I riconoscimenti vanno a suor Palmagnese Marchetti, don Alessandro Fiorini e alla Comunità Sacro Cuore.
Le note di Johann Sebastian Bach, dirette dal maestro Christian Serazzi ed eseguite dall’Orchestra da Camera giovanile di Domodossola (straordinari i giovani violinisti Davide Sberze e Marta Festinoni) con il coro dei Piccoli Musici di Casazza, hanno aperto il «Concerto di Natale» di sabato 12 dicembre nella basilica di Sant’Alessandro in Colonna alla presenza del vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, e di molte autorità della città e della provincia tra cui Marzia Marchesi, presidente del Consiglio comunale di Bergamo.
I RICONOSCIMENTI – Durante l’appuntamento, organizzato dal Centro missionario diocesano, dall’Ascom Bergamo e dall’associazione «Il telaio della Missione», è stato assegnato l’ottavo premio «Papa Giovanni XXIII» a suor Palmagnese Marchetti (impegnata in una scuola egiziana a Heluan), don Alessandro Fiorini (attivo in Bolivia in una comunità per tossicodipendenti e alcoolisti) e la comunità Sacro Cuore, operativa in campo educativo a Shengjin, in Albania. Una suora, un sacerdote e una famiglia religiosa che rappresentano un incrollabile spirito missionario animato da solidarietà e fratellanza.
L’ECOGRAFO PER LA BOLIVIA – Presente alla serata anche il medico del Celim Bergamo Alessandro Manciana (eletto volontario dell’anno dalla Focsiv) al quale è stato consegnato un ecografo portatile (servirà a fare diagnosi e formazione) per concretizzare un progetto sanitario che coinvolge le diocesi di Bergamo, Brescia e Gubbio, in sinergia con il Celim, in nove parrocchie dell’area rurale dell’altopiano boliviano nella diocesi di El Alto, retta dal vescovo bergamasco monsignor Eugenio Scarpellini.
I MISSIONARI NEL MONDO – I riconoscimenti sono stati assegnati dal vescovo Beschi a Palma Marchetti (nipote di suor Palmagnese), Ilaria Fiorini (sorella di don Alessandro) e a suor Gianna (responsabile della Comunità Sacro Cuore in Albania). «I nostri attuali 800 missionari bergamaschi – ha rimarcato il vescovo Francesco – sono come dei musicisti dell’amore. Testimoniano la fede a partire da esperienze che li hanno legati alla nostra terra e al nostro centro missionario, davvero un ponte nei confronti di tanti popoli».
«AVVOLGITI DI STELLE» – Il vescovo ha infine manifestato il suo augurio per un Santo Natale, capace di rinnovare la pace che tanto si invoca a partire dal mistero della nascita di Gesù. Il concerto, patrocinato dal Comune, è solo uno dei tanti avvenimenti pensati per la campagna «Avvolgiti di stelle! La missione è piena di misericordia». Un’occasione per sensibilizzare i bergamaschi a prendersi cura degli ultimi, facendo della carità uno stile di vita comune e costante. (Bruno Silini)
Le schede biografiche dei premiati:
SUOR PALMAGNESE MARCHETTI
Il premio che le è consegnato incontra una vita tutta per la missione e aperta al dialogo. Un segno importante oggi!
