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Luca Montanelli (22 anni, studente in Giurisprudenza, membro del movimento giovanile della Lega, consigliere comunale a Stezzano) due anni fa è stato eletto coordinatore dei Giovani della Lega della Media Pianura. Entusiasmo, passione, preparazione caratterizzano il suo impegno politico in una fase non certo facile. L’abbiamo intervistato con la convinzione che saprà farsi notare all’interno del Carroccio.

Da due anni sei il coordinatore dei Giovani della Lega della Media Pianura. Due anni decisamente complicati: pandemia, guerra, crisi energetica, ora la siccità. Come vedi il futuro?

Complicato. La realtà di oggi ci pone di fronte alcuni problemi, come quelli che hai citato tu, che fino a qualche anno fa erano inimmaginabili e che ora invece occorre affrontare con urgenza. Credo che i problemi vadano affrontati e non rimandati. Penso alla crisi energetica: per decenni siamo stati dipendenti da un solo Stato, la Russia, per quanto riguarda l’importazione del 40% del gas. Ciò comporta che non appena sorge un problema con quello Stato si crea una situazione di difficoltà enorme. Questo è ciò che è successo a noi con la Russia. Ora invece è chiaro che occorre fare accordi con più Paesi, e non con uno solo, per evitare che si ripeta la situazione di oggi e per evitare il freddo quest’inverno. Però bisognava pensarci prima. Anche sul rincaro del costo dell’energia il problema va affrontato e non rimandato. L’unica soluzione possibile è l’energia nucleare pulita di nuova generazione che permette agli italiani di risparmiare sulle bollette e inoltre non è dannosa per l’ambiente.

Quali strategie avete adottato per far avvicinare i giovani alla politica e di conseguenza all’impegno pubblico anche al di là dei colori di partito?

Facendo capire ai giovani che possono davvero fare la differenza nelle proprie città incidendo sulle scelte che li riguardano. Abbiamo strutturato un questionario che abbiamo chiamato “Proponilo Tu!” e l’abbiamo fatto compilare ai giovani di alcune città della Media Pianura Bergamasca che incrociavamo nelle piazze quando facevamo i gazebo. Chiedevamo loro quali erano i temi principali da affrontare nel loro Comune e di scriverci un progetto che secondo loro andava realizzato. Da lì abbiamo capito tante criticità di alcune città e avevamo elaborato tre progetti ad hoc su lavoro giovanile, sulla mobilità sostenibile e sull’ambiente da attuare a livello locale.

Quali azioni hanno caratterizzato questi tuoi due anni da coordinatore dei Giovani della Lega della Media Pianura?

Premetto che un coordinatore da solo non va da nessuna parte se non ha alle spalle un gruppo che lo sostiene giorno dopo giorno. Io questo gruppo l’ho avuto e quindi siamo sempre riusciti tutti a lavorare al meglio. La Lega Giovani Media Pianura in questi due anni è cresciuta sia quantitativamente che qualitativamente. Sono aumentati i numeri dei ragazzi eletti nei Consigli Comunali e di quelli eletti nelle Segreterie delle Sezioni cittadine del partito senior e nei Consigli Direttivi. Due anni fa al Congresso dissi che noi eravamo la Lega del futuro. Oggi, dopo due anni, in tante città siamo diventati la Lega del presente. Il ricambio generazionale c’è stato e questo è il risultato più grande. Di iniziative poi ne abbiamo fatte tantissime e servirebbero, appunto, due anni per raccontarle tutte. Vi dico le ultime due: la prima è che abbiamo fatto stampare 5000 volantini (clicca qui) con le nostre attività fatte negli ultimi anni per far capire alle persone chi siamo e quali idee abbiamo. La seconda è che ci stiamo interfacciando con tante associazioni perché crediamo che quando chi fa politica si siede a un tavolo e ascolta le associazioni di categoria, la società civile e il terzo settore, quando poi si alza da quel tavolo è più consapevole dei problemi che deve affrontare per migliorare la vita delle persone.

