Nella mia storia personale c’è stato un evento che ha rappresentato un importante punto di svolta e di maturazione e lo ricordo come fosse ieri sebbene siano passati più di 15 anni. Era la sera del giorno della separazione definitiva dei miei genitori e, rientrando a casa dall’università, trovai la casa senza mobili (li aveva portati via mio papà per effetto dell’accordo giudiziale) e mia mamma affranta davanti ai fornelli che in lacrime mi disse “papà ci ha lasciato una montagna di debiti e non so come fare”… in quel momento non avevo la soluzione ma provvidenzialmente capì che la strada per venirne fuori doveva trovare in un abbraccio il primo passo e cosi feci.
Sono passati tanti anni e guardandomi indietro mi commuove di gratitudine vedere mia mamma 75enne serena con i debiti e quel “fallimento” ormai alle spalle. Negli anni in cui il mondo intero non era in crisi, noi come famiglia lo siamo stati ed è stata una tempesta affrontando la quale abbiamo scoperto energie e capacità che non pensavamo di avere ma, soprattutto, abbiamo provvidenzialmente incontrato persone, anche nelle istituzioni (come ad esempio il Sindaco di Cavernago Giuseppe Togni o l’ispettore Gatti della Questura di Bergamo), che ci hanno dato sostegno morale cosi che i confini della nostra famiglia si sono allegarti anche ad amici ancora oggi presenti.
Ieri sera rientrando a casa ho visto le immagini dei ristoranti che, sotto il palazzo della Regione Lombardia, protestavano giustamente per la situazione e le restrizioni legate al nuovo DPMC e, nei loro occhi, ho rivisto e rivissuto il dramma di mia mamma di tanti anni. Non ho una risposta nell’immediato, ma chi mi conosce sa che sono una “pila atomica” come mi ha definito uno dei miei mentori professionali, ma come fu allora con mia mamma credo che, anche adesso, il punto di vera ripartenza sia “un abbraccio”. L’abbraccio che anche le istituzioni possono dare ricorrendo a doti come resilienza, proattività, creatività, energia e passione: e questo lo dico per l’esperienza personale sopra detta.
La crisi è epocale per il blocco che, già durante il lockdown, ha impattato milioni di lavoratori e per le contrazioni previste a livello mondiale (nonostante segni di ripresa economica molto forte sia già evidenti in Cina); tuttavia le domande di quei ristoratori sono quesiti non rimandabili e molto più profonde perché, se si ascoltano bene, riguardano il modello neo – liberista, lo sviluppo sostenibile della Regione Lombardia (ma anche dell’Italia e dell’Europa). Cosa vuol dire abbracciare quei ristoratori lombardi? Innanzitutto cambiare lo sguardo che si ha su di loro non trattandoli più alla stregua di “risorse umane” da sfruttare come semplici contribuenti ma come persone dotate di character skills, creative, responsabili, istruite, inserite in un ciclo vitale di formazione a fronte dei continui cambiamenti e dotate di una vita non solo lavorativa stimolante e rilassante.
Come faccio a saperlo? Perché purtroppo per tanti anni mio papà ha visto in mia mamma solo una “risorsa umana” e cosi si è perso il meglio ma questo non le ha impedito di rinascere come donna più bella e forte di prima. L’augurio per la nostra Regione Lombardia è di scoprirsi donna come mia madre (ma anche come tante donne) che ha fatto di tutto per far crescere i figli e solo con questo cuore per la nostra comunità regionale ci sarà l’alba di un nuovo giorno.
Grandissimo esempio di come si vive un dramma sua che sia affettivo che sia economico dovuto a cause maggiori indipendenti dalle proprie volontà
Grazie signor Luigi. Alessandro Grazioli
Grazie! Semplicemente grazie! Per questa pillola di speranza ❤️ Ross