“Il tempo delle Mani pulite” è un libro che merita di essere letto. Perché il racconto del drammatico passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, attraverso l’inchiesta dei magistrati milanesi, affidato alla penna di Goffredo Buccini, inviato speciale del Corriere della Sera a quel tempo cronista di punta a palazzo di giustizia (suoi molti scoop), parla di loro (i politici e le toghe) ma anche di noi (cittadini), facili a passare dal giustizialismo al garantismo come foglie che cambiano colore al mutare delle stagioni.
Buccini ripercorre quasi giorno per giorno i due anni (1992-1994) che sconvolsero il Paese raccontando fatti e retroscena, rievocando atmosfere e umori, riproponendo ad uso di chi li visse ma soprattutto di chi è nato o cresciuto dopo fatti e misfatti di quella vicenda giudiziaria. Lo fa con un esercizio di profonda autocritica non comune e tantomeno scontato (prima di lui lo ha fatto con il suo “Novantatré. L’anno del terrore di Mani pulite” Mattia Feltri) che lo porta ad ammettere che nello scrivere di avvisi di garanzia, arresti e interrogatori, fu spinto anche dalla passione politica che in quegli anni giovanili gli faceva credere di poter cambiare il mondo.
Chi ha vissuto quella stagione, seppur da lontano, ricorda il clima rivoluzionario, la voglia di veder cadere nella polvere tanti potenti, la sete di giustizia. Gli eccessi c’erano, anche abbastanza evidenti come annota lo stesso Buccini, ma su tutto prevalevano la sostanza (il sistema, politico ed economico, era marcio) e il desiderio di pulizia e di onestà. Il libro racconta tutto, anche il desiderio di affermarsi di un cronista di razza (che oggi ammette di essersi ritrovato a comportarsi in modo tale da non riconoscersi) autore di interviste che sono entrate nello storia patria, oltre che del giornalismo. Ci descrive la parabola di magistrati prima osannati come eroi e diventati via via sempre più ingombranti fino ad assurgere, per alcuni, al ruolo contro natura di antagonisti politici.
E poi naturalmente ci sono loro, i politici. Scorrono sotto i nostri occhi tante storie: il suicidio di Sergio Moroni e la sua profetica lettera d’addio, il bombardamento di avvisi di garanzia al bergamasco Severino Citaristi, il coinvolgimento e la battaglia senza esclusione di colpi di Bettino Craxi, l’avviso a comparire a Silvio Berlusconi (il grande colpo giornalistico di Buccini con il collega Gianluca Di Feo). Noi (i cittadini) rimaniamo sullo sfondo, come spettatori che prima fanno un tifo forsennato per i magistrati e poi, non appena dagli squali si scende ai pesci piccoli (il commercialista, l’avvocato, l’impiegato) cominciano a diventare insofferenti fino a spingersi dalla parte opposta, secondo la legge del pendolo che da sempre regola la vita pubblica italiana. Guarda caso quello che stiamo vivendo proprio di questi tempi. “Il tempo delle Mani pulite” è quindi a suo modo una piccola storia dell’Italia e degli italiani. Leggerla aiuta a conoscere e a capire. Il passato ma anche, o soprattutto, il presente.