Calcinate è il suo paese natale nel 1929. Arriva in Egitto con la nave nel 1953. E’ ancora lì! Il primo servizio è all’ospedale con gli infettivi e poi gli oncologici. 25 anni ad Agusa dove afferma: “Mussulmani e cristiani vivevano in armonia”. Medici ed infermieri musulmani definivano la suore “persone di Dio” alimentando un rapporto di stima e fiducia. Poi a Alessandria d’Egitto in un nuovo ospedale e successivamente a Garagos impegnata nel dispensario-ambulatorio. Nella travagliata storia dell’Egitto ha toccato con mano colpi di stato e violenza, ma è davvero convinta che il sangue dei martiri cristiani dona frutti di pace. “Mi ricordo – afferma – con tristezza il nostro panettiere cristiano catturato nel suo laboratorio e gettato nel suo forno per non essersi convertito all’Islam”. Oggi vive nel quartiere di Heluan in pace con ortodossi, copti, protestanti e cattolici con i mussulmani senza grandi difficoltà. C’è una grande scuola con una decina di suore. “Mi trovo bene…tengo in ordine la casa, mi sveglio prima delle altre e preparo la colazione per tutti, incontro le donne del quartiere, ormai conosco bene la lingua. L’Egitto è la mia terra”.
Il premio che le è consegnato incontra una vita tutta per la missione e aperta al dialogo. Un segno importante oggi!
DON ALESSANDRO FIORINA
Il premio papa Giovanni è un richiamo all’opzione preferenziale per i poveri che è propria della missione e di ciascuno.
Il 2 luglio 1960 Alessandro nasce a Bergamo. Lo inquieta la ricerca. Lo porta a vivere diversi frammenti di vita nell’incontro con la prossimità. In Algeria prima presso i Piccoli fratelli di Charles de Foucauld, poi a Spello conosce la Comunità di papa Giovanni e nel 1989 incontra per la prima volta don Oreste Benzi. Dal ’91 era già in Bolivia, a La Paz,in un hogar per alcoolisti. E’ il volto concreto del povero che gli si fa incontro a portarlo all’ordinazione sacerdotale nel 2002.
Il Vescovo lo riconsegna alla Bolivia come fidei donum e nel 2004 inizia il suo servizio, che continua tuttora, a Tarija aprendo “La Colmena Santa Rita” per tossici e alcoolisti, un piccolo “alveare” dove tutti lavorano e c’è spazio per tanti. Una grande famiglia! I poveri sono il suo punto fermo. “In loro – afferma don Alessandro – ho visto forte la presenza di Dio”. Ed è per loro che, con un carattere schivo, silenzioso e radicale, spende le sue giornate e nutre la sua preghiera.
“Noi non siamo qui come missionari, – dice – siamo qui a vivere con i poveri. Poi come cristiani siamo sempre missionari, non ci deve essere questa divisione”.
COMUNITA’ DEL SACRO CUORE
Il premio vuole essere un piccolo riconoscimento e un invito alla profezia per le comunità di vita consacrata maschili e femminili. Il modello è papa Giovanni.
Una comunità di suore non solo bergamasche, ma radicate nella nostra terra per l’intuizione della loro fondatrice, la beata Teresa Eustochio Verzeri. Una congregazione religiosa che si apre alla missio ad gentes e nel 1996 scopre che l’Albania, così vicina noi, è in attesa di un annuncio di dignità e vita che possa vincere la fuga in massa attraverso i gommoni della fortuna.
Shengjin è la meta. Sul mare, come una vanitosa signora tutta trucco e fascino, ammirata dai turisti europei, ma alla fine povero villaggio di pescatori, enclave di famiglie rom impegnate nei lavori del porto, crocevia di traffici abbastanza illegali, rifugio per i Kosovari, terra promessa per i centinaia che vengono dalla montagna. “Ridateci l’anima”: chiede una donna alle suore. Un grido che non poteva essere perso. Le suore capiscono che è importante esserci. Una scuola materna, oggi sempre più piena, un luogo d’incontro per le donne e tante piccole attività lavorative artigianali. Al cuore della pastorale il tema dell’educare. C’è una chiesa realizzata anche con il contributo della Diocesi di Bergamo. Oggi sono sr. Assunta, sr. Fernanda, sr.Gianna e sr Rosa a viverci in nome del Vangelo. Una comunità religiosa che, nell’anno della vita consacrata, ricorda a noi la bellezza di questa vocazione, ci impegna a valorizzarla, ci spinge a condividerla.