Alla Rocchetta di Airuno, oggi Santuario della Madonna, vi è raffigurata la Madonna che sostiene il Figlio morto. Una targa posta a lato dell’ingresso ricorda che “Airuno aveva una Rocca assai forte di cui s’impadronì Francesco Sforza Duca di Milano nel 1450 con grave danno dei Veneti”. Dominava la valle dell’Adda dal castello di Somasca al degradare del Canto di Pontida verso Villa d’Adda. Venezia nella sua voglia espansiva andava fermata. Qui passavano i commerci per la Rezia e il Tirolo. Le cose si acquietarono con la Pace di Lodi e il confine fu l’Adda. La fortezza si trasformò in Santuario e divenne luogo di preghiera e di pace.
Con un cielo tagliato in due, grigio verso la sponda bergamasca e sereno dall’altra, si è alzato un leggero venticello che porta frescura. Una rondine che ha fatto il nido sotto le tegole del Santuario compie dei passaggi acrobatici a pochi metri dalla grata e torna al nido dove i piccoli continuano il richiamo. In epoca romana si attraversava il fiume a Olginate e a Lecco. Milano tenne aperto il collegamento tra le due sponde a Lecco con il Ponte Azzoni Visconti che ancora oggi è monumento simbolo della città.
A Brivio, dove passava la via da Bergamo a Como, ci si arrangiava con barche o barconi sorvegliati dal Castello degli Sforza. Nella zona di Trezzo sull’Adda i milanesi avevano costruito una meraviglia di architettura, un ponte a campana unica di 72 metri, percorribile su tre livelli, che il condottiero Carmagnola, alle dipendenze di Venezia, distrusse. Bisogna arrivare alla fine dell’Ottocento per vedere il ponte in ferro di S. Michele a Calusco d’Adda, appena rimesso in sicurezza. All’inizio del ‘900 si inaugurarono quelli di Brivio e di Olginate (Vittorio Emanuele III), e recentemente il terzo ponte di Lecco (Alessandro Manzoni) e quello, vicino al Lavello, dedicato a Cesare Cantù.
Torniamo per la stradina in ciottolato sistemata dagli alpini nel 2006 facendo largo ad un cicloturista in allenamento che contraccambia con un sorriso. Alla curva ammiriamo il paese sotto, con la piccola stazione ferroviaria. Mi riporta alle visite dei parenti di Merate. Erano le mie vacanze e al ritorno la mamma avvisava: “la prossima è la nostra”. Restava ancora il brivido del passaggio sull’Adda.