Il calcio di rigore non è solo un atto sportivo come tanti. È una sfida a due. Una lotta psicologica. Un guardarsi negli occhi fra chi tira e chi cerca di parare. Se ne sono occupati tutti: filosofi, letterati, qualunquisti. Quello che è successo a Udine ieri e a Bergamo in settimana ha dell’incredibile. Sia Lookman che Lucca si sono impossessati della sfera e si sono diretti verso il dischetto nonostante non fossero i rigoristi designati. In ogni squadra c’è un tiratore indicato. Dalla terza categoria al Real Madrid ogni allenatore, in base a quello che vede nella fase di pre campionato, designa il tiratore o l’ordine dei tiratori nel caso quello “principale “titolare” non sia in campo. Sono valutazioni che si fanno in base a capacità tecniche, condizione mentale e statistiche di realizzazione.
C’è da chiedersi se nel mondo del calcio (ma anche nella vita reale) non ci sia una sorta di rivolta delle convenzioni sociali più basilari in favore dello “io so io e voi noi siete un…“. Sia Lookman a Bergamo ma anche Lucca a Udine hanno voluto soverchiare tutte le gerarchie in favore del proprio egocentrismo da salvatori della patria. Come se da un rigore si possa giudicare la vita media di un calciatore. Ve lo dice uno che era rigorista designato ed a cui è capitato (a livello dilettantistico chiaramente), di essere stato spodestato da un compagno di squadra nell esecuzione di un penalty. Chiaramente non ho fatto nessuna scena né protesta, dato il livello altamente amatoriale dell’incontro. Certo. Il rigore è stato sbagliato (e tirato malamente ) e la partita è finita in pareggio.
Non ci sono stati risvolti poi nello spogliatoio, ne all’allenamento successivo. È stato risolto alla successiva occasione. Lo stesso mio compagno di squadra mi diede il pallone per andare a batterlo.
Traiettoria bassa verso uno dei due angoli. Se ho segnato non v’è lo dico. Perché è solo una questione di statistica. Siamo sicuri che al prossimo giro Lookman e Lucca faranno lo stesso con De Ketelaere o Thauvin. Perché le gerarchie nel calcio come nella vita sono fondamentali per continuare civilmente e democraticamente.