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Ho assistito in questi giorni a uno dei tanti concerti natalizi  che inflazionano le scene. Ma l’ho scelto per la qualità degli artisti e l’intelligenza del programma. Pur essendo intitolato Natale nel mondo offriva una panoramica inaspettata di percorso sonoro svolto su traiettorie classiche di autori come Schubert, Schumann, Rachmaninov, Enescu, Saint-Saens, Piazzolla. Ma anche una bellissima e pregnante creazione del giovane compositore milanese Gianfranco Messina (Risonanze), tinta di fuggevoli quanto riuscitissime reminiscenze impressionistiche. Pagine compositive poco eseguite ma veri minicapolavori artistici. Anche perché ad interpretarli (magnificamente) sono stati quattro giovani musicisti già quotati e affermati per il loro talento nel panorama concertistico italiano e internazionale: l’eccellente pianista Giulia Vazzoler, il talentuoso giovanissimo violinista Leonardo Moretti, la virtuosa violinista ucraina Tetyana Fedevych e il mezzosoprano Marina Serpagli che ha valorizzato al meglio l’unica composizione per canto e piano più violino (Saint-Saens) in programma. 

Il pregevole e piacevole concerto è stato offerto dall’associazione “Spazio Classica” di Milano. Ad illustrare meglio il concerto e i loro protagonisti abbiamo rivolto qualche domanda a due di loro.

Alla pianista Giulia Vazzoler
Cosa puo’ spingere i millennials di oggi ad affrontare lo studio impegnativo e decennale del pianoforte?

Secondo me anche oggi nascono tanti talenti. Per quanto riguarda la mia esperienza credo di aver fatto una cosa importante creando un repertorio di trascrizioni che spaziassero dal classico al pop. Perché secondo me la classica dovrebbe uscire dalla sua torre d’avorio e da certa autoreferenzialità per incontrare il grande pubblico. Pur consapevole che non bisogna stravolgerne i contenuti: un giusto compromesso e atteggiamento disponibile. Ho fatto tantissime esperienze e tanto pop classico. Se riusciamo a trovare un giusto equilibrio è possibile avvicinare alla classica tutto il pubblico, anche i giovani e i ragazzi.

Quindi oggi un ragazzino se non ha talento rischia di essere travolto a senso unico da social e media vari?

Si tutto parte dal talento, però vedo che ci sono tantissimi ragazzi che non ascoltano il rap e basta. Anche ai miei concerti li vedo interessati alla classica. Anche se devo dire che nei Paesi del Nord Europa la musica classica è molto più coltivata e diffusa.

E sul programma di questo concerto?

Vuole dare uno sguardo a diverse scuole e autori in Europa ma anche fuori. Sono tutti pezzi di un certo gusto e spessore musicale. Inoltre aggiungo che per noi pianisti quando si arriva in una sala da concerto o teatro la cosa fondamentale è lo strumento. Perché non sempre è in buone condizioni. Qui devo dire che è molto bello e in ottimo stato. Uno Yamaha. Mi scoccia di più suonare in un teatro anche importante dove però il pianoforte è scarso. Invece qui lo strumento è magnifico e “canta” e anche la programmazione molto seria.

Alla violinista Tetyana Fedevych
Lei come si è avvicinata a uno strumento così difficile come il violino?

Fin da piccolina io cantavo da sola tutte le canzoncine che sentivo, ma ero molto vivace. Così mia mamma ha pensato bene di iscrivermi alla scuola di musica.

Ho capito, ma il violino è un passo molto arduo, no?

Probabilmente era dentro di me, ma la passione veniva man mano proseguivano gli studi.

Secondo lei anche oggi i bambini possono appassionarsi a uno strumento così?

Lo spero. Il merito secondo me è molto dei genitori che possono aiutare il bambino a capire che la musica è una cosa molto bella. Sì, altrimenti è difficile oggi. È un peccato perché per lo sviluppo di una persona la musica può diventare un valore molto importante. Diciamo che un bambino quando studia musica deve avere una persona al suo fianco per incoraggiarlo: o un genitore o un un’insegnante.