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I successivi duecentocinquant’anni di storia cinese, noti come Periodo degli Stati Combattenti, furono ancora più carichi di tensioni e incertezze di quelli che Confucio aveva conosciuto. Ogni sovrano cercava di imporsi sugli altri a suon di conquiste ottenute attraverso operazioni militari e manovre politiche. Anche i mezzi per raggiungere il potere divennero più violenti e sofisticati. Di conseguenza, i seguaci di Confucio scelsero, alcuni, di aggrapparsi rigidamente ai suoi insegnamenti, rimanendo fedeli al maestro, altri, all’opposto compresero la necessità di adattare ciò che aveva insegnato al cambiamento. Tra coloro che rimasero fedeli ai precetti originari spicca Mencio, tra coloro che invece (370 – 289 a.C.) rinnovarono il pensiero di Confucio emerge Xunzi (c. 300 – 230 a.C.):

Mencio

Noto anche come Mengzi o Meng-tzu è considerato uno dei principali esponenti del confucianesimo, scrisse una raccolta di dialoghi e aneddoti che illustrano i suoi insegnamenti. La sua filosofia è basata sulla convinzione che l’uomo nasca buono ma debba essere educato per raggiungere la virtù perfetta. La sua dottrina si focalizza sulla necessità di sviluppare la propria natura interiore in modo da perseguire la bontà, l’integrità e la giustizia. Secondo Mencio, la società ideale è quella in cui gli individui si rispettano a vicenda e cooperano per il benessere comune. Mencio è stato molto influente sulla cultura cinese e ha influenzato profondamente la filosofia confuciana. Le sue idee sulla giustizia, la moralità e il rispetto reciproco hanno avuto un grande impatto sulla società cinese e sono stati studiati e discussi ancora oggi.

Xunzi

Seguì Mencio di circa un secolo, criticò severamente il suo predecessore. Nella sua opera principale, ora chiamata come lui, Xunzi, accusò Mencio di fuorviare “gli ottusi studiosi dell’età volgare”, facendo loro credere che le dottrine “aberranti” ed “esoteriche” di Mencio fossero le “parole vere” di Confucio ( Xunzi, Capitolo 6, “Contra Dodici Filosofi”). Si ritiene che il tema sul quale si registrarono le divergenze più eccentuate fu quello della natura umana. In realtà le discordanze non si limitarono a ciò. I due grandi successori di Confucio sono distanti anche su argomenti come l’educazione e la conoscenza di sé, i sentimenti e l’intelletto, la legge e il giudizio, e i rischi morali di una professione politica.

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Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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