E’ stato visto con un certo interesse da parte della critica filosofica il percorso di riflessione che San Tommaso compie attorno al tema della persona. Riveste in parte d’attualità anche oggi. Il suo non è tanto un discorso da teologo quanto da filosofo. Bisogna tener presente il contesto storico culturale del suo tempo e la maturazione del suo pensiero che accompagna la sua vita.
Concluso il primo periodo di insegnamento a Parigi venne richiamato (1259) a Roma nel Convento di Santa Sabina dove lo attendeva il compito, assegnatogli dal suo ordine, Ordo Predicatorum, di elaborare un piano di ratio studiorum per la nuova Università. Era un’occasione di riflessione anche a proposito del concetto di persona, erano gli anni in cui iniziava la Summa Theologica.
Il punto di partenza era la definizione di Boezio: l’uomo visto come persona o “sostanza individuale di natura razionale” (naturae rationalis individua sustantia). Il termine che nel latino classico indicava la maschera teatrale si collegava alla discussione sulla natura di Cristo e il Dio trinitario che aveva animato la Chiesa nei primi secoli. Come conciliare la natura umana e divina di Cristo? come concepire l’Unità e insieme la Trinità di Dio?
Pietro Lombardo contestava l’uso di quel termine a proposito del Cristo, in lui umanità e divinità potevano alludere a due persone. Pietro di Poitiers la vedeva inadeguata per affrontare il tema trinitario. Riccardo di San Vittore ribadiva che il termine persona con il suo carattere di individualità non poteva essere applicato all’uomo come a Dio.
San Tommaso riprende Boezio. Per lui il termine èefficace per rendere ragione del rapporto trinitario e predicabile pure per altri enti, seppure in modalità diversa. Lo carica di sensi: sostanza sussistente nella sua individualità, natura che rimanda a pluralità di aspetti, principio intrinseco di mutamento dell’uomo nelle sue specificità, forma che ne contraddistingue la materia. La persona connota la natura divina nelle tre persone come individui, ma può essere usata per indicare la specificità dell’uomo nella sua razionalità.
In quel momento storico arrivavano in Occidente i testi di Aristotele tramite i filosofi arabi (Averroè). Il dibattito attorno al concetto di persona si concentrava sul De anima. A proposito dell’uomo di natura razionale si discusse sull’intelletto. L’intelletto in quantoagente, separato, impassibile, in atto, era visto da Averroè – e San Tommaso non era d’accordo – come comune e unico per tutti. Tommaso riteneva l’intelletto individualizzante; né è separabile dal corpo ma piuttosto forma del corpo, come sfera che avvolge il corpo. La lettura di Tommaso era filosofica non teologica, era una visione antropologica dell’uomo, di anima e corpo.
La polemica con l’averroismo fece compiere un passo ulteriore a Tommaso verso il senso individualizzante dell’essere umano. L’intelletto o anima intellettiva è visto in un ordine di natura in cui l’uomo si inserisce. L’intelletto vede e diventa ragione che governa e orienta, conforma l’identità dell’uomo. Boezio veniva riletto in un’ottica nuova.
Tommaso ritornò alla fine della sua vita – morirà nell’Abbazia di Fossanova nel 1274 mentre si stava recando a Lione per partecipare al Concilio – sul tema della persona nel commento alla Metafisica di Aristotele. L’uomo ha una natura fondante e la razionalità resta l’elemento individualizzante che però non si riduce a conoscere semplicemente perché è anche capacità di capire la realtà, possibilità di essere coinvolti in passioni e affetti. Il corpo gioca un ruolo fondamentale attraverso i sensi e le passioni. Parla di appetitus – termine che a noi ricorda la concretezza del mangiare – il quale individua le passioni, che possono avere come oggetto il bene o il male. Le passioni sono una risorsa naturale messa a disposizione della persona, un bene da far fruttare. Il termine persona perciò riveste una sorta di dignità non soltanto di ordine morale in base al comportamento. Viene legato alla natura metafisica propria dell’essere uomo.
L’itinerario filosofico di Tommaso fu indicato da alcuni filosofi di inizio Novecento – Pierre Rousselot in particolare – che riportarono il dibattito sulla persona e sull’essere umano visto da Tommaso nella sua razionalità e corporeità, essere pensante e desiderante. Si caratterizzò il suo itinerario laico, di tipo esperienziale che sorgeva dalla concretezza umana, non dal presupposto di un Dio creatore. Certo Tommaso, da uomo di fede, evidenziava pure l’esigenza di andare oltre; c’era un’eccedenza nell’uomo che lo spingeva fuori del tempo, verso Dio. Resta comunque un pensiero interessante per le problematiche di oggi..
sintesi della relazione di Riccardo Saccenti
CONOSCERE TUTTO. SAPERE E PERSONA IN SAN TOMMASO D’AQUINO
Almè, Teatro San Fermo, 20 novembre 2024
all'interno del Programma Noesis 2024/2025