Qualche giorno fa scambiavo due battute da bar con un sindaco del PD locale e dalla conversazione è uscito un tema sempre molto quotato come gli Stati Uniti d’Europa. Detta così sembra uno spot da campagna elettorale, ma gli addetti ai lavori sanno che non c’è altra via (soprattutto per noi del Sud Europa) di riuscire a tenere gli attuali standard di benessere e ricchezza se non quella di avere un unico organismo politico al tavolo internazionale. Un federazione di stati simil americano che rappresenta un’unica forza e chiaramente un’unica voce nello scacchiere planetario dove poter applicare un peso maggiore rispetto ai nuovi colossi delle economie emergenti.
È chiaro che un progetto del genere va incontro a molte complicazioni. Basti pensare alle molteplici culture ed etnie che l’Europa ha in seno alla propria storia. Pare un’impresa impossibile riuscire a fare un’unica sintesi con un’unica fiscalità, previdenza, welfare, esercito e forze di polizia. Per fare un esempio, la vedo dura andare a raccontare ad un contribuente della Westfalia o delle Fiandre della nostra eterna questione meridionale, che da anni viene finanziata dalla fiscalità generale, o a far digerire ai cugini d’Oltralpe una manciata di immigrati da spartire equamente senza trovarsi la Gendarmerie nationale a Ventimiglia.
E vogliamo parlare delle delocalizzazioni produttive dall’Ovest all’Est ? Si potrebbe proseguire oltre, di esempi di interessi contrapposti ne abbiamo a iosa, dove l’incipit principale è mors tua vita mea. Ma credo sia sufficiente fermarsi qua. Per fare un’Europa federale politica ognuno deve rinunciare ad una parte di ricchezza e diritti, e non troverete un politico che ammette questa cosa nemmeno sotto tortura (figurarsi a 5 mesi dalle elezioni europee). Da qui al prossimo giugno sarà il solito festival dei dominatori della parola, degli slogan, dei cartine europee in formato plastificato divisi coi colori di partito. Si parlerà di valori, di etica, e tanto altro, ma alle domande di cui ho citato prima, se un basco debba caricarsi della previdenza di un pensionato italiano o se alla prima barca di migranti alle porte di Lampedusa in Transilvania si girano dall’altro lato, a questo non risponderà nessuno.
Anzi, saranno argomenti tabù, politicamente scorretti. Siamo 8 miliardi sul pianeta, Cina e India rappresentano quasi metà gdi questi, se ci aggiungiamo Usa e Russia il tempo che ci rimane per sedersi al tavolo dei grandi è poco. O ci decidiamo a cedere una parte di ricchezza diritti e sovranità per contare di più al tavolo della globalizzazione altrimenti con un Europa che è solo un concetto geografico o poco più come è impostata ora, possano i nostri figli perdonarci, perché la decadenza è già iniziata.