Biondi immobiliare

Non è possibile all’uomo cercare né quello che sa né quello che non sa: quel che sa perché conoscendolo non ha bisogno di cercarlo; quel che non sa perché neppure sa cosa cerca (…) (Menone, 80e).

(…) a voler guardare direttamente le cose con gli occhi e a cercare di coglierle con ciascuno dei sensi, rimarremmo come accecati (Fedone, 99d-e), (presi e dispersi nelle cose stesse).

L’ascesa platonica: uomo, idee e trascendenza

Per Platone, la possibilità di elevarsi dalla materialità del divenire comporta nell’uomo una caratteristica fondamentale. Se le piante hanno le loro radici nella terra, l’uomo essendo per costituzione eretto ha la propria anima, ossia le proprie radici, nel cielo. La sua altezza porta in alto lo sguardo, lo separa dalla terra dirigendolo verso quelle visioni perfette che si chiamano idee. Per questo gli è possibile contemplare l’essenza pura delle cose, quanto cioè non è invischiato dalla imperfezione della terra, dalla precarietà del divenire e quindi dal relativismo. E se solo lo sguardo capace di dirigersi verso il cielo potrà contemplare le idee, allora quella piazza non sarà una piazza più o meno quadrata ma una copia di un quadrato, quella casa più o meno rettangolare ma una copia di un rettangolo. Ma l’uomo non è solamente differente dalle piante. Se Dio tiene sospesa la nostra testa permettendo al nostro corpo di essere eretto e quindi di guardare oltre a sé e dispiegare un orizzonte, gli animali, invece, camminando a quattro zampe e costantemente rivolti alla terra non possono alzare lo sguardo per astrarre dal sensibile e per rendersi col pensiero indipendenti dalle cose.

Ragione e conoscenza: l’ascesa oltre il sensibile

Necessario è, dunque, un ripiegamento della ragione su di sé perché vi sia conoscenza, perché vi sia un sapere non più in balia delle opinioni e per far sì che l’esperienza del sensibile non sia l’unica possibilità per l’uomo di guardare la realtà. Non negare la sensibilità quindi, ma non fermarsi ad essa lasciandosi distrarre dai sensi, dalle opinioni e dalle emozioni, perché l’uomo è, e deve essere, innanzitutto, capacità di giudizio e di ragionamento. Se quindi l’uomo, in Omero, era aperto al mondo attraverso i piaceri, i desideri e le passioni, in Platone si ritira dal mondo, dalle sue emozioni, per chiudersi nella propria anima razionale e filosofica, l’unico luogo sicuro al riparo dai sensi e dalle forze di dissoluzione dell’identità dell’Io.

E allora quando è che l’anima tocca la verità? Che sa mediante il corpo ella tenta qualche indagine, è chiaro che da quello ella è tratta in inganno (…). E dunque non è nel puro ragionamento, se mai in qualche modo, che si rivela all’anima ciò che le cose sono? (…). E l’anima ragiona appunto con la sua migliore purezza quando non la conturba nessuna di cotali sensazioni, né vista, né udito, né dolore, e nemmeno piacere; ma tutta sola si raccoglie in se stessa dicendo addio al corpo; e, nulla più partecipando del corpo né avendo contatto con esso, intende con ogni suo sforzo alla essenza (…). Diciamo noi di alcuna cosa che è bella per se medesima, e di alcuna che per se medesima è buona? (…) Orbene, di codeste cose ne hai tu veduta mai alcuna con gli occhi? (…) E con altro senso del corpo sei riuscito mai a percepirle? Bada, io intendo dire di tutte le cose, per esempio, della grandezza, della sanità, della forza e, in una parola, di tutte quante nella loro realtà ultima, cioè, che cosa sia realmente ciascuna di esse; e domando: si scopre in esse coi sensi del corpo la verità assoluta, o invece è così, che solo chi di noi più intensamente e più acutamente si appresti a penetrare col pensiero ogni oggetto di cui faccia ricerca nella sua intima realtà, solo costui andrà più vicino di ogni altro alla conoscenza di codesto oggetto? (…) E potrà dunque far questo con purità perfetta chi massimamente si adoperi di avvicinarsi a ciascun oggetto con suo solo pensiero senza né aiutarsi, nel suo meditare, della vista, né trarsi dietro alcun altro senso insieme col suo raziocinio; bensì cerchi, valendosi esclusivamente del suo pensiero in se stesso, mondo da ogni impurità, di rintracciare esclusivamente in se stesso, mondo da ogni impurità, astraendo, per quanto può, e da occhi e da orecchi e insomma da tutto il corpo, come quello che perturba l’anima e non le permette di acquistare verità e intelligenza quando abbia comunanza con esso (…) (Fedone, 65b -66a)

La peculiarità della nostra specie è quella di essere un po’ animali e un po’ dei, e, quindi, nella sostanza, quella di unire il cielo alla terra, le forme alla semplice materia, l’essenza immutabile della realtà al fluire del divenire. Vedremo quando a breve parleremo del mito della biga alata come nell’uomo questa doppia presenza (nella terra e nel cielo) comporti in seno al suo essere una spinta contrapposta che solo la ragione può tenere a freno.

STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE

Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
Lezione 12: La tragedia greca con i quasi filosofi Eschilo, Sofocle ed Euripide
Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto
Lezione 24: Il significato della virtù per Socrate, non dono ma conquista
Lezione 25: La scienza del bene e del male e l’arte del saper vivere
Lezione 26: La religione in Socrate
Lezione 27: Le scuole socratiche: megarica, cinica e cirenaica
Lezione 28: Introduzione alla filosofia di Platone
Lezione 29: La vita di Platone, filosofo e lottatore
Lezione 30: I primi dialoghi di Platone e l’influenza di Socrate
Lezione 31: L’Iperuranio e il concetto di idea in Platone
Lezione 32: Platone. Il rapporto tra il mondo sensibile e il mondo delle idee
Lezione 33: La teoria della reminiscenza di Platone
Lezione 34: Platone e l’immortalità dell’anima
Lezione 35: Verità e opinione per Platone

Fonte immagine di copertina: Depositphotos

About the Author

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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