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Passeggiando sul lungolago di Lecco si trovano i monumenti di personaggi che la città celebra. Manzoni, ovviamente il più sponsorizzato. Non lo era nell’ultimo quarto del secolo XIX. Per il suo monumento si tirò per le lunghe.

Dopo la sua morte, passarono 16 anni dall’approvazione in Consiglio comunale alla realizzazione del monumento. Non si trovavano i soldi. Ci volle l’intervento dell’amico Stoppani e le offerte arrivarono anche dal Re d’Italia e da Giuseppe Verdi.  Invece per Garibaldi – a Lecco era stato diverse volte – i soldi si trovarono subito appena morto. Oggi il monumento dello scrittore si trova su un’isola circondata dal traffico, il generale guarda indisturbato da lontano i lecchesi che sfilano sul corso principale. In tempo di gite a primavera inoltrata, si possono vedere scolaresche di tutte le età come a Pescarenico, al Convento di Padre Cristoforo, sulla sponda dell’Addio ai monti, alla Casa Manzoni del Caleotto, alla casa di Don Abbondio in località Acquate.

Vicino al Monumento dei Caduti, in mezzo all’aiuola tra gli alberi è posto il busto di Pietro Vassena, poco conosciuto ma eccentrico inventore. Era di Malgrate, il paese di fronte, ma lavorava alla Faini, fabbrica specializzata per i raggi degli ombrelli. Nella sua casa teneva un laboratorio e costruiva di tutto. Aveva idee e le realizzava. Lo rese famoso il batiscafo. Arrivò sul fondo del lago e – incosciente! ma quale inventore non lo fu? – vi mandò il figlio adolescente. Ne misurò la profondità ad Argegno: – 412 metri. Di lui parlarono i Telegiornali quando a Bellagio si presentò davanti a Villa Serbelloni per salutare il presidente americano Kennedy alla sua maniera, su un paio di sci e due pale come racchette.

Mario Cermenati si trova in una vera piazza, cioè vuota. Sembra che le piazze oggi si rianimino attorno ai tavolini dei bar e dei ristoranti. Fu naturalista e fondatore dei Musei civici. Fece venire per una conferenza Cesare Battisti, con cui condivideva la passione per i minerali e le piante oltre la passione politica. Fu deputato e ministro dell’Agricoltura. Appassionato di montagna fino a viaggiare e organizzare una spedizione sugli Urali in Russia. Lecco gli ha dedicato la cima più alta del Resegone, Punta Cermenati dov’è il Rifugio Azzoni. La statua si trova vicino al vecchio porto, davanti alla Chiesa di San Nicolò, all’estremità delle mura che cingevano la città sforzesca.

Di questa sono rimasti un torrione e la parte nord dove è allestita la Biblioteca. Davanti è la casa dell’architetto Bovara con una targa ricordo. Ha lavorato per edifici e chiese della città e del circondario. Illustre rappresentante dello stile neoclassico il suo nome è legato alla Chiesa Parrocchiale, a quella di Valmadrera, di Annone, di Foppenico, al campanile di Villa d’Adda, al portico di Pontida, al Palazzo Agudio di Agrate, all’Oratorio di San Rocco a Maggianico, al convento di Pescarenico, insomma l’ho ritrovato dovunque. Mi piace ricordarlo per la Chiesa di Calolzio dove sotto il solenne colonnato d’ingresso, magnifico scenario di solenni ricorrenze e di degna accoglienza di autorità religiose e civiche, noi chierichetti giocavamo ai quattro cantoni in attesa che arrivassero sposi, battezzandi o feretri, qualche volta buscando uno scappellotto per l’errato uso che facevamo di paramenti sacri.

Si passeggia senza che le anatre appostate sulla sponda gradinata si sentano disturbate, a riposo con la testa tra le piume. La statua di Antonio Stoppani si trova laddove il Gerenzone, il torrente che scende dalla Valsassina, arriva al lago formando uno slargo, o meglio un conoide come avrebbe detto lui, geografo e geologo illustre. Nelle vicinanze si riposano pure i surfisti dopo salti e le corse avanti e indietro con la “breva” mattutina. Bisogna attraversare la strada per osservarlo meglio. E’ presentato in atteggiamento pensieroso – la statua è opera dello scultore Michele Vedani – con la testa leggermente piegata, la mano a toccare il mento, il soprabito aperto. Attorno ha la corona dei monti che praticò e studiò. La sua fama è legata al libro Il bel paese che ben conosceva mia mamma e ne indovinava l’autore tra i quiz di Lascia o Raddoppia. Nato a Lecco divenne prete e la passione lo portò alla geologia, professore all’Università di Pavia. I lecchesi gli hanno dedicato il rifugio ai piedi del Resegone. Si passa davanti all’attracco del battello che ai primi freddi è ormai deserto. Il lago si apre e l’occhio corre fino ad Abbadia Lariana e oltre, al promontorio di Bellagio. Mia moglie che è di Bari saluta la statua dorata di San Nicolò protettore dei naviganti. Si può continuare e arrivare là dove il San Martino diventa una parete rocciosa per vedere alla prova gli scalatori che in questa città hanno sempre goduto di straordinaria venerazione.

Link utili:
Comune di Lecco
Mangiare a Lecco


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Fonte immagine di copertina: Depositphotos

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