Cosa differenzia voi giovani militanti dalla vecchia guardia del movimento?

Premetto che io dalla vecchia guardia ho imparato molto. È quella che da trent’anni si sporca le mani di colla per appendere i manifesti e che faceva gazebo quando io ancora non ero nemmeno nato. Chiaro però che ci sono delle differenze, anche solo per età anagrafica. È per questo che serve il giusto mix: la vecchia guardia deve trasmettere la sua esperienza ai giovani, mentre i giovani devono trasmettere il loro entusiasmo alla vecchia guardia. E la cosa di cui sono contento è che questo scambio reciproco nella Media Pianura sta avvenendo davvero bene anche grazie alla volontà del partito senior di investire sui giovani.

Come spieghi ai tuoi giovani leghisti quello che è successo in Parlamento qualche giorno fa. Perché la Lega, prima favorevole a Draghi, poi gli ha remato contro?

A me sembra più il contrario. La Lega si è sempre comportata in modo corretto con Draghi e sia in Consiglio dei Ministri che in Parlamento ha sempre votato i provvedimenti provenienti dal Governo. La crisi l’hanno aperta i Cinque Stelle perché contrari alla realizzazione di un termovalorizzatore a Roma, il che la dice lunga sul loro partito. Draghi poi è andato in Parlamento e ha tenuto un discorso in cui, secondo me inspiegabilmente, ha attaccato il centrodestra di Governo che, a differenza dei grillini, l’ha sempre sostenuto. Da lì noi abbiamo comunque proposto a Draghi di andare avanti fino alla fine della legislatura con una sola condizione: fuori i Cinque Stelle che minano la stabilità del Governo e sono incompetenti. Draghi ha preferito invece porre la fiducia sull’ordine del giorno di Casini che prevedeva la mera accettazione delle comunicazioni del Presidente Draghi e, visto che in quelle comunicazioni Draghi aveva inspiegabilmente attaccato il centrodestra di Governo, la Lega e altri partiti hanno deciso di non votare l’ordine del giorno di Casini. Così facendo Draghi non aveva più i numeri per mantenere in vita un Governo che contasse su una larga maggioranza. Onestamente mi è dispiaciuto, perché se i Cinque Stelle non avessero aperto questa crisi e se Draghi non avesse inspiegabilmente attaccato il centrodestra e avesse accolto la nostra proposta oggi sarebbe ancora a Palazzo Chigi. Credo che sia stato mal consigliato. Personalmente comunque rivendico quanto fatto in questi mesi dal Governo Draghi sul lato economico, in particolare dal Ministro Giorgetti. Su questo negli ultimi 18 mesi c’è stato stato un netto cambio di passo rispetto al Governo Conte II.

Sui giornali si mormora di una crisi interna alla Lega tanto che Fedriga è dovuto intervenire per assicurare che l’unità del partito non è in discussione. Tu come la vedi?

Come il Presidente del Friuli. La Lega è una ed è unita. Ed è anche un dato oggettivo: se andiamo a vedere le votazioni in Parlamento notiamo che la Lega è sempre stata compatta. Se invece osserviamo tutti gli altri partiti notiamo che negli ultimi anni quasi tutti si sono divisi. Basti pensare all’ultima scissione del Movimento 5 Stelle che ha portato alla fuoriuscita di Di Maio, ma anche alla sinistra che ormai in Italia ha più correnti che elettori. Fa sorridere che di fronte a tutto questo alcuni giornali dicano che siamo noi ad essere divisi.

Come pensate sia sostenibile quota 41 per i giovani che entrano nel mondo del lavoro in un paese in decrescita demografica?

