Quando è difficile perdonare? Quanto è importante? Ci può essere vero perdono senza capire veramente le ragioni dell’altro? Può la scienza collaborare con la fede e viceversa? Quando i problemi di relazione covano sotto le braci e non vogliono emergere, quanto è utile monitorarne le ragioni e aiutare la riconciliazione?
Sono interrogativi quanto mai attuali che, però, fanno fatica a raccogliere un interesse partecipato. La parrocchia di Azzonica ci ha provato, il luglio scorso con due incontri (moderati dal sottoscritto), attraverso un ciclo di incontri dove l’esperienza, accumulata nei rispettivi ambiti professionali, dagli psicologi Thomas Borsato e Mariella Dal Farra e dall’avvocato del foro di Bergamo, Lucio Piombi, hanno permesso di gettare una luce nuova, quando mai inedita, sul tema del perdono.
“Se una controversia non si risolve da sola – ha esordito Borsato – un aiuto esterno di consulenza psicologica deve essere preso in seria considerazione. Altrimenti c’è il rischio di trascinare e ingantire situazioni che generano sofferenze non di poco conto”. Il perdono è un atteggiamento razionale ed emotivo riconosciuto come molto benefico. La salute psico-fisica trae provati vantaggi dalla propensione al perdono. Perdonare fa bene, riporta il bene, alimenta una strategia di bene e, per ultimo ma non meno importante, amplifica la vocazione al bene. Perdonare, quindi, è una strada assolutamente conveniente. Su questo fronte si stanno muovendo anche le Università attraverso percorsi didattici di Psicologia del benessere e di Terapia del perdono.
“Gli avvocati – ha aggiunto Piombi, specializzato in diritto matrimoniale e familiare – di fronte, per esempio, ad una coppia in crisi dovrebbero consigliare un aiuto psicologico prima di adire le soluzioni separatorie”. Pratica che nei paesi anglosassoni, da circa un ventennio, è diventata una costante: gli azzeccagarbugli sono l’ultima ratio dopo aver tentato ogni possibilità tra le procedure conciliative. In Italia si paga ancora una certa ritrosia culturale nell’affidarsi alla psicoterapia per risolvere i propri conflitti interiori che si scatenano tra le mura domestiche. C’è il luogo comune, quanto mai radicato e insieme fuorviante, che associa alla malattia mentale coloro che si confrontano con lo psicologo. “In verità gli studi – hanno ricordato Borsato e Dal Farra – hanno permesso di sdoganare terapie di aiuto alle famiglie oppure ai soggetti coinvolti in gravi eventi come incidenti stradali, innanzitutto testando lo stato di benessere delle persone per prevenire conflitti tanto più gravi in quanto latenti, e poi di favorire processi di confronto e comprensione reciproca, in cui il perdono è risultato essere, prima ancora di un obbligo morale introdotto dal Cristianesimo, una efficacissima tecnica di benessere psicologico e perfino fisico”.
Negli incontri è emerso chiaramente che perdonare non significa dimenticare. Il conflitto si risolve – la proiezione del film “Il vento del perdono” (con uno straordinario Robert Redford, vedi foto) ha supportato la tesi – soltanto se i contendenti si incontrano, anzi, quasi si scontrano, scoprendo i motivi della divergenza. Il punto di vista “diverso” provoca inizialmente una sorta ri-allontanamento, ma la razionalizzazione degli eventi, ovvero la comprensione del fatto che il male è più grave di colui che lo compie, aiuta ad accettare l’altro, ripristinando un rapporto perduto. Se errare è umano il perdono, allora, ricostruisce letteralmente i rapporti e anche la personalità, dimostrando che da un male emerge un bene, un vantaggio impensabile.
Perdono, quindi, come lavoro, volontà, apertura, e, in chiave cristiana, imprenscindibile atto d’amore. Certamente il tema ha aperto il vaso di Pandora delle difficoltà che oggigiorno attanagliano la famiglia moderna. Rispetto al passato, si è depotenziato il concetto che il litigio non è un torto oppure un’offesa, bensì l’emergenza di una diversità costruttiva. In questa prospettiva il perdono non è un difficile e ingiusto regalo, bensì la più alta espressione di umanità. “La possibilità di perdonare – ha ricordato il parroco di Azzonica, don Davide Previtali – ci permette di anticipare il paradiso su questa terra, sperimentandolo tutti i giorni nei rapporti umani a partire da quello tra moglie e marito, sorgente di tutte le relazioni sociali”. (Bruno Silini)
[mc4wp_form]