Biondi immobiliare

Non scomodo Erasmo da Rotterdam per questo sproloquio sulla stupidera, che vuole essere programmaticamente aretorico. Ma uno dei risvolti più divertenti della stupidera è ridere di quelli che non sanno ridere: quante volte capita di ridere ancora di più che per la barzelletta, per l’espressione vuota di chi non la capisce? La beffa della ringhiera dell’altra notte sulle mura venete di Bergamo mi ha fornito materiale sull’argomento in abbondanza. L’abbiamo fatta per divertirci e divertire, sono e siamo determinati nel continuare a farlo: divertire e divertirci.

Si narra, già leggenda, di circoli, anzi di chat, con pompose disquisizioni tra affermate madame, per intenderci di quelle che affollano con potenti Suv le uscite delle scuole per bene, su quale fosse l’artista, la scuola e il messaggio dell’installazione dadaista comparsa nottetempo sull’arcinota ringhiera. Puro spasso, nessun genio della risata riuscirebbe a inventare un dialogo così ridicolo. Ma questa è una delle funzioni del gioco, dello scherzo: smascherare la forma per mostrare la sostanza.

Ho poi sfogliato gruppi social più avveduti dove centinaia di commenti si interrogavano semplicemente se il gesto era una goliardata scherzosa oppure l’inciviltà di qualcuno dei poveri condomini del milionario palazzo prospicente. Me li vedo, nomi blasonati della borghesia bergamasca di roba che, abbandonati dalla signora di servizio, si aggirano disorientati con lo stendino per il viale delle Mura e decidono che proprio lì, non trovando un lavatoio medievale, il comune ha voluto realizzare un moderno stenditoio: in porta San Giacomo. Eppure c’è chi si è indignato davvero pensando a clochard stellati con vista, pronto a chiedere misure draconiane contro il degrado. C’è anche chi, salace, capito lo scherzo, non sapendo ridere e quindi sentendosi escluso, ha indossato la tunica di Catone il Censore per chiedere marziale e perentorio: stendino delendo est. Anche questa è una funzione dello scherzo a mio sommesso avviso, scremare le frequentazioni ed evitare i pedanti e i retori.

Una simpatica citazione ad personam la merita infine il giornalista Giorgio Lazzari che sulle pagine del Bugiardino, ogni città ha il suo e a Bergamo è L’Eco di Bergamo, ci racconta molto serioso le Brembilliadi, ovvero le gesta in rima dell’assessore comunale alle ringhiere e gli stenditoi. Questo intrepido assessore che insonne per il galante appuntamento del mattino con l’innamorato, il soprintendente alle belle arti, si reca in occhiuto sopralluogo all’alba del gran giorno e lesto ripristina la grande bruttezza, rimuovendo il proditorio scherzoso attacco. E dopo il climax che ha rapito il lettore, i nervi si distendono perché l’agguato è fallito. Nessuno più riderà.

Nessuno sa neppure cosa si prefigurassero esattamente Lazzari e Brembilla, ma se il soprintendente si fosse trovato di fronte allo scherzo, oltre a ridere come tutti i colleghi dell’assessore e del giornalista, cosa mai avrebbe potuto fare, cosa mai sarebbe potuto succedere? Nulla, perché lo scherzo serve a ridere e a ridere di chi non sa ridere. Cosa che poi è puntualmente successa perché, essendo nel frattempo stata inventata la fotografia, il dottor Rinaldi delle belle arti ha potuto vedere lo scherzo e ridere. Come lui stesso racconta dalle pagine del Corriere della Sera. Come è puntualmente successo, come stiamo precisamente facendo noi, io e i lettori, proprio ora.