Investendo appunto nella crescita demografica. Oggi gli italiani non fanno più figli perché mantenere un figlio costa e le persone faticano ad arrivare alla fine del mese. La politica deve quindi intervenire sul lavoro per fare in modo che il tasso di natalità aumenti indirettamente e si abbia quindi una inversione di rotta rispetto alla situazione attuale. Se abbassassimo le tasse alle imprese, gli imprenditori avrebbero più denaro in tasca e con quelli soldi potrebbero assumere personale. Assumendo personale una persona inizia a percepire uno stipendio e questo fa sì che quella persona possa iniziare a fare dei piani per il futuro con la propria compagna o col proprio compagno. Possono chiedere un mutuo per acquistare una casa e pensare a un figlio. Tutto parte però dalla stabilità economica del nucleo famigliare. Se questa manca molto difficilmente oggi una coppia deciderà di fare un figlio. L’investimento sul lavoro ovviamente dev’essere accompagnato anche da altre tipologie di sostegno alla natalità, cosa che in Lombardia per esempio sta già avvenendo. Mi riferisco al provvedimento “Nidi Gratis” che prevede l’erogazione di un sostegno economico per pagare le rette degli asili alle famiglie con un ISEE inferiore a 20mila euro. Ecco, sarebbe bello vedere misure di questo tipo applicate non solo nella nostra Regione, che è la più virtuosa, ma su tutto il territorio nazionale.

Sosterresti la Meloni nel ruolo di premier?

Mi atterrò a quanto decideranno gli elettori alle elezioni del 25 settembre. Poi è chiaro che io sono iscritto alla Lega e spero che il prossimo Premier sia una persona del mio partito. Questo non per tifoseria, ma semplicemente perché la Lega oggi è l’unica nel panorama politico a portare avanti alcuni temi che per me sono importantissimi come l’Autonomia differenziata per le Regioni. Lo dico da amministratore locale: senza Autonomia non c’è futuro. Avere un Presidente del Consiglio favorevole all’autonomia aiuterebbe sicuramente a realizzare, dopo vent’anni dalla riforma del titolo V, questa battaglia così importante.

Dovessi scegliere: Salvini o Giorgetti?

Giocano due ruoli diversi. Matteo Salvini è l’attaccante della squadra, Giorgetti è il regista a centrocampo. Il calcio ci insegna che una squadra ha bisogno di entrambi per vincere il campionato. Di Giorgetti ho apprezzato molto il modo in cui ha lavorato al Ministero dello Sviluppo Economico in una fase delicata come quella della stesura del PNRR. Credo che di politici competenti come lui in Italia ce ne siano davvero pochi. A Matteo Salvini invece devo tanto dal punto di vista personale: è grazie a lui se mi sono appassionato alla politica quando avevo 15 anni e lo ascoltavo in televisione.

Tre parole per i prossimi dieci anni decisive per l’Italia?

Autonomia, Nucleare e Formazione. La prima perché senza autonomia differenziata non si va da nessuna parte. Occorre cambiare la prospettiva con cui ci si approccia a risolvere i problemi e questa dev’essere dal basso verso l’alto e non viceversa. La seconda perché il rincaro dell’energia ci ha messo di fronte a un dato di fatto: l’energia nucleare è l’unica soluzione possibile per diminuire il costo dell’energia che famiglie e imprese si trovano in bolletta. La terza perché il mondo è cambiato rispetto al passato: fino al secolo scorso la società si adattava di generazione in generazione ai nuovi lavori. Una persona quindi usciva dalla scuola sapendo fare un mestiere e le competenze che aveva gli bastavano per tutta la vita. La trasformazione del mondo del lavoro era inter-generazionale. Negli ultimi anni invece la situazione è cambiata perché ci sono state rivoluzioni tecnologiche troppo veloci e la trasformazione è diventata intra-generazionale e, per stare al passo, un lavoratore deve fare continui corsi di aggiornamento. Oggi è impensabile che un giovane esca da scuola o dall’università e con quel background di conoscenze vada avanti a lavorare per quarant’anni. Questo perché la tecnologia si evolve troppo in fretta. L’unico modo per stare al passo è quindi quello di investire sui corsi di aggiornamento, sulla formazione e sulla scuola.

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