In un mondo che va sempre più in fretta loro rallentano la corsa. Se la prendono comoda nonostante sfreccino in “quel cielo lontano” a 250mila chilometri orari prima di gettarsi nell’atmosfera terrestre, brillare di fuoco incandescente e morire, bruciate completamente, tra i cinque e i venti chilometri di altezza. Qualcuna sbatte sulla terra, a muso duro, ma il fenomeno è rarissimo con rammarico degli studiosi sempre ghiotti di quegli agglomerati rocciosi vecchi come il sistema solare con all’anagrafe un’età di 4 miliardi e mezzo di anni. E chi le attende, faccia al cielo con un desiderio in tasca, dovrà pazientare. Le stelle cadenti (nel gergo scientifico meteore, nella nomenclatura spaziale Perseidi e nel linguaggio agiografico “lacrime di San Lorenzo”) snobbano già da parecchi anni la tradizionale scadenza del 10 agosto e decidono di ardere sopra i nostri nasi due giorni più tardi. Infatti, la notte tra il 12 e il 13 agosto, per l’Italia, costituirà il picco di maggiore intensità. Dalle mezzanotte all’alba l’orbita dello sciame di Perseidi (perché sembrano venire tutte dalla costellazione di Perseo, come i fiocchi di neve in un’auto che avanza in una notte d’inverno) intersecherà l’orbita terrestre generando quel “gran pianto” pascoliano che” nel concavo cielo sfavilla”. Con la luna nuova, quindi invisibile, se il tempo tiene lo spettacolo è garantito. Anche cinue/sei stelle cadente per un occhi allenato. Il consiglio è di avvicinarsi al cielo per quanto possibile a piedi e senza scomodare desuete ali di Icaro. Nonostante il fenomeno raggiunga giovedì il massimo di attività i giorni precedenti e quelli successivi sono buoni per verticalizzare lo sguardo.
L’occhio nudo, in fatto di meteore, è meglio del telescopio. La parabola discendente di una stella cadente è troppo celere per essere catturata da un occhio artificiale. Tra gli spettatori non mancheranno le famiglie con i bambini al seguito, i curato con i loro ragazzi premuniti di bigliettini dei desideri da cancellare ad ogni stella cadente avvistata e un buon numero di amorevoli trentenni mano nelle mano come teneri fidanzatini di Peynet. Resiste l’afflato romantico del fenomeno come a sottolineare che guardare stelle cadenti fa bene all’amore. Di certo la spiegazione fisica del fenomeno un po’ stona con le ragioni del cuore. Immaginate un ghiacciolo messo vicino ad un calorifero. Si scioglie. Perde gocce d’acqua zuccherata – chiarisce Andrea Possenti, scienziato di fama internazionale “di stanza” all’Istituto nazionale di Astrofisica di Cagliari – Allo stesso modo succede alla cometa Swift-Tuttle quando, ogni 134 anni, passa così vicina al Sole da perdere pezzi. Intendiamoci si parla di facezie di materiale cometario mediamente con una massa inferiore al grammo che seguono, ormai separate, la cometa nel suo viaggio. E’ la coda della cometa che intersecando l’orbita terrestre generano per attrito le Perseidi». Ma non sono le sole durante l’anno. Diciamo che il clima temperato dell’estate, con la propensione a stare all’aperto piuttosto che al chiuso, rende la pioggia di meteore maggiormente intercettabile. «Per esempio – conclude Possenti – abbiamo le Leonidi a novembre, le Liridi ad aprile e ancora le Geminidi e le Orionidi. Ogni giorno dell’anno è buono per “catturare” stelle,». Non resta che aguzzare la vista perché a disposizione dei
desideri che incalzano ci sono ben 365 giorni.