La Bergamasca non è certamente una provincia che può dormire sonni tranquilli sotto l’aspetto del rischio idrogeologico. 188 comuni orobici su 242 accusano vulnerabilità in tutte le tipologie di dissesti. Ad esclusione dello tsunami non ci facciamo mancare nulla: valanghe, frane, esondazioni e sprofondamenti. Una situazione che tiene costantemente in allerta chi deve monitorare lo scorrere delle “chiare e fresche e dolci acque” di casa nostra.
In una prospettiva di prevenzione e di interventi ben ponderata si inserisce la collaborazione tra Regione Lombardia e il Consorzio di bonifica della Media Pianura Bergamasca. Ieri, Claudio Merati (dirigente della sede territoriale della Regione Lombardia alias Ster) e Franco Gatti (Presidente del Consorzio) hanno firmato due convenzioni che segnano una nuova fase “di positiva collaborazione”.
Il primo protocollo riguarda la manutenzione ordinaria di alcuni corsi d’acqua del reticolo principale della fascia pedecollinare che dall’Isola, passando per il capoluogo, arriva nella zona di Villongo. In sostanza il Consorzio, con contributi regionali e risorse di proprietà, in un rapporto di costante dialogo con lo Ster, garantirà ai torrenti Morla, Tremana, Morletta, Zerra e Fosso Bergamasco (tutti strettamente intrecciati con il reticolo di bonifica) la manutenzione ordinaria.
“Non solo – precisa Merati – sempre con noi dello Ster il Consorzio si preoccuperà della funzione di pulizia idraulica”. “Vogliamo assicurare – gli fa eco Gatti – il buon regime delle acque garantendo la difesa idraulica dei territori per una lunghezza complessiva di 88.217 metri”. “La fascia pedecollinare – incalza Merati – è la più critica. Infatti, le conseguenze delle modificazioni climatiche (aumento di intensità delle “bombe d’acqua”) e il crescente livello di urbanizzazione invasiva nei confronti del reticolo idrico hanno determinato l’impennata dei dissesti”.
Il sodalizio Ster-Consorzio si allarga anche all’esecuzione di lavori per 120.000 euro ad Ambivere e Mapello sul torrente Dordo. Si tratta di opere che consentiranno l’asportazione di depositi terrosi i quali, se lasciati dove sono, riducono la capacità di scorrimento delle acque.
L’azione dei due enti viaggia con risorse che negli ultimi anni sono ridotte all’osso in attesa che le boccate d’ossigeno in difesa del suolo, che già il Governo Monti aveva pomposamente ventilato, effettivamente si concretizzino. “I soldi per Bergamo – confessa Merati – arrivano con il contagocce. Siamo destinati a giocare in difesa tamponando emergenze e mai all’attacco in un’ottica di prevenzione”.
Comunque molto lavoro propedeutico ad interventi futuri è stato sdoganato. Pensiamo solo agli studi di bacino dove ultimamente ha preso il via quello sulla Quisa con una task force di una decina di Comuni anche qui con il Consorzio e con l’aggiunta di Uniacque. Tra le opere in corso di realizzazione degna di nota è la vasca di laminazione a Ponte San Pietro sul torrente Lesina per 3 milioni di euro. Conclusa invece un’altra vasca (in fase di collaudo) sul torrente Morletta per una spesa di 500.000 euro.
Dalla Regione Lombardia arrivano 200.000 euro per migliorare la situazione idraulica sul fiume Brembo nel tratto (all’incirca di 150 metri) che dal ponte di Almenno San Salvatore (al confine con Villa d’Almè) risale a monte fino allo sbarramento dell’ex linificio. Il progetto è inserito in una serie di convenzioni con quattro comunità montane (Valle Imagna, Val di Scalve, Val Seriana e Laghi) che comprende, oltre al fiume Brembo, i torrenti Borlezza, Rio San Rocco, Dordo, Valle Scura, Tremana e ancora i già citati Morla e Morletta.
Interventi per complessivi 925.000 euro che riguardano manutenzione idraulica, taglio di vegetazione, risezionamento e asportazione di materiale, sistemazione di opere esistenti, ripristino briglie e difese spondali. Sul Brembo l’opera più poderosa. Infatti, in queste settimane (condizioni climatiche permettendo) dovrebbero iniziare i lavori di taglio della vegetazione su un’area di 25.000 metriquadrati e una movimentazione di materiale sul posto per 20.000 metricubi.
“La criticità del corso del fiume in quel tratto – spiega Merati – è dato dallo spostamento della sua corsa sul lato destro, dalla parte delle rampe che salgono agli Almenni. Un fenomeno causato dalla rottura della parte sinistra di una briglia di sbarramento. Questo fa si che l’acqua, nel suo flusso primario, si indirizzi nel punto lesionato per poi procedere sul lato destro erodendo quanto incontra e depositando materiale dalla parte opposta”.
Da sinistra a destra e di nuovo a sinistra: questa volta andando a sbattere contro la pila del ponte sistemata (per via di un grave scalzamento) qualche mese fa dalla Provincia di Bergamo con un investimento di 60.000 euro . “In effetti, se non interveniamo facendo lavorare in maniera equilibrata tutta la larghezza del fiume – continua Merati – l’acqua continuerà a comportarsi come con una biglia su un tavolo da biliardo che viaggia a zig zag da una sponda all’altra. Quindi, con un progetto regionale, appaltato dalla Comunità Montana Valle Imagna, andiamo a ripristinare, oltre ai lavori già menzionati, la briglia lesionata. I risultati ci garantiranno un fiume più placido, con minore velocità media”.
Per chiudere il cerchio, in quel punto critico del Brembo, resta la costruzione alla base del ponte di una soglia di quaranta metri di larghezza. Si tratta di una sorta di rampa a valle del viadotto che dissipa l’energia idrica riducendone il potere erosivo. “Questa seconda tranche – chiude Merati – non è stata ancora approvata. Serve un impegno di almeno 300.000 euro. Se attuato il consolidamento del fondo del fiume sarebbe perfetto e andrebbe a sistemare definitivamente la situazione”. (Bruno Silini)