“Sono nata il 21 a primavera
Alda Merini
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle,
potesse scatenare tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera”
Novant’anni fa, il 21 marzo 1931, nasce Alda Merini, una delle voci poetiche più belle del nostro ‘900: ha vissuto sull’orlo dell’abisso della malattia, precipitandoci dentro e incontrando il demonio nel manicomio e nell’illusoria pretesa della psichiatria contenitiva di guarire i non allineati con gli elettroshock. Come Proserpina-Primavera, è stata rapita da Ade e trascinata nel buio degli inferi invernali ed esistenziali, per rinascere il 21 di marzo: le piogge di Proserpina che fanno sbocciare il seme nascosto sotto terra, sono le sue lacrime e le sue preghiere per il ritorno alla luce della vita fuori dai ferri manicomiali, la Primavera come stagione della rinascita e della Poesia (e infatti oggi è la giornata mondiale della Poesia). Il suo essere folle, o semplicemente fuori degli schemi, ha suscitato scandalo, ha aperto zolle nel quale però ci ha piantato il seme della Poesia e della rinascita alla vita.
“Le più belle poesie
Alda Merini
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero”
oppure:
“E dopo, quando amavamo
Alda Merini
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno”
oppure:
“Ore perdute invano
Alda Merini
nei giardini del manicomio,
su e giù per quelle barriere
inferocite dai fiori………ma il Cristo non c’era:
dal mondo ci aveva divelti
come erbaccia obbrobriosa”
Pur avendo subìto il “trafugamento di madre e di donna“, non si è mai rassegnata ad una sconfitta silenziosa:
“Padre, se scrivere è una colpa
Alda Merini
perché Dio mi ha dato la parola
per parlare con trepidi linguaggi
d’amore a chi mi ascolta?”
Forse, la follia più grande è proprio quella di parlare d’Amore, e pensare che ci sia qualcuno che ci ascolta. Roba da matti.
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