Nel mondo scacchistico ha sicuramente destato scalpore la vicenda dello scacchista Arcangelo Ricciardi al Torneo di Imperia dove difendeva il suo incredibile livello di gioco (stando ad’intervista riportata dai giornali) con la pratica del Training Autogeno. Fatto sta che sottoposto al metal detector lo scacchista è stato espulso dall’arbitro poichè addosso aveva apparecchiature elettroniche. Incuriosito dalla dichiarazione ho intervistato Ilaria Cadorin (profilo Facebook) psicologa, esperta in Coaching Sportivo, consulente Grafodiagnostico e trainer di corsi di rilassamento con il metodo del Training Autogeno Somatico e Superiore.
1) Dott.ssa Cadorin, prima di tutto un grazie per il tempo che mi concede nell’affrontare la relazione che può intercorrere fra scacchi e training autogeno. Partiamo da una definizione di training autogeno. Di cosa si tratta?
E’ un piacere per me rispondere alle curiosità riguardo la particolare connessione fra il Training Autogeno (T.A.) e gli scacchi come gioco, arte ma soprattutto sport. Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento psico-fisico di origine occidentale, definita dal suo ideatore, il neurologo berlinese Ioannes Heinrich Schultz (1884-1970), “un metodo di auto-distensione da concentrazione psichica” che si realizza attraverso l’apprendimento progressivo di esercizi basilari e complementari. Questa disciplina si basa su due elementi fondamentali: il TRAINING, ovvero l’allenamento (inteso come pratica quotidiana del rilassamento) e il principio dell’AUTOGENIA che si riferisce alla capacità innata dell’organismo di attivare le naturali risorse di autorganizzazione e di recupero delle energie.
2) Quali sono state le intuizioni di Schultz nella sua pratica clinica?
Si era reso conto che tutte le persone in stato di rilassamento, ad esempio prima di addormentarsi, riportavano di aver sperimentato determinate sensazioni, quali la pesantezza e il calore del corpo, il battito cardiaco e il respiro calmi e regolari, la distensione dell’apparato gastrointestinale e una maggior leggerezza a livello mentale. Come studioso dei processi dinamici della mente, intuì dunque la possibilità di ottenere volontariamente uno stato di rilassamento semplicemente invertendo il meccanismo stato fisico-sensazione ossia riconoscendo che imparando a ricreare spontaneamente quelle sensazioni che naturalmente prova chi sta per addormentarsi, si sarebbe ottenuto uno stato di rilassamento di uguale profondità a quello che si genera naturalmente quando si è stanchi. Ecco quindi che per rilassarsi “a comando” Schultz delineò il suo “Autogenic Training” per raggiungere un rilassamento attraverso specifici esercizi volti a far sperimentare quelle stesse sensazioni che si vivono quando si è naturalmente rilassati. Il T.A. diventa una sorta di “cassetta degli strumenti per il benessere” che lo sportivo acquisisce e apprende dopo un adeguato allenamento con un trainer, spesso psicologo, e che rimane a sua disposizione per tutta la sua vita.
2) Non so se lei conosca la realtà degli scacchi seppur nelle sue zone ci sia una forte tradizione scacchistica. Comunque è un gioco che ha una forte componente analitica (puro calcolo), mnemonica (riconoscimento di schemi ricorrenti) e psicologica (tensione emotiva durante la gara). Ecco, in quale di queste componenti il Training Autogeno può essere d’aiuto? Con quali modalità? Quanto tempo dovrebbe passare per cogliere risultati apprezzabili?
Il T.A. è uno strumento fondamentale per imparare a ricreare un reale e solido stato di rilassamento e il settore sportivo rappresenta uno dei sui molti ambiti di applicazione. Imparare a rilassarsi sta diventando sempre più importante, nello sport e nelle varie discipline agonistiche, oltre che nella vita di tutti i giorni. Con il rilassamento si raggiungono innumerevoli i benefici a livello globale, fisico e psicologico, riscontrati e confermati da una quantità di studi neurologici, fisiologici e psicologi in costante aumento. A livello cerebrale, quando si è rilassati, vengono emesse specifiche onde elettromagnetiche: le onde Alfa (tra i 7/8 e 12/13 Hz) e le onde Theta (tra i 4 e i 7/8 Hz). Sono onde che connotano uno stato mentale rilassato, ben diverso da quello che viviamo quando il nostro cervello produce onde Beta (12/13-30 Hz) e sperimentiamo una condizione di agitazione e stress.
Quando siamo rilassati, a livello fisiologico e fisico diminuisce il ritmo respiratorio permettendo una maggiore distensione e maggior riposo del sistema nervoso, si armonizza il ritmo cardiaco, si normalizza la pressione arteriosa, diminuiscono gli stati ipertonici e il rischio di contratture muscolari e infortuni (in sport come il golf, la scherma, l’atletica, il calcio…), favorisce un rapido recupero delle energie psicofisiche e rende possibili un potenziamento dell’equilibrio fisiologico complessivo e una stabilizzazione dell’equilibrio interemisferico dell’attività cerebrale. In generale si sperimenta un incremento dello stato di benessere e di salute generale anche grazie all’aumento della produzione delle endorfine, gli “ormoni del benessere”.
A livello psicologico lo stato che si raggiunge con il Training Autogeno tra i vari benefici che apporta, per citarne alcuni, aumenta le potenzialità intellettive e mnemoniche, migliora le capacità di concentrazione e attenzione durante la partita, aumenta la lucidità e chiarezza mentale, aiuta a superare l’ansia pre, durante e post competizione agonistica, aiuta a scaricare la tensione e l’emotività che si manifesta non solo con l’ansia ma anche con l’insicurezza e la paura.
