Nel corso dell’anno 2019 in Messico sono state uccise in maniera violenta 34˙982 persone. Cioè, in media, 95 ogni giorno, ovvero 1 ogni quarto d’ora. Decisamente il posto meno sicuro al mondo. In confronto l’Italia è un Paese sicurissimo, visto che nello stesso 2019 sono state ammazzate 315 persone, scese a 271 nel 2020, l’anno con meno morti ammazzati dall’epoca dell’unità, cioè il 1861.
A fornire questi dati è stato Isaia Sales per la Repubblica cartacea dello scorso 5 luglio. La fonte dei dati è il Consiglio cittadino per la sicurezza pubblica e la giustizia penale, un’organizzazione messicana (presente in internet al seguente link: http://www.seguridadjusticiaypaz.org.mx). Parlano soprattutto del loro Paese, ma i dati sono così fuori misura rispetto al resto del mondo che ne hanno ben donde.
Per stilare questa classifica della violenza sono state prese in considerazione le città di tutto il mondo con più di 300˙000 abitanti, messe in fila secondo il numero di assassinati ogni 100˙000 abitanti. Ai primi 6 posti della drammatica classifica ci sono città messicane, e una 7ª è ancora nella top ten.
Il primato è di Celaya, che nel 2019 ha avuto 699 morti su 639˙052 abitanti, cioè 109,38 ogni 100˙000. In confronto tutta l’Italia, che ha 60 milioni di abitanti, ha avuto 315 assassinati. Meno della metà.
Cosa provoca tutta questa violenza? La risposta più immediata è: la droga.
Anche se Don Winslow, scrittore statunitense, pensa che parlare di un problema di droga in Messico è improprio: il problema sta nella nazione confinante, gli Usa. Lì ci sono, secondo le stime più aggiornate, la maggioranza dei 25 milioni di tossicodipendenti del mondo, anche se il mercato è poi supportato da altri 250 milioni di drogati occasionali.
Essendo il mercato della droga illegale quasi in ogni nazione del mondo, i cartelli di fornitori tentano di conquistare quote di vendita in modo a sua volta illegale. In un mercato legale, in caso di contrasti porterebbero forse i concorrenti in tribunale. Ma per come vanno le cose, be’, quei concorrenti preferiscono ammazzarli.
Probabilmente però ci sono altre cause per quelle cifre enormi. Quando Roberto Saviano pubblicò il romanzo «Gomorra» (copertina) sulla criminalità organizzata della città di Napoli, individuò anche lui nella droga uno dei problemi più grandi.
Ma il tasso di omicidi di Napoli ogni 100˙000 è molto più basso che in Messico. Tra il 1989 e il 1991 fu di 7,3. Nel periodo 2013÷2016 è stato di 3,16, nel 2020 è sceso a 1.
Come fosse un altro mondo.
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