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Dall’Europa all’Australia con una valigia carica di passioni, emozioni, potenzialità ma anche incognite e paure. Un background quello di Stefania Peracchi di Villa di Serio, laureata al Politecnico di Milano con il massimo dei voti in ingegneria nucleare, che l’ha portata ai vertici della ricerca nel campo spaziale a dispetto della giovane età. E’ nata ad Alzano nel 1991 e oggi vive a Wollongong  in Australia e fa ricerca al Centro di fisica delle radiazioni medicali (Cmrp). Ha già vinto il concorso Uow3 Mt (Three minutes Thesis) ed è in lizza alle finali riservate ai vincitori provenienti da Australia, Nuova Zelanda, Oceaniam Nord-Est e Sud Est Asia, con un progetto per lo sviluppo di un rilevatore portatile per il monitoraggio nello spazio dell’esposizione alle radiazioni degli astronauti.

Da grande volevo fare la criminologa ma l’unica università che erogava il corso di laurea era in Abruzzo e non me la sentivo di stare lontana da casa, fidanzato e amici.  Quindi mi son detta: da sempre la scienza mi ha affascinata e così ho deciso di buttarmi e intraprendere la mia carriera universitaria nell’ambito della fisica“. E la passione per la fisica le ha fatto superare la paura della lontananza e le incognite di un futuro lontano dai propri cari, da quelle radici che le hanno dato forza, volontà, energie e l’hanno proiettata dall’altro capo del mondo.

Mi sono iscritta nel 2010 al corso di Laurea Triennale in Ingegneria Fisica, presso il Politecnico di Milano e nel 2013 ho deciso di continuare con la Laurea Magistrale in Ingegneria Nucleare. Durante la laurea magistrale ho avuto la possibilità di studiare diversi ambiti del nucleare: la fisica nucleare teorica, la produzione di energia presso centrali, le applicazioni medicali che utilizzano radiazioni per il trattamento di malattie quali il cancro, e infine la radioprotezione di lavoratori esposti a radiazioni durante la loro carriera. Tra tutti gli ambiti quelli che mi hanno interessata di più son state le applicazioni medicali e la radioprotezione dell’uomo. Gli ultimi 6 mesi di laurea magistrale prevedevano un progetto di ricerca e un professore mi propose un progetto riguardante la protezione di piloti contro radiazione cosmiche durante la loro carriera lavorativa. A quel tempo avevo un ragazzo che stava studiando per diventare pilota, quindi l’argomento fin da subito mi toccò un po’ sul personale, ed accettai”.

Per Stefania Peracchi si aprono così nuovi orizzonti e la valigia diventa un campagno inseparabile dove rinchiudere i propri sogni, paure, aspettative. A Parigi inizia il progetto presso l’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare (‘Institut de Radioprotection et de Sûreté Nucléaire, IRSN). Era l’ottobre del 2015. “Le prime settimane furono durissime – ricorda Stefania con l’entusiasmo di chi è abituato a mettersi in gioco – Mi sembrava tutto un incubo irreale. Da sempre vedevo il mio futuro a Bergamo.  Iniziai a decorare lo studio con foto della mia famiglia, di amici. Intanto il lavoro mi entusiasmava giorno dopo giorno: l’obiettivo della mia ricerca era di effettuare degli esperimenti in volo, grazie all’utilizzo di rivelatori, dispositivi installati a bordo di aerei della compagnia Air France che potessero misurare le radiazioni cosmiche e di conseguenza calcolare la dose assorbita dai tessuti umani per ogni pilota, passeggero e trarre conclusioni sul rischio di sviluppare un cancro. Il mio capo era diventato fin da subito anche un amico, i miei colleghi iniziavano ad insegnarmi un po’ di francese nella pausa pranzo“.

Dal progetto della tesi al lavoro come ingegnere nucleare il passo è stato breve. “Qualche settimana dalla fine del mio soggiorno parigino, la direttrice del laboratorio dove stavo svolgendo il mio progetto di tesi, mi convocò nel suo ufficio e mi disse che voleva che io restassi e così mi offrì un lavoro come ingegnere nucleare-ricercatrice per continuare la ricerca iniziata durante la tesi. Ero senza parole: non mi ero ancora laureata e già avevo una proposta di lavoro“. Ma un’altra occasione era già alle porte: il progetto del Professore Anatoly Rosenfeld dell’Università di Wollongong, direttore del centro di fisica delle radiazioni medicali, relativo alla protezione da radiazioni cosmiche per astronauti durante missioni spaziali e per questo progetto stavano cercando una persona con esperienza.

Sostanzialmente la ricerca che stavo facendo a Parigi era molto simile ma a livello dell’aviazione, mentre il dottorato mi avrebbe portato ad alzare il livello nello spazio. Accettai. Sto infatti sviluppando un rilevatore che indica non solo la quantità di dose, ma anche il tipo di particelle pericolose e la loro energia con la quale colpiscono il corpo. E per testarlo salgo a bordo di un aereo speciale in volo al Polo Sud per raggiungere il polo magnetico laddove il livello di radiazioni provenienti dallo spazio è più elevato grazie ad una particolare forma del campo magnetico terrestre“.

In Australia Stefania Peracchi si è da subito fatta notare all’interno della comunità scientifica, ottenendo importanti riconoscimenti, anche se, sottolinea Stefania: “L’Australia non mi è piaciuta fin dall’inizio e ad oggi non sono soddisfatta al 100%. E’ un paese che definisco di ‘vacanza’: tanta natura, tanto mare, tante spiagge. Non c’è storia, non c’è una vera cultura, e di conseguenza non esistono (e se esistono, solo in occasioni rarissime) eventi sociali, culturali, musicali, esposizioni d’artisti, musei. Venivo da Parigi, dove ad ogni angolo c’era una statua di uno scultore famoso, dove ogni weekend ero sicura che avrei avuto l’imbarazzo della scelta su quale esposizione temporanea nel tal museo, del tal artista visitare. Qui in Australia tutto ciò ce lo sogniamo. Una volta l’anno forse. Allora ho iniziato a ricavarmi il mio spazio, ripagando i miei sforzi con premi, riconoscimenti, pubblicazioni, articoli e conferenze”.

“Inseguire i sogni, o crearne di nuovi – conclude Stefania Peracchi – implica fare delle scelte, che possono essere soddisfacenti alla fine ma non è detto che ti rendano felice per forza. Di una cosa sono certamente grata: di aver la possibilità di scegliere liberamente, nel bene e nel male“.

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