vogliamo pensare prima alla sicurezza e alla salute dei nostri dipendenti“. Noi no, noi no. Invincibili, unici (l’han detto loro di essere l’unico teatro al mondo) e insuperabili. Domandina: è più etico, più utile e più esemplare un messaggio che dice “attenzione, aspettiamo, rimandiamo a tempi migliori, fermiamoci” oppure è più dannoso, arrogante, menefreghista un messaggio che proclama: “Non ci fermiamo, siamo sicuri, guardate cosa sanno fare i bergamaschi“. Peccato che i bergamaschi abbiano subito il primato mondiale più tragico: di morti per Covid.
Vien da chiedersi : il trio PA-GO-MI ci fa o ci è?
Mamma mia che menatone, retorico, pomposo, supponente. Sul fatto che sindaco e fondazione Donizetti siano in vista in un’iniziativa che promuove il teatro comunale, trovo davvero assurda la polemica. La presenza della signora Parodi sarebbe l’unico aspetto su cui si potrebbe eccepire (sempre che abbia ricevuto un compenso per il suo lavoro) . Veramente bieco., poi, sulla celebrazione al cimitero con il Presidente della Repubblica, apprezzata da molti bergamaschi, sebbene criticatissima dai soliti boomers leghisti che brontolano su Facebook. Complimenti a Schoemberg che, con uno stile tra Wagner e la marcetta, é riuscito a confezionare un bell’articolo da Travaglio dei poveri
Caro anonimo on 30 nov. 2020,
La sua appare più una difesa pelosa e interessata (richiesta?) più che una libera e magari anche giustificata critica. Nessuno ha contestato la cerimonia al cimitero. Semmai la fretta :si sarebbe benissimo potuta svolgere mesi dopo come la Scala in s. M. Maggiore. Anzi ne bastava 1! Magari quella scaligera, perché neutrale, non autoreferenziale e un pochino ino ino più prestigiosa e di richiamo (appeal) non solo x il Presidente. Che poi sia stata apprezzata dai bergamaschi… Vada a chiederlo a parenti e conoscenti delle 15 mila vittime covid. Bergamaschi anche loro vero?
Visto che defisce l’autore Travaglio dei poveri, vien da pensare che anche lei anonimo sia stato pagato (lassù) per lasciare un commento, diciamo così, difensivo. E poi studi meglio : Schoenberg si scrive con la n non con la m….
Illustre anonimo,
Il suo commento appare più una difesa pelosa e suggerita che una critica dovuta, contro un articolo ironico e documentato. Lei invece dovrebbe coltivare maggiormente l’ironia. Allora saprebbe distinguere che, compenso (meglio, paga) o meno non si doveva coinvolgere anche la moglie di “Cesare”. Ricorda il “proverbio” latino sulla moglie di Cesare?
Quanto all’apprezzamento dei bergamaschi sulla cerimonia al cimitero provi a chiederlo ai parenti e agli amici, come me, degli oltre 20 mila morti covid. L’articolo non contesta la cerimonia ma la fretta. Difatti qualche mese dopo, in tutta sicurezza, si è ripetuta (pensi anche al risparmio) in S. M. Maggiore. Con la Scala, un tantino ino ino più prestigiosa e disinteressata. Che ha dato molta più credibilità e visibilità a Bergamo Tutta.
Lei definisce giustamente Travaglio dei poveri l’autore, senza accorgersi di passare, a sua volta, come difensore delle cause perse…. Chissà, forse “pagato” lassù, dal Trio PA-GO-MI.
Poi, studi meglio: con Wagner se la cava. Non con Schoenberg : con la n, non con la m…
Qualche
Caro anonimo (esattamente come me).
Si sbaglia, anche io ho visto ammalarsi e morire amici e conoscenti e, contrariamente a quello che lei dà per scontato, ho apprezzato la vicinanza del Presidente e il tono di quella celebrazione. Sulla rancorosa polemica di nicchia in ambito culturale locale (non é la prima che vedo su questa pagina), trovo abbastanza penoso l’atteggiamento di fondo, di alzare i toni il piú possibile, nel tentativo di farsi notare. La ringrazio per l’attenzione e per la doverosa correzione, e porgo distinti saluti