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Dopo il crollo del Ponte Morandi avvenuto il 14 agosto 2018, finalmente i lavori di ricostruzione iniziati il 28 gennaio 2019, dopo otto mesi, sono stati conclusi… da un piccolo esercito di bergamaschi. Infatti, il Ponte San Giorgio di Genova (questo il nuovo nome) è stato inaugurato il 3 agosto alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Abbiamo lavorato – racconta, uno dei titolari di Demco, Pierluigi Magri in prima linea nella demolizione del vecchio ponte –  in condizioni difficili, giorno e notte, ad una quota e cui non eravamo abituati: solitamente di 30 metri, ma questa volta a 50 metri di altitudine. I tempi erano strettissimi, bisognava rispettare la tabella di marcia per riuscire a stare al passo, ci si fermava solo quando c’era troppo vento, ma il giorno dopo bisognava recuperare“. Per tutti i bergamaschi coinvolti è stata un’emozione lavorare a qualcosa che resterà negli annali.

L’opera, firmata da Renzo Piano e realizzata dalla società Webuild con Fincantieri, ha avuto come direttore del cantiere un bergamasco: l’ingegnere civile Stefano Mosconi. Un’altra bergamasca che si è occupata di un aspetto cruciale è Deborah Floris, un ingegnere civile con un dottorato in Tecnologia dei materiali E’ anche una delle poche donne operative in un progetto così importante. Il suo compito era quello di garantire la sicurezza del manufatto, in modo tale da evitare la tragedia del 2018, che causò 43 vittime.

Racconta che bisognava incastrare le performance meccaniche richieste dal consorzio PerGenova a quelle estetiche di Renzo Piano, ma alla fine sono riusciti ad ottenere una finitura simile al marmo tagliato. Italcementi e Calcestruzzi hanno schierato tutte le loro competenze per il nuovo ponte: 70 persone (tra cui tecnici specializzati, operatori di impianto e tecnologi di materiali), prodotti 100% certificati, 6.000 analisi di laboratorio, 67.000 metri cubi di calcestruzzo, pile di sostegno, soletta e un centinaio di automezzi al giorno per il trasporto di materiali.

Ci hanno chiesto un calcestruzzo di qualità, sostenibile, sicuro, durevole nel tempo e veloce nella messa in operaprecisa Giuseppe Marchese, consigliere delegato di Calcestruzzi -. Ma in più c’era anche l’aspetto estetico, le pile dovevano essere belle, perché faranno parte del parco urbano del Polcevera che sorgerà alla base del ponte San Giorgio“.

La Gualini Lamiere di Bolgare, invece, ha realizzato, per conto di Fincantieri, le lastre piane per il solaio su cui è stato gettato il manto stradale. Miriam Gualini, amministratore delegato dell’azienda, racconta che hanno dedicato ben cinquemila metri quadrati del stabilimento per realizzare le lastre. 480 tonnellate di materiale prodotto per le tre campate centrali da 100 metri ciascuna e le due laterali da 50 metri, più la rampa d’innesto di un’altra cinquantina di metri.

Il GruppoStg della famiglia Spada, sede legale in via Paleocapa (con impianti a Cantù e Cossato), ha realizzato i 1.537 vetri fotovoltaici che alimentano l’illuminazione e i sistemi di controllo del ponte. Sono capaci di fornire oltre 200 kilowatt di potenza, sono posizionati a sbalzo sui due lati del ponte con un’inclinazione di 30 gradi.

Le passerelle pedonali del viadotto, sui quali cammineranno i tecnici e gli operai che d’ora in avanti provvederanno alla manutenzione del ponte, sono stati realizzati da MP Metalli di Vertova per conto della bresciana Nuova Defim Orsogril. Ci sono voluti otto autotreni per portare dalla Val Seriana a Genova i 3.200 pezzi da 80 centimetri per un metro, l’equivalente di oltre tre chilometri di grigliato.

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