Uno strano e pericoloso sillogismo – messo bene in evidenza anche nell’articolo apparso a fine anno sul Corriere a firma di Armando Di Landro – afferma una connessione diretta, persino automatica e senza riserve, tra l’uomo di cultura e la condanna dell’idea stessa di una strada di collegamento ai piedi del Resegone [tra Fuipiano Valle Imagna e Morterone], che in questi giorni sta animando il dibattito. Pare cioè strano che il Direttore del Centro Studi Valle Imagna affermi la necessità di un progetto di messa in sicurezza, stabilizzazione del sedime viario e collegamento in quota tra più villaggi confinanti, situati tra la Culmine di San Pietro e la Costa del Palio.
Ho semplicemente organizzato un pensiero chiaro, logico, ragionevole, storico, cercando di mettere in evidenza funzioni e significati di un’opera, in relazione al lungo cammino delle popolazioni della montagna verso il miglioramento delle proprie condizioni di vita, senza preconcetti. Chi vive e lavora in montagna è abituato a sviluppare valutazioni concrete attraverso scelte e opportunità applicate all’esperienza personale, riflesse direttamente sul campo conosciuto, misurato con i passi, quindi reale e concreto. La concretezza e le necessità quotidiane sono molto lontane da posizioni ideologiche e stimolano in continuazione un pensiero critico.
L’uomo di cultura è di per sé homo ambientalis, ma non in forza di un’affermazione astratta, bensì in relazione alla sua collocazione concreta e attuale nella storia, specialmente nel momento in cui si impegna a salvaguardare il proprio spazio circostante, vicino e lontano, dal quale dipende la sua esistenza, ed è in cerca di una maggiore consapevolezza circa il delicato equilibrio possibile tra ambiente e progresso. Non un progresso astratto, ma il proprio, presente e attuale. Non è certamente una strada, o peggio ancora il suo manto stabilizzante, ad alterare questo prezioso equilibrio. E ciò vale per tutte le nostre strade bianche, di norma in condizioni di dissesto, e soprattutto per quella di collegamento verso la Costa del Palio.
Auspico un nuovo sedime in grado di consentire una maggior sicurezza della circolazione, che eviti lo sperpero di risorse per il continuo rinnovamento di materiale inerte ghiaioso e che permetta la regimentazione delle acque meteoriche e di scolo. Un intervento in grado di ridisegnare un percorso stradale decoroso e non più simile a quello di un torrente in piena, ma principalmente diretto a favorire il collegamento tra le popolazioni della montagna e riconsiderare le linee di spartiacque delle nostre valli quali elementi di unione e congiunzione tra realtà storicamente affini e omogenee. Tutto ciò è amore e difesa dell’ambiente umano.
L’homo ambientalis della montagna è colui che vive e lavora nelle terre alte e si confronta quotidianamente con un delicato equilibrio sistemico e di relazioni economiche e sociali. La montagna è tutto questo, con dignità e orgoglio. Noi siamo il frutto di una montagna creativa e pensante, che continua a sognare, nella notte di passaggio al nuovo anno, uno scenario migliore per tutti. Auguri!
Buongiorno,
sono personalmente sfavorevole al progetto ma non pretendo di aver ragione. Mi limito a considerare in questo caso gli argomenti avanzati per difendere il progetto da parte del vice sindaco di Fuipiano, ossia :
– “miglioramento delle realtà imprenditoriali presenti” : va bene, ma esistono studi e dati che sopportano questa asserzione e in qualche modo quantificano tale miglioramento così da poterlo confrontarlo con gli aspetti negativi (ambientali in particolare) legati all’aumento del traffico in quella zona?
– “aumento dell’indotto del settore turistico” : idem. Davvero a Fuipiano (dico Fuipiano tanto per fare un esempio) arriverebbe un flusso di turisti tale da consentire un aumento significativo? E se sì, le criticità che ne deriverebbero farebbero sì che il gioco ne valesse la candela?
