L’acqua tanto indispensabile all’uomo può, in alcuni casi, diventarle acerrima nemica; gli annali raccontano della grande piena quando il fiume Brembo nel 1493 che distrusse quasi tutti i ponti che lo attraversavano, compreso il millenario Ponte della Regina. Un’altra fiumara, una delle tante che sfregiò la Bergamasca fu la piena del settembre del 1888. Pochi la ricordano salvo pochi cronisti del tempo che in merito scrissero: “In alcuni punti la strada provinciale venne allagata e rotta dalle onde, in alcuni punti franò per causa delle piogge continue, impedendo per un paio di giorni il transito ai veicoli. L’allagamento si estese ad alcune contrade del paese, ponendone in serio pericolo le case e gli abitanti, molti dei quali furono costretti a fuggire. Tutta la notte di domenica scorsa fu un affaccendarsi continuo nel porre in salvo animali, trasportare masserizie ed impedire che le acque irrompenti apportassero danni ulteriori”.
A San Pellegrino il fiume Brembo “straripò, danneggiando gravemente non solo i proprietari degli opifici ma eziandio le famiglie che abitano sulle rive del fiume. Lo stabilimento setificio del sig. Beaux fu quello che riportò danni maggiori, stante che le acque, rotta la punta del muro di cinta, irruppero dall’altezza di circa un metro nel piano terreno e specialmente nei numerosi magazzeni delle sete”.
Nella resoconto che riguarda Zogno il cronista c’inforna ci furono “danni rilevantissimi per le piene. Caddero 20 e più frane e crolli, un molino con casa adiacente. Gli altri stabilimenti sono fermi e lo resteranno fino a che siasi riusciti a sgombrare i canali conduttori dell’acqua, i quali sono ricolmi di ciottoli e di ghiaia. Le strade sono in vari punti rotte od ingombrate di macerie ed il ponte di legno che mette sulla strada regia, è stato portato via con agglomeramento di tanto materiale che per tre giorni non poté passare per Bergamo veicolo di sorta. Il giorno 9 poi, il fiume Brembo, superata la forte diga, costrutta con gravi sacrifici, inondò la campagna, portando via circa 200 pertiche dei migliori fondi, mentre il paese di Bracca è minacciato, di perdere un terzo del suo caseggiato. La montagna sulla quale Bracca è fondata, è quasi spaccata per metà, e la fessura è visibilissima. Cadono frane, per ogni dove. Ieri venne d’urgenza da Bergamo una apposita commissione tecnica. Ventiquattro famiglie hanno abbandonato le loro abitazioni mentre nella contrada Valborgo, comune di Dossena, si staccò una grandissima frana della circonferenza di circa 400 metri, e man mano che la terra si muoveva produceva il rollo di una casa e lo scivolamento di altre. Accorsero autorità, parroco, curato, carabinieri, i quali tutti si prestarono al salvataggio delle persone pericolanti e specialmente dei bambini, distinguendosi per grande coraggio il brigadiere dei carabinieri sig. Parmegiani”.
Anche Brembilla ebbe a “patire molto a causa della pioggia disastrosa dei giorni passati. Siamo qui bloccati, e per parecchi giorni resteranno interrotte le comunicazioni pei veicoli. Varie frane sono cadute lungo la strada provinciale a qui. Abbiamo un ponte sconnesso, vi sono ammassi di materiali e in alcuni siti la strada è stata letteralmente portata via. […] Tutti i ponticelli che servivano da transito su queste valli sono scomparsi. Ad un mandriano venne travolta nella valle una giovenca e non fu più possibile trovarla. Cadde pure un fulmine su un’altra mandria, il quale gettò a terra tutto il bestiame. Il povero proprietario era per disperarsi; ma quale non fu il suo contento quando s’avvide che una sola troia era stata uccisa. Ed ancora … Innumerevoli frane ci circondano tutto attorno; pare che il suolo sia stato voltato ad arte. Questi torrentelli sembrano tanti grossi fiumi. Nessuno li ha mai visti ingrossare tanto e così”.
Questa massa d’acqua, che oggi chiamiamo bomba d’acqua, colpì anche il resto della provincia bergamasca. “Abbiamo notizie di Sarnico dove si dice che l’inondazione quest’anno superò di molto quella memorabile del 1883, e se si tiene calcolo delle operazioni di sbocco fatte all’emissario dell’Oglio, a memoria d’uomo non si è mai visto una piena simile. Ora però il lago decresce sensibilmente ogni ora, per cui giova sperare che fra pochi giorni le acque riprenderanno il loro livelle normale. I danni per tale allagamento sono gravissimi. La trattoria del sig. Pezzini, l’albergo del sig. Buelli, la farmacia del sig. dott. Mai, la salsamentaria del sig. Carminati ebbero a subire forti avarie. Cosi diconsi di altri negozi e della grandiosa filanda del sig. Caroli, la quale è ancora chiusa. […] È poi da notare che da parecchi giorni il piroscafo non approda a queste rive e che per di più, tanto il nuovo ponte natante quanto quello di legno, sono ambedue inservibili. La popolazione di Sarnico apprese con piacere […] che finalmente si darà mano a costrurre il nuovo ponte in ferro”.
Notizie giungono da Osio Sotto, Filago, Grassobbio [che patì una vittima: Luigi Rossi di Pradalunga] e Treviglio, dove i contadini alcuni giorni prima avevano fissato di raccogliere il grano turco; ma al lunedì sopravveniente; l’inondazione di cui furono invasi i loro campi gliene ha loro risparmiata la fatica. Il grano è immerso nell‘acqua. Le vie, i sentieri furono mutati quali in abbondanti ruscelli, quali in veri torrenti. Tutto il territorio immediatamente sotto la sponda sinistra dell’Adda, lungo la linea Cassano-Rivolta-Spino è stato sommerso, il raccolto portato via.
Il ricominciare, non fu facile. Ma dove esiste la tenacia, l’amore per la propria terra la fede in Colui che tutto sa, valori propri del Bergamasco il peso del fardello pare più leggero anche perché, la terra che ti ha visto nascere potrà si farti soffrire ma mai farti morire.