La filosofia si è da sempre interrogata sulla verità. Lo fa Pilato con Gesù: quid est veritas? Gesù non risponde. I medievali spiegavano: la verità è Lui e occorre crederGli.
I greci hanno la parola alètheia che significa togliere dal nascondimento, ri-levare, dis-velare. Platone parlava di ricordare a proposito delle idee, delle leggi, delle verità: ci sono ma bisogna scoprirle.
Verità oggettive? Le verità non dipendono da noi, sono incontrovertibili, ma la procedura per trovarle sì. Noi abbiamo un metodo per capirle. E’ la nostra mente che le scova e le ordina, e con la mente ci siamo noi che mutiamo e la vita con noi. In tal senso la verità non è assoluta: c’è ma non è sciolta da noi. Di incontrovertibile è l’essere: qualcosa c’è. E qualunque discorso parte dall’essere, da qui, dalla vita.
Si discorre su ciò che è, sull’ente che è, anche l’evanescente sogno è, purché ci si mantenga sul tono della incontrovertibilità, nel rigoroso procedere, con la forma del ragionamento sillogistico che non cede alla chiacchiera ma avanza per dimostrazione. Si definisce e distingue: questa cosa è sé stessa e non altra, non è bicchiere, non bottiglia, non tavolo e una miriade di altre cose insieme. L’importante è non contraddirsi altrimenti si cade nell’aporia e s’imbocca una strada senza uscita.
Basta il principio di non contraddizione? Basta a tenere insieme le molteplici sfaccettature della vita? Non ci troviamo spesso nella vita quotidiana presi da amore e da odio? Non viviamo in un mondo di folli ragionevoli? Forse non basta il rigore del logos ma comunque serve ad orientarci. Andando si trova la strada, con esitazione e riflessione (diaporein).
La verità si conosce e si persegue attraverso le cause (scire per causas). Lo fa la filosofia e lo fanno tutte le scienze. Lucrezio titola il suo libro De rerum natura, e i greci prima di lui scrivevano trattati Perì fisis, sulla natura delle cose, con ciò intendendo il principio generante. La scienza è alla ricerca delle cause che possono essere tante, infinite. Uno scienziato contemporaneo osservava che discorrendo della cellula si potrebbe raccontare tutta la storia della terra.
O forse alla fine la causa è una? Il credente parla di Dio, a lui ricorre il mistico, fuori dai vincoli del discorso filosofico e scientifico. Spinoza parla di amor intellectualis Dei e la lega all’idea di libertà. Parla di Dio causa sui, tanto più libero in quanto è causa di sé stesso. L’uomo deve regolarsi di conseguenza: sarà più libero se meno sarà cosa, effetto e oggetto di altri.
In russo ci sono due parole per dire verità: istina che è la verità assoluta, la verità ultima di tutte le cose, oltre il dicibile umano, che regge tutto; e pravda che è la verità fattuale, che si vede e si accerta nella polis, quella cui il giudice giunge attraverso indagini e perciò sancisce. Questa si lega più alla radice latina di verità (verum), cui si richiama l’uomo verace, colui che si mostra tale nelle azioni. Ma le due facce della verità finiscono per congiungersi. La verità è ricerca e amore per la causa. Amando conosciamo. Filo-sofia è amore della verità che ci libera, che appassiona e ci rende causa di noi stessi. Dotati di logos e amore ci approssimiamo alla nostra natura di uomo ritrovando il senso del vivere.
(Sintesi della lezione di Massimo Cacciari dal titolo Verità nell’ambito di Noesis all’Auditorium Mascheroni del 9 novembre 2022)
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