Penultimo appuntamento con la Rassegna Organistica di Valle Imagna promossa dall’Associazione Filodrammatica “OLTRE CONFINE“. Sabato 25 settembre (ore 21) nella chiesa parrocchiale di Berbenno mostrerà il suo talento un giovane organista (nonché clavicembalista) Tomas Gavazzi, classe 1990 di Poscante di Zogno. Tomas Gavazzi vanta un solido bagaglio di formazione artistica “costruito” nei conservatori di Bergamo (Donizetti) e Genova (N. Paganini).
Il suo curriculum spicca per competenze acquisite, concerti e premi. Quali sono le doti per emergere, oggi, nello studio dell’organo?
Per emergere nello studio dell’organo le doti fondamentali sono lo studio, la passione, e una buona volontà nel mettersi in gioco e affrontare nuove esperienze e “avventure”.
Quali sono oggi i limiti della professione nel panorama italiano?
Nel panorama italiano, la difficoltà nell’essere organista sta di fatto nel non avere una retribuzione fissa (a differenza di altri stati europei quali Svizzera, Germania, Danimarca, ecc..). L’organista è principalmente un “musicista per passione”, che mette a servizio della comunità il suo talento e e la sua dedizione per abbellire e animare le celebrazioni eucaristiche, molte delle volte non essendo adeguatamente retribuito.
Quale è il suo organista di riferimento è perchè?
Attualmente non ho un organista di riferimento, cerco di ispirarmi a molti nomi nel panorama internazionale in base al repertorio che devo affrontare nei miei concerti.
Cosa ascolteremo il 25 settembre?
Il programma che affronterò il 25 settembre si costruisce attorno all’organo di Berbenno. È un programma molto divertente, adatto ad un pubblico di esperti e non. Farò risaltare le qualità timbriche e foniche del bellissimo e “strano” Serassi. Gli autori considerati sono italiani, da Zipoli a Padre Davide da Bergamo, in pieno stile operistico ottocentesco.
Quanto valuta importante la Rassegna Organistica della quale è ospite e in che modo incide nel panorama culturale di un territorio?
Le rassegne organistiche sono preziose occasioni per poter ascoltare il suono. La rassegna in “Oltre Confine” la vedo come notevole risorsa per la provincia di Bergamo e in particolare per la Valle Imagna: valorizza i piccoli gioielli (gli organi) presenti nelle chiese, coinvolgendo le istituzioni e organisti del territorio, dando un impulso alla crescita e all’interesse per la musica organistica, ultimamente abbastanza sottovalutata.
I progetti futuri di Tomas Gavazzi?
Al momento il mio obbiettivo principale è quello di concludere i miei studi in conservatorio. Guardando oltre avrei piacere di frequentare alcuni corsi di perfezionamento all’estero, in particolare Francia e Germania. Inoltre, avrei piacere di continuare a collaborare con l’Ufficio Beni culturali diocesano. Altri progetti e ambizioni futuri si inseriscono nel mondo concertistico nazionale e perché no internazionale. L’ambizione piu grande è quella di riuscire a portare in giro il mio modo di suonare, la mia passione che da piu di vent’anni mi lega a questo fantastico strumento.
Il suo sogno, artisticamente parlando?
Il mio sogno sarebbe di girare il mondo, conoscere gente, provare organi di tutto il mondo, dal più piccolo e antico in una chiesa sperduta in campagna, al più grande e potente di una grande cattedrale .
Tre brani (eseguibili all’organo) che secondo lei non dovrebbero mancare nel bagaglio culturale di ognuno di noi?
La musica di Bach non dovrebbe mai mancare nel bagaglio di un organista. Il grande maestro tedesco è stato e sarà per sempre il piu grande compositore di tutti i tempi, specialmente per la musica d’organo. Preludi, fughe, toccate, concerti, corali sono la summa, il punto di arrivo a cui ogni organista deve ambire.
Quale è stata l’esibizione che più la resa orgogliosa del cammino artistico intrapreso.
L’esibizione che piu mi è rimasta nel cuore è stato un concerto a La Paz, capitale della Bolivia, con la successiva masterclass agli studenti dell’unico conservatorio presente nello stato Sud americano. La passione, l’interesse e la curiosità mostrati da ragazzi semplici e meno fortunati di molti ragazzi “occidentali” mi ha riempito il cuore.
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