– l’argomento dei motocicilisti del nord Europa poi, mi pare davvero assurdo : per permettere a tali motociclisti (quanti poi? Anche in questo caso, se esistono studi, andrebbero condivisi) di evitare il traffico milanese, costruiamo loro una strada in mezzo ad un ambiente naturale che andrebbe invece preservato. Personalmente, ho sentito tante storie di gente che si lamentava del traffico nel proprio paese e chiedeva il dirottamento di tale traffico verso altri assi viari : il contrario, mai… Inoltre, se sono pochi motociclisti, dove risiede l’interesse? Se sono tanti, temo che l’impatto ambientale (inquinamento, rumore) ma anche di sicurezza e quiete per chi passeggia e vuole godersi la natura, sarebbero superiori al guadagno (che poi toccherebbe ad una minoranza).
Questo è il mio parere personale sulla base degli elementi che possiedo. Sono pronto a cambiarlo qualora mi verranno presentati argomenti convincenti e supportati da dati concreti.
Buon anno!
Argomentazioni che non considerano che una strada asfaltata, specialmente a quelle quote, con gelo e disgelo, passaggio di trattori agricoli (perché quelli hanno e dovranno avere assolutamente la priorità di transito per garantire il mantenimento dei pascoli in quota), continuerà a necessitare di interventi di manutenzione per consentire il transito in sicurezza, basta vedere la “strada di nessuno” che collega Brumano a Fuipiano per rendersene conto. Inoltre è del tutto utopistico pensare che le motivazioni di asfaltare quella strada siano esclusivamente in favore della nuova specie Homo ambientalis della montagna, piuttosto saranno finalizzate alle speculazioni dell’altra nuova specie Homo noscrupolis, quello che è in grado di esportare il degrado degli ambienti più urbanizzati anche nelle aree montane meglio conservate, quello che vuole trasformare la montagna in un parco divertimenti. Quindi con l’asfalto arriveranno, attività come noleggio quad, noleggio motoslitte, recupero edifici, non certo per scopi rurali ma come seconde cade, da vendere a cittadini che alla prima notte, in cui avranno occasione di dormire con la compagnia dei campanacci delle vacche al pascolo, chiameranno in comune per lamentarsi del disturbo. A proposito, li avete visti quei pascoli devastati dai cinghiali?! La vera emergenza degli allevatori di quella zona è questa. Con 4,8 milioni di euro hai voglia se si riescono a ereditare i cinghiali, peccato solo che manchi la volontà di farlo e che non ci sia nessuno che possa guadagnare da questo intervento utile per l’Homo ambientalis della montagna
Concordo Con Michel Pretalli.
L’idea stessa di migliorare e mettere in sicurezza la strada di collegamento Brumano-Morterone-Vedeseta sta suscitando un dibattito acceso e spesso, rispetto ad una valutazione obiettiva dell’intervento proposto, prevalgono posizioni ideologiche, indagini o giudizi sulle intenzioni, paventando l’esistenza di interessi particolari e mascherati. C’è addirittura chi denuncia una sorta di lesa maestà nei confronti del Resegone, prevede già speculazioni edilizie e inquinamento atmosferico, mentre altri se la prendono con ciclisti e motociclisti. In montagna si va con gli scarponi – sembrano affermare i detrattori della nuova strada – quasi condannando le popolazioni che abitano le quote alte a fare a meno dei servizi essenziali. Qualcuno ha addirittura fantasticato la costruzione di un “Pavesini” proprio sulla Costa del Palio, pubblicando sul web un fotomontaggio. Senza contare le condanne ad personam, le quali nascondono – quelle sì – i più biechi e malanimi comportamenti. Una strada demonizzata, condannata come se fosse portatrice di male, quale forza induttrice di una pretesa e fuori luogo modernità in un contesto ritenuto ancora integro e non inquinato, dimenticando l’avanzata antropizzazione che dura da molti secoli di tutta la Costa del Palio. Il professor Michele Corti, in un suo recente Post, ha bene messo in evidenza questo aspetto. I social sono zeppi di argomenti futili, faziosi, persino pedanti, che tengono accesa una disputa per la verità poco rilevante sul piano dei contenuti. Fortunatamente il dibattito su Socialbg sembra