Archiviate le vacanze estive, trascorse con la giustificata apprensione per il virus, settembre segna un po’ per tutti il periodo della ripartenza. In modo particolare per le attività sportive le quali, insieme alle lezioni scolastiche, costituiscono per i nostri ragazzi il riappropriarsi di una normalità sospesa bruscamente dalla primavera scorsa. Un pronti-partenza-via che ha però delle regole ben chiare da rispettare con l’obiettivo prioritario di limitare, per quanto ragionevolmente possibile, le occasioni di contagio.
Ma come comportarsi per rispettare appieno i protocolli siglati dalle Federazioni Sportive Nazionali in queste settimane e in costante aggiornamento, in conformità con i vari DPCM emessi e in armonia con le ordinanze regionali? “Entrambi i Protocolli – spiega Valentina Vavassori di Sicurezza Informa – raccomandano di affidarsi a un soggetto esperto e competente in materia di sicurezza sul lavoro che aiuti le società nel predisporre un’accurata elencazione delle procedure e delle regole adottate dalla società sportiva. Risulta fondamentale implementare un nuovo sistema di sicurezza dove l’approccio riorganizzativo delle attività abbia come comun denominatore il rispetto delle regole igienico-sanitarie. Per non lasciare nulla al fai-da-te i servizi di consulenza in materia di sicurezza sul lavoro costituiscono un approdo sicuro per fronteggiare “il tetris” delle variabili”.
Nella pratica quali sono i punti inderogabili di un piano di sicurezza a regola d’arte?
A livello personale l’igienizzazione delle mani, l’uso della mascherina, la riduzione dei tempi di permanenza in luoghi chiusi, il distanziamento fisico, no agli assembramenti e il tracciamento dei contatti stretti che permette di identificare i contatti stretti e individuare subito eventuali focolai.
E negli ambienti?
Sanificazione meticolosa dopo ogni uso e l’aerazione continua.
Più nello specifico a quali norme devono attenersi le società sportive?
Il punto di riferimento sono i protocolli anti-contagio messi a punto dalle federazioni sportive di appartenenza affinché si possa tornare a vivere serenamente e gioiosamente lo sport come è stato fatto in tutti questi anni. Ogni società deve muoversi in sicurezza seguendo una procedura anti Covid ben preciso: valutazione degli ambienti, delle attività e, infine, ma non meno importante, delle persone.
Qualche esempio di “incombenze”?
Prima di tutto occorre regolare tutte le attività svolte al chiuso, come ad esempio l’uso degli spogliatoi e delle docce. Inoltre, è necessario organizzare dei percorsi separati per la movimentazione e il transito delle persone, in ingresso e in uscita, per evitare assembramenti. C’è, poi, la predisposizione di un cronoprogramma ovvero l’elencazione di tutte le attività: allenamenti, pulizia e sanificazione degli ambienti e delle aree. Importantissimo è il piano di pulizia e sanificazione di tutte le aree e degli ambienti e delle superfici a maggior contatto. Infine, va indicata la procedura di isolamento nel caso in cui una persona inizi ad accusare dei sintomi
Dunque entrate e uscite separate?
Si. Se non è possibile è bene uno scaglionamento temporale di accesso alle varie aree.
Se i ragazzi fremono per tornare a fare sport immagino che i genitori siano decisamente più preoccupati?
Ne hanno tutte le ragioni. Per questo è molto importante che le società sportive attivino una campagna di comunicazione e informazione destinata alle famiglie e ai fruitori dell’impianto. Vanno in questa direzione i momenti formativi, previsti per esempio dal protocollo FIGC, destinati a famiglie, atleti, allenatori, staff, magazzinieri, addetti alle pulizie, dirigenti…
Un corso Covid?
Non direi. E’ piuttosto un momento di collaborazione tra le parti per il rispetto di regole condivise, vera garanzia per continuare l’attività sportiva in sicurezza.
Come Sicurezza Informa vi siete occupati dell’ADS Zognese e dell’ASD Calcio San Giovanni Bianco?
Esattamente. Si tratta di società che hanno dimostrato una particolare sensibilità e grande spirito di collaborazione nell’attuare quanto previsto dai protocolli di sicurezza anti Covid.
Cosa prevede l’obbligatorietà dell’accoglienza per i ragazzi che vanno ad allenarsi?
Cinque step tassativi: 1) Igienizzazione delle mani; 2) Uso della mascherina all’ingresso dell’impianto sportivo, anche se all’esterno; 3) Rilevazione della temperatura corporea; 4) Consegna della autocertificazione; 5) Registrazione delle presenze sull’apposito registro sia in entrata che in uscita.
L’autocertificazione va consegnata ogni volta che un operatore o uno sportivo entra nell’impianto?
Si. Ogni volta si dichiara quale è il proprio stato di salute attuale e se nei 14 giorni precedenti si sono manifestati dei sintomi oppure se si è entrati in contatto con persone affette da Covid. E’ bene ricordare che non si tratta di un pro-forma. Le dichiarazioni mendaci sono perseguibili per legge sul piano penale.
Ovviamente una persona che dichiara sintomi non entra nell’impianto?
No, non entra. Il divieto si interrompe solo dopo 3 giorni dall’assenza di sintomi. Consiglio, comunque, ai genitori di far visitare il proprio figlio e consegnare un certificato medico alla società sportiva.
La figura di un medico è contemplata dai protocolli?
La presenza di un medico è fondamentale, in quanto è la persona competente per gestire eventuali problematiche. Un medico deve sempre essere reperibile.
Le partite di campionato vengono giocate senza pubblico?
Premettiamo che gli allenamenti sono a porte chiuse: nessun altro ha accesso all’area di gioco e agli spogliatoi se non gli atleti e lo staff. Il pubblico può accedere alle partite di campionato, però, con dei limiti: 100 persone all’esterno, 200 all’interno.
E poi?
Valgono le stesse regole per l’accoglienza degli atleti: percorsi differenziati fra entrata e uscita; igienizzazione delle mani; mascherina all’ingresso dell’impianto sportivo, anche se all’esterno; rilevazione della temperatura; registrazione delle presenze.
Altre novità?
Siamo in attesa delle faq della Figc e dei chiarimenti federali che dovrebbero uscire nelle prossime settimane.