Biondi immobiliare

Gli uomini del Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato, operativi alla stazione di Almenno San Salvatore, sono stati protagonisti nei giorni scorsi a Spinadesco nel Cremonese del recupero di una coppia di tartarughe azzannatrici.

tartarughe azzannatrici

Si tratta di esemplari altamente pericolosi in grado, se avvicinate con imprudenza, di mordere con particolare virulenza. “La tartaruga azzannatricespiegano i forestali di Almenno San Salvatore intervenuti sul luogoè un vigoroso predatore in grado di tranciare un dito con un solo morso. Per questo la Chelydra serpentina (nome scientifico della tartaruga azzannatrice) è inserita nell’elenco degli animali pericolosi per i quali è vietato il commercio e la detenzione”. I due animali, ritrovati in un canale nei pressi del fiume Po, sono stati avvistati da un pescatore amatoriale il quale ha tempestivamente allertato il Corpo Forestale dello Stato. Sul posto sono intervenuti i forestali di Almenno San Salvatore in ausilio al personale di Cremona. “La tartaruga azzannatrice – precisano – è un animale che va maneggiato con grande attenzione. La capacità di allungare il collo molto rapidamente può provocare, in un incauto avvicinamento, serie ferite”.

Gli animali recuperati sono frutto di uno sconsiderato abbandono messo in atto da persone che non riescono più ad accudire questi rettili, che crescendo diventano ingombranti, oppure preoccupate di essere oggetto di sanzioni penali. Ora, le due tartarughe azzannatrici sono state affidate ad un’idonea struttura protetta in conformità con quanto stabilito dal Decreto del Ministero dell’Ambiente per quanto riguarda le specie animali che possono costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica e di cui è proibita la detenzione. “I ritrovamenti di specie aliene all’ecosistema padano come la tartaruga azzannatrici (ma anche pesci siluro, procioni, gamberi killer della Louisiana, cozze zebrate e nutrie) – fanno sapere dal Corpo Forestale – sono aumentati nell’ultimo anno ed il timore è che si possano riprodurre in natura causando enormi danni alla biodiversità autoctona”. (Bruno Silini)

Autore