bene avviato. Non voglio addentrarmi sul terreno della polemica, ma invito tutti a mettere da parte la dietrologia, senza quindi cercare ad ogni costo cause diverse da quelle dichiarate. Per quanto mi riguarda, vi assicuro che non ci sono motivazioni segrete, ma la realtà è semplicemente quella che appare e che gli abitanti della montagna conoscono bene, soprattutto coloro che sono tributari nei confronti delle strade rurali per accedere ai servizi produttivi e garantire le condizioni di lavoro e di sussistenza delle rispettive famiglie. Non sto qui a ribadire le ragioni, peraltro più volte dichiarate in alcuni precedenti Post, a favore della normalizzazione della strada di collegamento in questione, che rappresenta un servizio essenziale e irrinunciabile per lo sviluppo dei territori dell’Alta Valle Imagna, anche sul terreno della messa in atto di comportamenti e azioni solidali nei confronti di quelle famiglie che vivono in quota e che, più di altre, beneficiano dei servizi viari. Il pensiero corre ai diversi amici di Morterone, che attendono da decenni una strada di collegamento con la Valle Imagna e la Valle Taleggio, territori finitimi contraddistinti dalla medesima storia sociale ed economica, che renderebbe meno gravoso il collegamento con i principali servizi cittadini (in alternativa della pericolosa e non sempre percorribile strada verso Ballabio). Il miglioramento di quella strada è un fatto che si impone da sé, poiché il tracciato esiste già e attende da alcuni decenni di essere adeguatamente normalizzato e messo in sicurezza. Lo scorso anno il Comune di Brumano ha già provveduto a stabilizzare il sedime viario per circa un chilometro, sul primo tratto di sua competenza, sino quasi a raggiungere la contrada Palio, senza che nessuno avesse gridato allo scandalo. Anche qualora il nuovo progetto non dovesse essere attuato, la storia non cambierà certamente il suo corso e quella strada, proprio perché essenziale e primaria, subirà continui interventi parziali di bitumatura, sino a raggiungere la sua completa fruizione. Grazie all’intervento di Regione Lombardia, abbiamo oggi la possibilità di concentrare, in un unico, definitivo e organico intervento, i caratteri fisici e strutturali di un percorso che si addentra in profondità nella storia sociale ed economica delle popolazioni della montagna imagnina, taleggina e valsassinese. Vale quindi concentrare i nostri sforzi non per demolire la portata del progetto, ma perché venga realizzato nel migliore dei modi, contemperando le esigenze proprie di una infrastruttura viaria stabile e a carattere permanente con quelle connesse alla conoscenza e alla valorizzazione di un ambiente umano ricco di storia e di espressioni naturali, culturali, sociali ed economiche. Ben vengano, poi, anche i restauri dei diversi ruderi esistenti, preziose testimonianze dell’antica civiltà dei bergamini, e il riutilizzo delle aree pascolive, anzi non sarà certo il passaggio di alcuni ciclisti e motociclisti a disturbare la quiete della “Valle dei silenzi eterni”, come venne definitiva quella di Morterone da Don Piero Arrigoni, parroco per molti anni in quel villaggio e ora passato a miglior vita. Per quanto attiene all’utilizzo della rinnovata infrastruttura viaria, saranno i Sindaci a normalizzarne il transito, anche mediante – se lo ritenessero necessario e opportuno – l’istituzione di un diritto di pedaggio o la sperimentazione di altre formule di garanzia. Ma questa sarà un’altra storia.
Concordo con Lei sul livello infimo che dibattiti di questo tipo possono raggiungere e sulla necessità di mantenerlo sui binari di uno scambio di argomenti fattuali mirante al raggiungimento della soluzione migliore per gli interessi di tutti (e dell’ambiente). Il Suo ultimo commento apre sulla presa in considerazione della situazione della gente di Morterone, cosa che in effetti ha la sua importanza. Tuttavia, come per i punti che avevo elencato nel mio primo commento, servono studi e dati concreti prima di prendere una decisione : elementi che soli, a mio parere, possono rendere pienamente convincente un discorso pur ben articolato ed elegante come il Suo.