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Vi è mai capitato di leggere un libro e pensare, dopo tre pagine e, ancor più ultimata la lettura, “ho solo perso tempo, libro inutile“? Sensazione acuita da stupore se l’autore è affermato e la casa editrice autorevole. È il caso di “14 giorni una storia d’amore” scritto a quattro mani da Ivan Cotroneo e Monica Rametta, edito da La nave di Teseo. 132 pagine di luoghi comuni che più comuni non si può, privi di reali spunti di riflessione. Non parliamo di fantasia. Con due aggravanti. La prima: la letteratura, il cinema per non parlare delle stucchevoli fiction tv abbondano di storie simili, più o meno intriganti. Il romanzo è altra cosa. La seconda: è stato furbescamente scelto l’attuale contesto di isolamento sociale causa covid, per ambientare un menage amoroso scontato, prevedibile e persin artefatto dove ad ogni passaggio se ne intuiscono, senza sbagliare, quelli futuri, prossimi e remoti. 

Di che si tratta il nuovo libro di Cotroneo e Rametta? La solita coppia che scoppia e il solito triangolo: due quarantenni con alle spalle 15 anni di relazione – matrimonio dove lui sta per lasciare lei per andare a convivere con l’amante, mentre lei ha appena scoperto la tresca e tra continui stucchevoli litigi sta per accettare la separazione e vivere da sola. Ma… ecco il deus ex machina: la quarantena imposta dal covid costringe i due a fare ciò che non avrebbero più desiderato. Cioè convivere nei soliti ormai insopportabili schizofrenici 80 metri quadri casalinghi per 14 giorni, come recita il titolo. Nel corso dei quali rivivono 15 anni di ricordi   – peraltro patrimonio comune di tutte le coppie di questo mondo –  così come di tradimenti insospettati, di situazioni banali quotidiane, con la presenza – assenza del terzo incomodo nonché convitato di pietra: l’amante di lui. 

Un flash back sentimentale dove il grigiore della routine amorosa e l’arcobaleno più o meno colorato di nostalgia alla “c’eravamo tanto amati” si sviluppa meccanicamente simil copione-sceneggiatura, alias catena di montaggio matrimoniale. Che tutto sia stato scritto a quattro mani (maschili-femminili) rende ancor più sorprendente l’inutilità della pubblicazione. Probabilmente compensata dal fatto che il duo Cotroneo – Rametta è noto al pubblico televisivo per aver firmato fiction tipo “La compagnia del cigno“, “Una mamma imperfetta“, “Tutti pazzi per amore“. Magra consolazione. Se tanto curriculum basta a convincere una casa editrice (nella fattispecie più salotto chic) come quella diretta da Elisabetta Sgarbi a dare alle stampe un libro che nessun editore avrebbe mai considerato nemmeno degno di un riscontro all’illustre sconosciuto ancorché temerario autore, la dice lunga sullo stato dell’editoria nazionale e sull’humus culturale attuale. 

Va beh la pandemia. Va beh che tutti hanno riscoperto le proprie geniali attitudini (hobby) tanto per ammazzare il tempo. Forse sarebbe stato meglio incrementare ancor più la narrazione culinaria italiana (e assalti inevitabili nei centri commerciali) che inondare il mercato di pubblicazioni (in senso lato) e prodotti vari anticovid. Non c’era bisogno del coronavirus per narrare l’inconsistenza amorosa e l’invenzione forzata del matrimonio. Meglio rileggersi L’amore al tempo del colera vero e forse unico inimitabile capolavoro letterario, cinematografico, teatrale. Molto meglio. 

L’incipit di 14 giorni una storia d’amore

La città di Roma è deserta, come non avremmo mai potuto credere di vederla. Mai, prima di averla vista sul serio.
Le strade vuote sembrano inutili.
Le saracinesche di tutti i negozi sono abbassate.
Le porte delle chiese sono serrate.
Quando passa un’automobile, sembra che porti il vento con sé.
Posti di blocco della polizia.
Una farmacia con la croce verde che lampeggia, e due persone in attesa con la mascherina sul volto.
Silenzio.
Intanto, gli ospedali sono diventati luoghi di battaglia. Ci sono vittime, tante, ci sono eroi, per fortuna, tanti.


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