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Il senatore Antonio Misiani (bergamasco) ha compito di coordinare il programma della mozione di Nicola Zingaretti “Prima le persone” . Socialbg.it l’ha intervistato.



Tre azioni per rilanciare subito il Paese?
Primo. Gli investimenti pubblici. La priorità assoluta è rilanciare quelli dei comuni, spostando risorse sulle opere per l’adattamento al cambiamento climatico e la manutenzione di scuole e strade. Ci sono poi 27 grandi opere ferme, in bilico o congelate, per un valore complessivo di 24,6 miliardi di euro. Sbloccarle avrebbe un impatto molto positivo sull’economia e sull’occupazione.
Secondo. Bisogna rafforzare alcuni importanti incentivi per gli investimenti privati, ridimensionati dalla legge di bilancio da poco approvata. Penso al credito d’imposta per la ricerca e lo sviluppo e ad altre misure del programma Industria 4.0.
Terzo. Il lavoro. È il grande assente della legge di bilancio, va riportato in cima tra le priorità del governo. I dati INPS evidenziano un forte calo delle assunzioni. È necessario rivedere alcune scelte del Jobs Act e del decreto Dignità che non hanno funzionato, rendendo più conveniente l’occupazione stabile. Gli ammortizzatori sociali vanno a loro volta rafforzati.

Alla luce delle trasformazioni economiche e globali degli ultimi anni, combinate alla nostra mole di debito pubblico, pensa che il nostro sistema di stato sociale possa essere ancora sostenibile?
Assolutamente sì, se sapremo adeguarlo alle grandi sfide del XXI secolo. La povertà e le disuguaglianze sociali sono continuamente cresciute negli ultimi dieci anni e la rivoluzione digitale rischia di cancellare molti posti di lavoro. Dobbiamo dotarci di strumenti più efficaci per rendere più sostenibile il nostro sviluppo: un sistema fiscale maggiormente progressivo, il salario minimo legale, tutele migliori contro la precarietà del lavoro. Un reddito minimo è indispensabile ma il reddito di cittadinanza così com’è non va: bisogna cambiarlo, correggendo una serie di storture. L’ascensore sociale si è rotto e i giovani sono i grandi perdenti della crisi. Dobbiamo investire su di loro, migliorando scuola e università, aumentando il sostegno alle famiglie con figli, ripensando le politiche per la casa, garantendo ai ragazzi di famiglie meno abbienti una dote per finanziare i loro progetti formativi o lavorativi. Sarebbero soldi ben spesi: le società meno diseguali hanno uno sviluppo più rapido e più stabile.

Cosa succede tra i tre candidati all’indomani dello scrutinio delle primarie? Se dovesse vincere Zingaretti cosa ne farà dei “perderti”? E se, invece, fosse Zingaretti a perdere come si porrebbe con il vincitore?
Zingaretti vuole cambiare profondamente il Pd, chiudendo la stagione dell’isolamento e dei litigi interni. Le nostre energie le dobbiamo impiegare per parlare con gli italiani, non per guardarci l’ombelico. Se Nicola vincerà, ascolterà e coinvolgerà anche chi sarà in minoranza. Se perderà, collaborerà con lo stesso spirito costruttivo e positivo con cui ha impostato la sua sfida congressuale.

Matteo Renzi: incognita, risorsa e soggetto politico da rottamare?
La rottamazione è un concetto estraneo al modo di fare politica di Zingaretti. Lui crede molto nel gioco di squadra, nella coesistenza virtuosa tra chi è più esperto e le nuove leve. Cercherà di fare così anche nel Pd, anche con Renzi, che è una risorsa importante. Se darà una mano, sarà molto positivo per tutti noi.

Ci spiega il concetto di politica che anima Zingaretti?
La mozione congressuale di Zingaretti si intitola “Prima le persone”. È uno slogan che sintetizza bene la sua idea della politica e del Partito Democratico. Dobbiamo generare passione e attrazione per la politica, spingendo i giovani verso l’impegno per la cosa pubblica. Lo possiamo fare con un progetto politico che metta al centro le persone e le comunità, con le loro speranze, i timori, le aspettative per il futuro. Aprendo porte e finestre del Pd, tirando una riga sul partito delle correnti e dei capi bastone e costruendo uno spazio aperto all’impegno libero e appassionato delle persone.


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