Ammirevole, anzi di questi tempi meritevole se non indispensabile, il saggio di Gabrio Vitali (studioso e scrittore) nei confronti della poesia contemporanea. Quella più profonda però e più legata alle finalità esistenziali dell’uomo. La poesia lontana dai bagliori commerciali e dai riflettori mediatici che creano consensi facili e mercato favorevole. Insomma quella che sa esprimere l’umanità dell’essere sia nella sua dimensione “privata” antropologica, che nella sua dimensione “aperta” sociologica. E, per dirla con le parole dello stesso Vitali nel suo ultimo saggio di cui riferiamo, una poesia che “… si pone come atto di responsabilità non solo nei confronti della storia, ma nei confronti della vita tutta. E in essa ricerchi i fondamenti e i valori di una rinnovata civiltà“.
Parole quanto mai attuali, epocali. Perché l’epoca prima della pandemia che stiamo vivendo non si replicherà. Quando tutto sarà finito, faticheremo, se vorremo orientarci con gli stessi parametri e i medesimi riferimenti di prima. Ecco allora l’importanza, ancor più l’urgenza, di una nuova civiltà della parola (come scrive sempre Vitali) che trovi nella poesia-responsabile (della e nella sopravvivenza), la bussola. Anzi la sua bussola per eccellenza: per orientarsi e ri-vivere. Una bussola, lascia intendere il saggio di Gabrio Vitali, capace di illuminare l’intera convivenza civile nei suoi gangli strutturali: nuova classe politica per un reale buongoverno, nuova coscienza ecologica per una credibile sostenibilità ambientale, nuovi rapporti interpersonali per una umanità responsabile.
Ma la riflessione e l’analisi poetica dell’autore è così pregnante da coinvolgere il lettore in una presa di coscienza molto più ampia che riguarda la crisi evolutiva di cui tutti siamo testimoni, e da lui definita a ragione (purtroppo ) “smisurata“. Al punto da portarci alla lucida consapevolezza che le varie crisi più o meno consequenziali (crisi economica, ambientale, climatica, sociale, sanitaria, demografica, morale) altro non ne sono che epifenomeni. Il pregio più intrigante forse, ma soprattutto evolutivo, dei saggi sulla poesia di Gabrio Vitali, è che allargano la coscienza a tematiche che travalicano la poesia stessa, o forse ne sono la più intensa e durevole emanazione. Per questo sembra suggerire Vitali (acuto studioso di Dante) abbiamo tutti bisogno di poesia, quale guida per uscire dalla “selva oscura” e ritrovare “la diritta via… smarrita“.
“L’ulivo e il vento. Riflessioni sulla poesia di Lino Angiuli in tempo di pandemia” è il titolo del saggio di Gabrio Vitali pubblicato in questo mese su una delle più prestigiose riviste internazionali: NORIA. Revue Litteraire et artistique. Directeurs Giovanni Dotoli e Mario Selvaggio. Année III – 2021 – N. 3 – Mars. Editeurs: AGA de Alberobello et l’Harmattan de Paris. Pubblicata in italiano, francese, spagnolo, inglese.
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