Tra le nevi coreane i due ori delle nostre ragazze bergamasche Michela Moioli e Sofia Goggia sono come una borraccia d’acqua in un deserto di decadenza che, purtroppo, le ultime settimane di campagna elettorale ci hanno propinato. La stampa locale e nazionale (ingenuamente? con l’alibi della biografia edificante) ha associato l’impresa della 26enne di Città Alta alla località sciistica di Foppolo. Come a dire che l’abilità in pista di un Sebastian Vettel sia dovuta al primo kartodromo vicino casa praticato durante l’infanzia. La cose stanno diversamente ed elevare agli onori delle cronaca Foppolo è pretestuoso e forzato. Dietro la vittoria di Sofia Goggia, l’acciaccata location della Valle Brembana c’entra davvero poco. Invece, ci sono anni di lavoro tecnico e fisico che nemmeno immaginiamo. Ritiri estivi in Sud America, rinunce da vita da teenager, palestra, dieta alimentare calibrata.
Per non parlare dei numerosi infortuni avuti, fino a due anni fa, che avrebbero fatto gettare la spugna a chiunque non avesse avuto una corazza adeguata ed una ferrea volontà mentale di proseguire nei propri obiettivi. Il successo di questa splendida ragazza risiede per il 99% nella sua testa, come nella maggior parte della vita di tutti noi: vincitori e vinti della vita di tutti i giorni. Ma si sa, in tempo di elezioni attaccarsi ad ogni carro vincente per sperare, magari, di ripulirsi un po’ l’immagine di anni di fiumi di inchiostro spesi nelle cronache poco edificanti della suddetta località sciistica è la moda del nostro Bel Paese. La sciatrice bergamasca è l’esempio che nello sport la meritocrazia paga. Dovrebbe essere così anche nella vita reale, ma probabilmente ci manca il coraggio.