L’Università degli studi di Bergamo è tra i primi atenei in Europa in cui la pratica collaborativa fa ingresso nell’offerta formativa con un corso completo e interdisciplinare: il Dipartimento di Giurisprudenza di UniBg, infatti, ha introdotto nell’anno accademico 2022-2023 il laboratorio di didattica innovativa “I metodi di risoluzione complementari delle controversie in materia di famiglia e pratica collaborativa”.
Al progetto, che si colloca nell’ambito del “PON Nuovi schemi collaborativi tra Università e uffici giudiziari per il miglioramento dell’efficienza e delle Prestazioni della giustizia nell’Italia del nord-ovest” e che ha come capofila l’Università di Torino, partecipa un team multidisciplinare dell’ateneo orobico formato da giuristi, informatici ed ingegneri gestionali, coordinato dalla prof.ssa Elisabetta Bani, Docente di Diritto dell’economia e Prorettrice alla Terza Missione e ai Rapporti con il territorio. Il progetto è realizzato e coordinato dalla prof.ssa Daniela D’Adamo, Docente di Diritto processuale civile avanzato della Laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza, in collaborazione con l’insegnamento di Diritto di Famiglia, affidato alla prof.ssa Francesca Cerea.
Docenti referenti formati alla pratica collaborativa sono Armando Cecatiello, avvocato familiarista formatore internazionale al metodo collaborativo, Sabrina Ghezzi, docente complementare alla cattedra di Diritto di Famiglia ed avvocato familiarista, coadiuvati da Michele Agazzi, avvocato e dottore in psicologia clinica ed esperto in comunicazione; partecipano al progetto formativo Claudia Piccinelli, psicologa-psicoterapeuta, mediatrice familiare e coordinatrice genitoriale, Barbara Arbini, commercialista ed esperta contabile e finanziaria, Barbara Carsana e Roberta Ribon, avvocate esperte di tematiche di genere; è previsto un “cameo” con la testimonianza delle avvocate collaborative Federica Tucci e Mara Mazzara del Foro di Bergamo.
Il progetto risponde alle finalità del PON “Next Generation UPP”, ovvero rafforzare le sinergie tra sistema della giustizia e sistema della formazione e della ricerca universitaria, per fornire agli uffici giudiziari il supporto alla deflazione del contenzioso e all’attività di conciliazione delle cause e valutazione delle controversie che possono essere inviate ad una gestione negoziale della lite, attraverso la valutazione degli indici di “mediabilità”. La proposta didattica consente, altresì, di adeguare l’offerta formativa del percorso universitario alle richieste provenienti dal contesto giudiziario, anche mediante l’individuazione di programmi stabili di collaborazione.
Il laboratorio si pone l’obiettivo di fornire agli studenti della Laurea magistrale a ciclo unico in giurisprudenza competenze trasversali e interdisciplinari, rispetto a quelle acquisite nel percorso di studi, nell’ambito degli strumenti di risoluzione dei conflitti al di fuori del tribunale, per consentire loro di affinare la capacità di problem solving e di lavoro di gruppo. In particolare, la finalità è quella di far acquisire ai partecipanti competenze sulla gestione negoziale dei conflitti e sul metodo della Pratica Collaborativa in relazione ai conflitti familiari e dei rapporti di durata, nei quali le parti hanno interesse a mantenere o ripristinare la relazione (successioni, diritto societario, diritto del lavoro e passaggio generazionale), per arricchire il loro bagaglio di competenze di base e per fornire competenze aggiuntive che rispondano ai profili professionali richiesti all’esito del percorso universitario.
Muovendo dai necessari presupposti teorici, si apre una riflessione sulla gestione delle situazioni di conflitto, in particolare quello familiare, e sui principi e i fondamenti della Pratica Collaborativa quale strumento peculiare nel panorama delle ADR. Un focus è dedicato alle tematiche di genere e della violenza di genere e all’indagine della linea di discrimen tra conflitto e violenza. Il progetto adotta una metodologia di formazione partecipata, attraverso esercitazioni, roleplaying, discussione di un caso e simulazioni. Il gruppo ristretto di partecipanti favorisce il coinvolgimento e l’interazione dei corsisti con i formatori in tutte le fasi del percorso. Il corso soddisfa i requisiti della formazione multidisciplinare alla Pratica Collaborativa, superando ampiamente gli standard fissati da IACP – International Academy of Collaborative Professionals.
Il progetto si pone anche in linea con gli obiettivi strategici individuati dal Dipartimento con riferimento alla didattica esperienziale e prosegue in modo deciso nella direzione dello sviluppo della didattica laboratoriale e nella progettazione di percorsi di apprendimento inclusivi promuovendo la sperimentazione di un modello nuovo nel quale interagiscono professionisti con competenze diverse: avvocati esperti nella pratica collaborativa, pedagogisti e psicologi, avvocati esperti nelle tematiche di genere, esperti della comunicazione ed esperti contabili.