Tutto questo conduce lo sportivo a migliorare le sue prestazioni e a dare il meglio di sé, riducendo al minimo le interferenze della mente. Da questa breve carrellata di effetti del T.A. si può intuire che la sua pratica non agisce su una singola componente ma su molteplici aspetti.
Con quali modalità e quanto tempo dovrebbe passare affinché un giocatore di scacchi possa cogliere risultati apprezzabili adottando il Training Autogeno?
Per quanto riguarda le “modalità” con cui il T.A può aiutare il giocatore di scacchi estenderei la riflessione anche al Mental Training, ovvero l’allenamento mentale in senso più stretto. Il Training Autogeno permette allo sportivo di ricreare la condizione psicologica e fisica di base dalla quale partire per lavorare sui processi mentali con determinati esercizi propri del Mental Training, di cui fanno parte le tecniche immaginative (Imagery), le visualizzazioni guidate (ad esempio ideomotorie), l’utilizzo di “formule intenzionali” e “formule d’organo specifiche”, il self-talk, il goal setting, il neuro-bio-feedback.
Sottolineo che “il T.A. è la base” in quanto qualsiasi lavoro di mental training risulta non essere efficace nel momento in cui lo sportivo si trova in uno stato di stress e tensione psicofisica; è necessario prima di tutto insegnargli ad auto-indursi una condizione di distensione fisica e di rilassamento, quindi di ricettività, psichici.
Il T.A. e il Mental Training, lavorando sulla specificità dell’individuo, non permettono di definire una tempistica relativa al raggiungimento dei risultati. Certo si può affermare però che con una pratica quotidiana e metodica nell’arco di breve tempo, anche qualche mese, si possono vedere dei buoni risultati. In gioco ci sono sempre molteplici fattori, di cui la motivazione dello sportivo è forse la più importante tra tutti.
3) Le recenti vicende al prestigioso Torneo di Imperia dove un giocatore (di media forza sulla carta) giustificava le sue improvvise performance scacchistiche (riusciva a battere forti maestri) con lo yoga e il Training Autogeno pongono un quesito. Può un giocatore “normale” diventare in poco meno di un anno un fortissimo scacchista solo con la pratica del Training Autogeno? E’ credibile tutto ciò?
Questa sua domanda mi ha ricordato un aneddoto che Maxwell Maltz riportò nel suo libro “Psicocibernetica”, fra i pilastri della crescita e miglioramento personale.
Il Reader’s Digest dell’aprile 1955 pubblicò un articolo di Joseph Phillis, intitolato: “Scacchi: Lo chiamano gioco”. In questo articolo è raccontato come un grande campione di scacchi, Capablanca, fosse talmente superiore a tutti gli altri rivali da far credere agli esperti che non sarebbe mai stato vinto in tale gioco. Tuttavia egli perse il campionato che fu vinto da un giocatore quasi sconosciuto, Alekhine, che non aveva assolutamente l’impressione di poter costituire una seria minaccia per il grande Capablanca. Il mondo degli scacchi fu sconvolto da questo fatto […]. Phillis ci racconta che Alekhine si era allenato per la gara proprio come un pugile si prepara ad un combattimento. Si era ritirato in campagna, aveva smesso di bere e di fumare ed eseguiva esercizi ginnici. “Per tre mesi giocò solo mentalmente, accumulando energie per il momento in cui avrebbe incontrato il campione”.
Il Training Autogeno e l’allenamento mentale possono migliorare notevolmente le prestazioni di uno sportivo. Riguardo la vicenda accaduta durante il torneo di scacchi ad Imperia è fondamentale analizzare la veridicità del giocatore ed escludere per certo l’ausilio di strumenti e/o complici esterni. Se davvero questo miglioramento è avvenuto, desterebbe sicuramente stupore e curiosità nei giocatori, non solo di scacchi, ma di molti altri sport. D’altro canto, proprio per l’obbligatorietà di rifiutare categoricamente qualsiasi altro intervento nel miglioramento della propria prestazione che non sia frutto di un esclusivo lavoro mentale, lo psichiatra Luigi Peresson, collaboratore e allievo di Schultz, pur riconoscendo al massimo i benefici e la straordinarietà del Training Autogeno (tanto da fondare nel 1972 il C.I.S.S.P.A.T – Centro Italiano Studio Sviluppo Psicoterapia A Breve Termine – punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per la formazione sul Training Autogeno), ricordava di muoversi con molta cautela in tale ambito, tanto da scrivere in un suo articolo: “Il TA non fa di un brocco un campione, perché il primo resta brocco e il secondo campione!”. È indubbio che il Training Autogeno e mentale contribuiscono a migliorare le capacità e qualità di entrambi, sia del “brocco” sia del “campione” ma non si può con certezza promettere un matematico miglioramento di tale portata.
4) Indipendentemente dalla forza di gioco a quali giocatori consiglierebbe il training autogeno?
Il T.A. è utile per tutti quelli che vogliono migliorare le proprie prestazioni, a prescindere dalla categoria in cui giocano. Non è necessario, infatti, essere dei giocatori professionisti per desiderare di ottenere maggiori e migliori risultati per se stessi. Come ho in precedenza affermato, sono fondamentali la motivazione, e la passione, che guidano il singolo giocatore. Un giocatore poco motivato non sentirà lo stimolo a praticare un allenamento diverso dal “solo” gioco reale degli scacchi. Al contrario, a chi aspira a ottenere un miglioramento nel proprio gioco, a chi sente la spinta a perfezionarsi costantemente, a chi desidera mettere in gioco se stesso a 360 gradi, un miglioramento è comunque assicurato, nel momento in cui si dedica il giusto spazio quotidiano al rilassamento mentale con il Training Autogeno e al Mental Training.