Sono passati 23 anni dalla restituzione della colonia Britannica di Hong Kong alla Cina, ma nonostante gli accordi di città a statuto speciale il compromesso tra libertà di stile anglosassone (che d’altronde vige da oltre due secoli) e la matrice repressiva post comunista di Pechino, da oggi sembra vacillare sempre più. Infatti, il Comitato permanente del Congresso ha varato la legge sulla sicurezza voluta dal presidente cinese Xi Jinping che scoraggiare ogni protesta, pacifica o violenta che sia.
Non c’è nulla di più difficoltoso per una comunità passare da liberismo commerciale e individuale ad una sorta di stato-mamma che controlla ogni mossa ed è pronto a reprimere in maniera determinata ogni tipo di manifestazione di insofferenza a tal sistema nonostante l’accordo con il Regno Unito prevedesse che per cinquant’anni il territorio sarebbe stato governato secondo il principio “un paese, due sistemi”. Ci si pone però la domanda del perché alla maggior parte dei cittadini dissidenti o comunque non disposti ad accettare il dispotico sistema del governo di Pechino non sia “pervenuta” l’idea di andarsene prima.
Chi brama il desiderio di libertà e commercio del modello anglo-americano post Seconda Guerra mondiale non può aver dato per scontato che molte cose sarebbero cambiate nel passaggio da Commonwealth alla falce e martello. Chiaramente non tutti avrebbero potuto prendere una decisione del genere. Solo i più istruiti e con certe condizioni economiche avrebbero potuto fare tale scelta. E forse col rischio di diaspora delle menti brillanti (che portano PIL e ricchezza) il governo cinese si sarebbe trovato in condizioni di dover trattare. Invece no, solo dopo oltre 20 anni e due lQuotidiano Online di Bergamo e provinciaeggi su repressione e sicurezza totalmente stravolte ora esplodono le proteste di piazza. Tutto questo ci riposta al famoso dilemma di Einstein: “Non mi preoccupo di quei quattro malvagi che vogliono fare andare il mondo a rotoli, ma di tutte le altre brave persone che vedono questo e non fanno nulla per cercare di cambiare la situazione“.