La montagna non deve morire. Anzi, deve mostrare una resilienza fattiva che la sdogani dallo stereotipo di Cenerentola del territorio affaticata, marginale e svantaggiata in attesa passiva di un salvifico principe azzurro.
Le opportunità della montagna discusse a Dossena
Di questo si è discusso venerdì 29 luglio a Dossena durante il convegno “Una montagna di opportunità” promosso dal Comune e dalla Comunità Montana Valle Brembana e moderato dallo scrittore, saggista ed esperto di montagna, Franco Brevini. Un appuntamento valorizzato dalla presentazione di uno studio di Massimo Casolari (esperto in pianificazione strategica e titolare dello Studio-Agoraa, nella foto sotto) che evidenziava pro e contro delle nostre valli all’inseguimento di una prospettiva futura non solo di attrattività sul fronte turistico, ma che inverta la tendenza o che comunque ponga un freno alla tentazione dello spopolamento demografico e dell’abbandono manifatturiero.
No a montagne a due velocità
A tutto ciò certo non giova l’esclusione dal bando regionale destinato alle “aree interne”. Risorse che vanno altrove e che rischiano, secondo Alberto Mazzoleni (presidente della Comunità Montana Valle Brembana), di “creare montagne con due velocità”: quelle irrorate di risorse e quelle con l’acqua alla gola. Un concetto che il suo vice Giovanni Fattori (sindaco di Serina) ha sintetizzato con “il combattimento quotidiano contro problematiche sempre più grandi e complesse come le scuole e gli ospedali che se ne vanno”. “In pratica – ha continuato – subiamo vincoli senza avere un contraltare in termini di risorse”. Per Enrico Borghi (deputato Pd, incaricato speciale del Governo per la strategia nazionale delle aree interne) “le comunità si devono organizzazione per escogitare una serie di risposte sulla base delle esigenze”. “I comuni piccoli (e nelle nostre montagne sono la stragrande maggioranza, ndr.) – ha precisato – devono essere difesi dentro un’ottica di rete per creare massa critica. Un concetto che è un po’ il filo rosso delle legge sui piccoli comuni che arriverà a settembre in parlamento”.
L’impegno della Provincia al rilancio
La collega Elena Carnevali ha ribadito come le oppurtunità di discussione attorno all’avvenire della montagna (e il convegno di Dossena in questo è esemplare) favoriscono il circolo di modelli sostenibili e idee virtuose. Un assist che ha permesso al consigliere della Provincia di Bergamo, Demis Todeschini, di evidenziare l’impegno di Via Tasso per le nostre valli attraverso “l’approvazione all’unanimità di una mozione per aprire un tavolo politico per ottenere un’area di vantaggio per le zone montane dal punto di vista fiscale per chi vive e fa impresa in montagna”. Il presidente della commissione montagna dell’Anci, Pier Luigi Mottinelli ha parlato “dell’opportunità di mantenere per la montagna le risorse che arrivano dallo Stato inaugurando nel contempo una rete di solidarietà fiscale dove chi può di più (la città) aiuti che può di meno (la montagna)“.
Il riassetto sanitario difeso da Capelli
Il consigliere regionale Angelo Capelli (Lombardia popolare) ha difeso il riassetto sanitario che interessa in particolar modo la montagna e suoi storici servizi ospedalieri. “Sotto un certo numero di prestazioni non si è in grado di garantire la sicurezza del paziente. Occorre spiegare alla gente che mandarla in un ospedale non più vicino a casa, ma con un più alto livello di complessità diagnostica e terapeutica, è un segnale di attenzione del pubblico per la sua salute”. Infine, Giovanni Teneggi (Direttore generale Confcooperative Reggio Emilia) ha esortato – portando il caso della cooperativa “salva paese” di Succiso – a riscoprire la paura di perdere un’identità territoriale perchè soltanto da lì parte può partire il “motore dell’intraprendenza”. (Bruno Silini)
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La montagna la lücia…
La se n’è n’dàcia chèla zét,
l’è pö turnada‘ndrì,
l’ lücia la montagna, l’è restada de sperlì.
L’è drì a partì pò a’ l’ültem bergamì,
l’è tàrde uramài mo l’à mia ülìt capì….
l’à trengutìt bucù amàr,
e tante promèsse finìde ‘n mèza ‘l mar.
Lü l’ghe cridìa, ol bósch,
ol pràt e i animài gl’ìa la sò misciù,
ma l’à düsìt tacà sö
al ciót la gàbia col magù.
La éta ‘n montagna l’è düra,
e mès michèt de pà l’ìa tròp póch
per fà de sentinèla… a la natüra.
Chèl galantòm l’meritàa rispèt,
per agn mo l’à cunsideràt come
la röda de scòrta del carèt.
Adèss ai pè de la montagna töt l’fà sito,
bósch, pràcc, canai e mulatére i lücia i bergamì,
‘n cuntrada,‘n di òrcc e sö i rissöi
a l’crèss vigurùs i spì.
La montagna piange….
Se n’è andata quella gente, non è più ritornata, piange la montagna, è rimasta sola.
Sta partendo anche l’ultimo contadino, è tardi ormai, non l’abbiamo voluto capire…Ha ingoiato bocconi amari, e tante promesse finite tutte in mezzo al mare; lui ci credeva, il bosco, il prato, gli animali erano la sua missione, ma ha dovuto appendere la gerla al chiodo col magone. La vita in montagna è dura, mezza michetta era troppo poco, per far da sentinella alla natura….
Quel galantuomo meritava rispetto, per anni l’abbiamo considerato come la ruota di scorta del carretto. Adesso ai piedi della montagna tutto è silenzio, boschi, prati, canali e mulattiere piangono il contadino, in contrada negli orti e nei cortili crescono vigorosi gli spini.
Alessandro Pellegrini 2000 anno della montagna