L’animo degli offesi e il contagio del male. Alessandro Manzoni nei 150 anni dalla morte. Lezione di Salvatore Natoli
La letteratura offre un sapere vissuto non astratto, è racconto di vita. Nella trama l’evento acquista senso, si fa filosofia. Il Manzoni ce la offre nel suo romanzo alle prese con il disordine del male. Lo scrittore si confronta prima con il male nella sua vita attraverso la conversione. Lui, pieno di ossessioni, cerca un senso come il bandolo della matassa. Lo trova nella Provvidenza come gli stoici lo trovavano nella razionalità, ciò che orienta in un mondo di imprevisti. Manzoni incontra la fede ma resta illuminista con il bisogno di capire e analizzare.
I Promessi sposi è un romanzo popolare. Popolare per il successo che subito ebbe, ripetutamente edito e scopiazzato, popolare perché si rivolge ad un popolo con una lingua non aulica e nemmeno trasandata. Unisce gli italiani in una lingua nuova, modello di comunicazione come Cicerone per il latino. Il popolo è spesso protagonista come nell’assalto al forno delle Grucce e nella vicenda della peste.
Si agita il male, subìto e inflitto. Non solo la natura matrigna e crudele a cui l’uomo con il suo agire dissennato presta il fianco, ma la cattiveria che gli uomini distribuiscono, si chiami violenza o guerra, indifferenza e superficialità, pregiudizio o terribile fantasticheria come nel caso degli untori. I giudici non sono risparmiati come gli intellettuali alla don Ferrante che discetta e nega quel che hanno sotto gli occhi. Il popolo stesso è massa informe, somma di passioni che montano e accrescono la sua forza distruttiva, la ribellione dei deboli che degenera.
Manzoni mette in scena, analizza e commenta come voce fuori campo, già dall’inizio con l’espediente dello scartafaccio secentesco, trovato, rozzo e affettato, sguaiato e scorretto, pieno di idiotismi lombardi.
Manzoni mette in scena certe figure del male. Il male crea la vittima e la perverte come per la Monaca di Monza, monacata a forza, cresciuta secondo un disegno subdolo, dominata dal padre padrone nella logica della proprietà che deve essere trasmessa intatta. Manzoni tratteggia Gertrude al primo incontro con Lucia: l’aspetto di una bellezza sfiorita, due sopraccigli neri in rapido movimento, con un’investigazione superba o talora chini come per cercare un nascondiglio, o forse per chiedere affetto. Condannata all’atto delittuoso.
Padre Cristoforo è il racconto di un male redento, dall’errore alla conversione. Si tratta di un giovane viziato, un padre che lo vuole all’altezza del suo rango, anche se poi lui non tollera gli arroganti e non vorrebbe arrivare all’estremo. Nel duello tende piuttosto a scansare i colpi che ad affondare. Uccide senza volere, trascinato dall’ira alla vista del servo fedele che lo ripara. Di fronte all’uomo morto, morto per causa sua, si rivelano in lui sentimenti finallora sconosciuti, sgomento e rimorso per il colpo che gli era uscito di mano, bisogno di riflettere, desiderio di cambiare. La conversione culmina nella richiesta di perdono. Spesso il colpevole subisce un dolore che lo rende vittima e lo muove a restituire il male con il bene che fruttifica.
Don Rodrigo mostra un’altra pratica di male. Vive nel capriccio, pensa che tutto gli sia dovuto, la sopraffazione è una sua prassi ordinaria, a differenza dell’Innominato che è serio nel male, lui è frivolo, non ha misura, non vede né si rende conto del tormento che provoca. Scherza su tutto, protetto dalla casta che si muove e lo difende di fronte al sospetto che venga meno il rispetto per la famiglia: così il cugino Attilio prospetta al potente Conte Zio. Altro è il potere del Cardinal Federigo, a servizio degli oppressi.
Un romanzo dai momenti lirici indimenticabili come l’Addio. I monti cari, i torrenti risuonano come voci domestiche, le familiari case sparse sul pendio. Pensieri di chi va a cercar fortuna altrove e di chi vi è costretto, fuggitivo per ragioni estranee. “Addio casa natìa” pensata come soggiorno sereno di sposa e madre. Il fatto è che nella vita bisogna fare i conti con le contingenze.
Sono riflessioni suggerite non di Lucia Mondella, qualcuno ha detto, da sola non ci sarebbe arrivata. I suoi restavano sospiri, lacrime segrete fino a quando “la barca urtò la riva e lei alzò la testa come si svegliasse”.
Bergamo Liceo Mascheroni, 7 novembre 2023