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Non avevo mai visto la Chiesa di S. Abbondio a Como. E’ fuori dalle mura medievali. Dal Duomo, passando per la Chiesa di S. Fedele la si raggiunge (dieci minuti a piedi) attraverso la porta della Torre. La Basilica di S. Abbondio, protettore di Como, mi richiama quella di S. Nicola a Bari, però è meno maestosa ma con uno sgargiante affresco di sapore giottesco sulla parete absidale, dietro l’altare.

Il pensiero corre al Don Abbondio manzoniano. Il Manzoni era ben attento ai nomi. Cos’hanno i due in comune? Niente, mi vien da dire.  Il Vescovo, forse nativo di Tessalonica – la Grecia ai confini con la Turchia odierna – fu un’autorità civile oltre che religiosa, impegnato in azioni diplomatiche, alle prese con eresie e con le popolazioni barbare che reclamavano un benessere che era fino a quel momento appartenuto ai cittadini dell’Impero.

E il parroco di Renzo e Lucia? Don Abbondio, dice il Manzoni, “non era nato con un cuor di leone”, “non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno; accortosi d’essere, nella società, come un vaso di terra cotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”. E sul suo personaggio infierisce più volte nel corso della vicenda. Niente di più contrastante con l’omonimo Santo. Eppure qualche merito il Manzoni concede al suo personaggio. Come quello di dilettarsi a leggere un pochino ogni giorno giacché “un curato suo vicino che aveva un po’ di libreria gli prestava un libro dopo l’altro”.

Stava leggendo anche la sera “degli imbrogli” – si era imbattuto in Carneade “Carneade chi era costui!”. I due promessi sposi, Renzo e Lucia, su suggerimento della madre Agnese dovevano dichiararsi marito e moglie, alla presenza di due testimoni dopo essersi introdotti furtivamente nella casa del curato. Il matrimonio sarebbe stato validosacrosanto come se l’avesse fatto il papa”, aveva sentenziato Agnese,  che tutto aveva architettato. Ma tutto sarebbe naufragato miseramente e i due si sarebbero ritrovati poco dopo, sulla riva di Pescarenico, e la loro vita sarebbe cambiata.

Abside della Basilica di Sant’Abbondio a Como. By Instagram @khoapham1207

Lasciato la Chiesa, ritorno al lago. Qui oggi non mancano gli stranieri, turisti che salgono sulla piattaforma predisposta e ammirano l’anfiteatro dove si conclude e chiude – rovinosamente quando il lago si alza per le troppe piogge – l’altro “ramo” del lago. Un giovane spagnolo riprende tutto con il cellulare e commenta per l’amica lontana le impressioni, un impasto di aggettivi comemagnifico, stupendo, straordinario, unico”. Aiuta a soffermarsi l’aria fresca con cui si è aperta la giornata, ma questo è segnale di qualche turbolenza in arrivo.

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