Da giorni non si fa che parlare della Sea Watch 3 e della sua Capitana Carola Rackete. Integerrima della questione morale per alcuni, reazionaria alle più basilari regole del codice per altri. Quello al quale stiamo assistendo non è altro che il solito gioco tipico italico di guelfi contro ghibellini, buonisti e forcaioli… La cosa sarebbe normale se limitata al bar sotto casa o nei break coffee sui posti di lavoro dove tutto è estremamente naïf. Il problema si pone se anche le più alte cariche istituzionali e politiche si adeguano a tale schema di semplice manicheismo. Da una parte i buoni, dall’altra i cattivi. Ognuno a contendersi un microfono e i like delle vetrine social. Ma alla voce proposte di risoluzione (attuabili nel breve e non campate per aria) siamo allo zero assoluto. È sconcertante notare che il Ministro degli Interni Matteo Salvini non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo nel non far attraccare la nave (Churchill o la Thatcher lo avrebbero fatto e se la cosa fosse successa sulle coste statunitensi difficile pensare ad un’azione “educata” di Trump e del Pentagono sulla Sea Watch 3).
Come è altrettanto assurdo il circo equestre dei parlamentari, abbronzati e in camicia bianca, accorsi sulla nave solo a decantare il decalogo dell’umanesimo virtuale. Berlinguer o Craxi lo avrebbero fatto? Crediamo di no. Altra stoffa politica, altra testa. Il risultato che ne esce è un marasma mediatico creato da due contrapposizioni politiche molto forti a parole, ma poco propense ad avere coraggio di andare fino in fondo o proporre soluzioni quantomeno credibili. Adesso partirà la “Dynasty” dell’iter giudiziario per la Capitan Rackete della Sea Watch 3 , “bianca, ricca e tedesca”. Sarà la protagonista nei vari talk show col pubblico diviso a metà e magari pure con la bilancia di forum per sapere cosa ne pensa il popolo. Perché è questo che conta: il giro di giostra con la possibilità di strappare il codino vincente alle prossime elezioni. Intanto dal Ministro degli Esteri olandese Bert Koenders è arrivato un comunicato tanto atteso dal nostro vice premier. “Troppo alti i costi dei rimpatri per gli irregolari“. Dalle altre parti non si fanno problemi a prendere posizione e a scegliere da che parte stare. Noi invece siano destinati a morire democristiani. L’importante è che non ci tolgano i talk show fra buoni e cattivi.