Lo scorso 30 maggio è cominciata a Taiwan la Computex, una delle fiere dell’informatica più importanti al mondo. Tra i prodotti presentati c’è una architettura di rete capace di trasferire dati per 51 TBs, ossia 51˙000 Giga Byte al secondo.
L’azienda produttrice, Nvidia, la rende disponibile per sistemi in grado di processare 1 Exaflops, ossia un miliardo di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo. Uno sfoggio di tecnologia che sarebbe piaciuto a uno come Steve Jobs. Si tratta di potenze e di velocità esagerate per l’uso della maggior parte delle persone, ma Nvidia ha già un portafoglio di aziende (Google, Meta, Microsoft, Asus – come ha scritto Mauro Notarianni sul sito web Macitynet, al link: https://www.macitynet.it/nvidia-lethernet-per-lai-e-un-supercomputer-con-chip-grace-hopper/) che hanno ordinato quelle macchine.
L’accenno a Steve Jobs è motivato: anche lui, ai suoi tempi, produsse una macchina, come dire, fuori misura. Descrive bene questa vicenda Walter Isaacson, nella biografia più ufficiale pubblicata sul personaggio (lo stesso Jobs chiamò l’autore pochi mesi prima della propria morte, nel 2011). Il periodo era il 1985, in pratica 40 anni fa. Dopo aver fondato la Apple e costruito i primi computer Macintosh, destinati al grande pubblico, Jobs litigò con il management dell’azienda e fu indotto a licenziarsi nonostante fosse tra i maggiori azionisti.
Aveva 30 anni d’età e invece di andare in pensione anticipata investì la liquidazione (una cifra intorno ai 100 milioni di dollari) per costituire un’altra società. la NeXT (qualche notizia si può trovare sulla Wikipedia online al link: https://it.wikipedia.org/wiki/NeXT). Lo scopo era costruire workstation, ossia computer capaci di sostenere il lavoro di un’intera azienda ma che potessero essere facilmente utilizzati anche dai singoli individui nell’ambito casalingo. Il progetto era talmente avanzato per l’epoca che i suoi tecnici riuscirono a realizzarlo solamente 5 anni dopo, nel 1990. Quando poi, per i casi della vita, Jobs rientrò in Apple, poté ancora utilizzare il software sviluppato per il NeXT nelle macchine iMac del 1998 destinate al grande pubblico.
Mentre tutto questo succedeva, la potenza dei computer aumentò costantemente in accordo con la legge di Moore, secondo cui ogni 18 mesi si costruisce una nuova generazione di chip potente il doppio rispetto alla generazione precedente. Ma in questi giorni la legge di Moore è stata superata. Al Computex il capo di Nvidia, Jensen Huang, ha calcolato che le sue nuove macchine gestiscono 500 volte più memoria rispetto a quelle del 2020, cioè circa 36 mesi fa (cioè 2 generazioni tecnologiche fa – con aspettativa di miglioramento di 4 volte).
E oggi, 5 giugno, la stessa Apple ha annunciato che presenterà computer con chip M3, i cui singoli componenti hanno connessioni spesse 3 nanometri (miliardesimi di metro). Nel 2022 la medesima Apple presentò macchine con connessioni di 5 nanometri. Quella che soltanto pochi anni fa era tecnologia fuori dalla portata degli ingegneri, oggi può arrivare su ogni scrivania e in ogni casa. Stiamo vivendo bei tempi.