Nel Giorno della Memoria 2021 Raiplay trasmette Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma. Si tratta di una fiction diretta da Giulio Base, con protagonisti un gruppo di ragazzi che si mettono alla ricerca di una storia dimenticata. Il film andrà in onda il 6 febbraio su Raiuno alle 22.50.
“Chiunque può essere un eroe, anche un uomo che ha fatto qualcosa di così semplice e rassicurante come mettere un cappotto sulle spalle di un ragazzo giovane, per fargli sapere che il mondo non era finito.“
Mi ha sempre colpito questa citazione tratta dal film “Il Cavaliere Oscuro” (Batman) e, in particolare, mi è tornata in mente, in occasione della giornata della memoria del 27 gennaio, perché mi ha fatto pensare a una delle immagini più iconiche della storia del cinema: la bambina con il cappotto rosso del film Schindler’s List – La lista di Schindler. Mi commuove profondamente l’idea narrativa, propria di entrambe le pellicole, grazie alla quale, mostrando un gesto semplice come quello di far indossare un cappotto ad un bambino o bambina in un momento drammatico, viene veicolata la grande verità che l’essere umano si realizza solo prendendosi cura del prossimo.
Chissà quante donne e quanti uomini, durante la Seconda Guerra mondiale, avranno aiutato i più deboli “ad indossare un cappotto”: probabilmente la storia non parlerà mai di loro eppure, proprio grazie a questi anonimi gesti di altruismo, la luce è entrata nel buio dello scontro bellico come seme di bene silenzioso che, successivamente, ha portato ad una nuova era di frutti buoni. Mi ha quindi positivamente sorpreso vedere, nell’attuale palinsesto televisivo, il nome di una nuova pellicola caratterizzata da un titolo pieno di speranza. E’ il caso appunto di Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma.
L’intervista al regista Giulio Base
- Nel film il passato e il presente entrano in dialogo tramite una lettera; da dov’è è nata l’idea di questo approccio narrativo?
L’idea è di Israel Cesare Moscati che è stato un eminente membro della Comunità Ebraica di Roma che ha scritto il soggetto; poi insieme anche con Marco Beretta abbiamo redatto la sceneggiatura. Purtroppo Israel è mancato a poche settimane delle riprese quindi io da solo ho raccolto il testimone e grazie anche all’aiuto e ai consigli del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni ho portato a termine questo film, mi auguro nel migliore dei modi.
- Il 2020 è stato un anno molto drammatico, soprattutto per la terra bergamasca, per gli effetti della “guerra” al Covid19; come la memoria delle sofferenze del passato e della conseguenza rinascita può aiutarci a vivere le sfide del presente?
Credo che ogni esperienza – soprattutto quelle di sofferenza – possano far maturare. Quella disumana tragedia del dopoguerra per certi versi ha maturato un’idea ancora più unitaria di Europa e di fraternità, affinché un eccidio mostruoso e malefico non si ripeta mai più. Speriamo che anche da questa emergenza sanitaria possiamo rinascere tutti un po’ più aperti al mondo e consapevoli della nostra piccolezza.
- Nel suo film viene affrontato anche il tema religioso valorizzando soprattutto i benefici che possono derivare da un dialogo tra le diverse confessioni; la trasmissione della fede alle nuove generazioni può essere considerata come una di quelle forme di “aiuto al prossimo nell’ indossare un cappotto”?
Non so se possa essere considerato una forma di aiuto al prossimo, quello che so è che faccio del cinema e cerco di raccontare delle storie nel mio linguaggio. E’ evidente che non è un saggio teorico, non è un libro di storia, non è un documentario di ricostruzione politica, però mi auguro che con la forma dell’intrattenimento il film possa abbattere qualche muro ed adempiere al compito di doveroso portatore di memoria che ha ognuno di noi.