Tommaso divenne, col tempo, il maggiore rappresentante della Scolastica, e, assieme ad Agostino, uno dei più grandi filosofi cristiani. La fortuna di Tommaso non arrivò con i suoi contemporanei, i quali lo guardarono con sospetto e quasi come un eretico, passeranno secoli prima che il filosofo diventi il filosofo ufficiale della Chiesa cattolica.
Nonostante la canonizzazione di Tommaso, avvenuta nel 1323, e la sempre maggiore considerazione che ebbero le sue opere, inizialmente fu solo all’interno dell’ordine domenicano che Tommaso ebbe i primi proseliti. Sarà solo nel XVI secolo, infatti, che si videro i primi seguaci al di fuori dei domenicani, tra i quali gli agguerriti gesuiti spagnoli.
Sebbene al di fuori del mondo religioso il tomismo andrò in crisi, la Chiesa cattolica si affidò sempre di più alle speculazioni di Tommaso. Lo stesso concilio di Trento, la risposta della Chiesa cattolica alla guerra lanciata dalla Riforma, si servirà del suo pensiero per esprimere in elaborate formule concettuali taluni contenuti della fede. E fu così che per secoli il tomismo restò nell’ombra delle scuole ecclesiastiche, arroccato in posizioni di rigida intransigenza verso il pensiero moderno.
La rinascita del tomismo dovrà attendere il XIX secolo e si verificò principalmente in Italia. Tale movimento di idee ottenne la consacrazione ufficiale con le encicliche Aeterni Patris di Leone XIII (1879) e la Pascendi di Pio X (1907) che, rispettivamente, affermeranno la visione tomistica come quella principale nella Chiesa e il tomismo come “filosofia perenne” e l’arma filosofica per rispondere agli errori del mondo moderno.
Il Codice di diritto canonico del 1917, confermato dal Concilio Vaticano II, ha reso obbligatorio lo studio del tomismo nelle scuole ecclesiastiche. La filosofia di Tommaso venne infatti riconosciuta come la migliore al fine di conciliare, in modo consono al Cristianesimo, concetti quali mondo, trascendenza e immanenza, eternità, tempo finito e infinito, sensi e ragione, corpo e spirito.