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Secondo l’autorevole rivista medica The Lancet, il vaccino Sputnik V si sarebbe rivelato tra i vaccini più performanti, insieme a Pfizer/BioNTech e Moderna. Arrivano quindi le prime rassicurazioni sul vaccino russo, guardato finora con sospetto dalla comunità scientifica occidentale. L’antidoto russo è un vaccino a “vettore virale”: sfrutta cioè virus resi innocui e adattati per combattere il Covid per portare ai nostri anticorpi le informazioni sul virus che dovranno riconoscere e combattere.

Sputnik V è quindi efficace al 91,6% contro le forme sintomatiche di Covid-19: della bontà dei dati di The Lancet possiamo stare certi almeno quanto per gli altri vaccini che già inoculiamo, in quanto convalidati da esperti indipendenti. Lo sviluppo del vaccino Sputnik V è stato criticato per la sua fretta, il fatto che abbia bruciato gradini e una mancanza di trasparenza; esattamente come i suoi competitor occidentali. I risultati riportati sono chiari e il principio scientifico di questa vaccinazione è dimostrato; esattamente come i suoi competitor occidentali.

I risultati pubblicati su The Lancet provengono dall’ultima fase degli studi clinici sul vaccino, fase 3, che coinvolge quasi 20.000 partecipanti. Sono invece necessarie ulteriori ricerche per determinare l’efficacia del vaccino su casi asintomatici e la trasmissione della malattia, come per i vaccini occidentali.

Nel frattempo l’Europa ha già incaricato l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) di approfondire gli studi su Sputnik V, già utilizzato in Russia e in Paesi come Argentina o Algeria, per valutarne l’autorizzazione all’utilizzo. Come nella prima fase più critici della pandemia all’inizio dell’anno scorso, nei prossimi mesi i russi potrebbero tornare a Bergamo. Non più per sanificare le strutture sanitarie e socio-assistenziali, ma per consegnare preziose dosi di vaccino Sputnik V. Vaccini che in Italia ancora scarseggiano.

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