Non è giusto dicono in coro a Torino. Real Madrid–Juventus 1-3. Rigore dubbio, rigorino, non si può fischiare un penalty così al 93esimo. Ci sta lo sfogo. Ci sta l’esasperazione e pure qualche tono acceso dopo una partita del genere. Chi ha giocato a pallone a tutti i livelli le può capire certe esternazioni figlie della botta calda. Partita tirata, da epopea classica. Uno 0-3 ribaltato al Bernabeu è roba da raccontare agli alieni che sbarcheranno magari tra 1000 anni. Proprio li nel gotha del calcio, dove chi arriva paga la famosa “tassa del bernabeu” ovvero i primi venti minuti dove se sei una squadra mediocre perdi già 2-0. Invece no, lezione di calcio all’italiana. Di cross dal fondo e due colpi di testa precisi e 0-2. Proprio li al Bernabeu. Mettici poi la mira non eccelsa dei galattici, un Buffon in serata di grazia, il collega in vena di regali, un palo amico e… il miracolo stava per compiersi. Poi però devi mettere in conto un Zidane in panchina che dopo il primo tempo (a differenza di Valverde a Roma la sera prima) annusa le beffa e blocca i rifornimenti tornando al caro 4-4-2.
Ci metti un rigorino che, come al solito, da noi lo dai 3 volte su 10 (mentre in Europa ne danno 7 su 10) e la frittata è fatta. Non me ne vogliano i fan della Torino bene: la Juve ha fatto un partitone a livello tattico, ma lo svantaggio dell’andata era un macigno e aveva bisogno che nemmeno una virgola andasse storta ieri sera. E invece la virgola storta è uscita al minuto 93. E via. Caccia alle streghe all’arbitro, agli spagnoli, al Re Felipe, alla massoneria del calcio e varie ed eventuali. C’è chi dice che non si può fischiare un rigore così al 90esimo. Beh, non ci risulta che negli ultimi minuti il regolamento cambi. La decisione è borderline sia chiaro. Ma quante volte sentiamo nelle trasmissioni TV del calcio parlato dire “…in Europa stiamo attenti a trattenute e falli di poco conto in area perché lì, a differenza del Bel Paese, nel dubbio ti sanzionano la maggior parte delle volte“. Un certo José Mourinho che ha vinto due Champions League con Porto e Inter (dove i suoi migliori talenti erano Deco e Milito e non Cr7 o Higuain) ha sempre dichiarato che è “la competizione dei dettagli“. In Italia bastano i muscoli, l’Europa esige il bollino della qualità.