Incrementi medi dell’8% sul prezzo di copertina indicato dagli editori, con picchi fino al 12% per alcuni titoli. Un vero e proprio allarme caro-libri per le famiglie bergamasche, come nel resto d’Italia, alle prese in queste settimane con la prenotazione e l’acquisto dei testi scolatici. Un fenomeno dalle pesanti ripercussioni anche su librerie e cartolibrerie, che paradossalmente vedono ridursi i margini di guadagno, passati dal 15% lordo di due anni fa al 10% circa di oggi.
A lanciare l’allarme caro-libri è Antonio Terzi, presidente di Confesercenti Bergamo e vicepresidente nazionale del SIL-Sindacato dei librai: «La situazione in cui ci troviamo è oramai insostenibile e peggiora di anno in anno, per questo chiediamo con urgenza al Ministero dell’Istruzione la riapertura di un tavolo di filiera, per giungere al più presto a un accordo di filiera, che garantisca un margine dignitoso per tutti gli operatori del settore. Chiediamo l’abbattimento dei maxi-sconti consentiti alla grande distribuzione organizzata e l’erogazione di un voucher a sostegno delle spese delle famiglie».
Alla base di un sistema altamente complesso c’è l’annoso blocco dei tetti di spesa, tabelle imposte agli istituti scolatici che ogni anno si trovano a dover rispettare i paletti ministeriali nell’indicare la lista dei titoli di testo che gli studenti dovranno acquistare prima dell’inizio del nuovo anno scolastico: «I tetti di spesa sono stati definiti oramai dodici anni fa – sottolinea Terzi – ma nel corso del tempo i prezzi dei libri sono aumentati a causa dell’inflazione e dell’aumento delle materie prime. Ciò, ogni anno mette sempre più in difficoltà docenti e scuole che devono, con grande fatica, far quadrare i conti nella compilazione delle liste di adozione».
Si creano così situazioni paradossali, con scuole che rinunciano ai grandi classici della narrativa o che decidono di mantenere vecchie edizioni, perché più economiche. Oppure – ed è il nuovo fenomeno riscontrato negli ultimi giorni sul territorio bergamasco – con istituti che indicano alle famiglie solamente testi in versione digitale, senza specificare il codice della corrispondente versione cartacea. Una tattica che abbatte la spesa indicata permettendo di restare nei paletti ministeriali, ma che crea problemi non di poco conto nel momento in cui all’edizione digitale si accede solo attraverso l’acquisto della corrispondente versione cartacea. In questo caso, inoltre, viene lasciata ai rivenditori l’incombenza di individuare il giusto codice, senza però che esista una tabella di conversione ufficiale, con il concreto rischio per gli studenti di trovarsi a settembre con volumi dal contenuto differente. Dall’altro lato, perché gli editori, non avendo la reale lista di adozione dei testi cartacei, non saranno messi nelle condizioni di produrre entro settembre il numero adeguato di testi, con il pericolo per le famiglie di non trovare più copie a inizio anno scolastico.
I testi, dunque, continuano a costare di più, seppur ai librai resti un margine di guadagno ridotto (al massimo dell’8 o del 10%), impedendo di applicare sconti, così come invece avviene per la grande distribuzione organizzata e per le piattaforme online che arrivano anche al 15%, soglia massima consentita per legge. Si genera così una forma di concorrenza esclusivamente a favore di supermercati e marketplace, in grado di assorbire il margine di guadagno attraverso l’ampia diversificazione di vendita tipica della grande distribuzione.
«A rischio c’è il servizio assicurato da molte librerie e cartolibrerie del nostro territorio– evidenzia Terzi – si vedranno costrette a rinunciare alla vendita dei libri di testo, rischiando gravi ripercussioni sull’attività economica. E le famiglie si troveranno senza servizio essenziale».
L’appello è di trovare al più presto una soluzione: «È fondamentale aprire un confronto che metta attorno al tavolo tutti i soggetti coinvolti, editori, scuole, distributori, librai e cartolibrai. Crediamo sia necessario raggiungere un accordo di filiera che garantisca agli esercizi specializzati un margine dignitoso al fine di erogare un servizio di qualità. Riteniamo necessario anche un concreto sostegno alle famiglie, con l’erogazione di un voucher per ammortizzare le spese scolastiche, e l’azzeramento dello sconto del 15%, come avvenuto nel 2020 per i libri non di testo. Le possibilità economiche ci sono: abbiamo stimato un impegno finanziario da parte del Ministero di circa 90 milioni di euro».
Più in generale, conclude Terzi: «È essenziale da parte dei Ministeri delle Imprese e del Made in Italy e dell’Istruzione e del Merito il riconoscimento del ruolo insostituibile del circuito delle librerie e delle cartolibrerie a fianco della scuola e delle famiglie».