Un cammino di passione, ma non senza preoccupazioni. Anzi, parrebbe una strada «tempestosa» sempre in salita, perchè quando c’è di mezzo la trasmissione del sapere alle giovani generazioni, associata alla ricerca della qualità, è inopportuno procedere stancamente in discesa.
È l’impressione che il magnifico rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini, e il suo predecessore, il rettore emerito Stefano Paleari, hanno lasciato agli ospiti dell’intermeeting Lions organizzato all’Hotel San Marco per discutere del rapporto del nostro ateneo con il suo territorio.
Di nuovo insieme in un’occasione formale, dopo il passaggio di testimone del settembre scorso, c’è chi li ha paragonati ad un Bartali e un Coppi, ma senza rivalità, bensì impegnati nel comune intento di giungere al traguardo dei 20.000 studenti iscritti entro il 2020 (oggi sono 16.250). Morzenti dice di avere ereditato «non un gioiello, ma una gioielleria» e Paleari gli conferma «assoluta vicinanza, qualunque cosa accada».
Un vincolo amicale, una condivisione di intenti, una predisposizione a non perder tempo che i lionisti bergamaschi hanno apprezzato. «Quello che il primo rettore dell’Università di Bergamo, Vittore Branca, ha immaginato con 400 studenti in tre stanze di Piazza Vecchia agli inizi degli anni Settanta – ha chiarito Morzenti Pellegrini – oggi è una realtà viva, pulsante e chiede al suo territorio di condividere il suo futuro, il quale si declina con il progressivo consolidamento delle relazioni internazionali per tessere nuove partnership nella ricerca, gli investimenti nell’area dell’Ingegneria e Tecnologia della salute con l’apertura il prossimo del corso di Medicina e l’asse dell’innovazione del trasferimento tecnologico».
Da non sottovalutare la crescita infrastrutturale. La Montelungo si configura come uno snodo tra le sedi di Città alta e Caniana – ha notato Morzenti –, così come il nuovo edificio del Collegio Baroni, pronto in giugno, sarà un punto di forza dell’ateneo.
«All’ingresso della sede universitaria di via dei Caniana– ha continuato Paleari – ci sono tre monitor che sostanziano la nostra missione educativa con quanti si interfacciano con l’ateneo. Non solo studenti, ma tutti quanti entrano in relazione con l’ateneo grazie ad una contaminazione virtuosa con il territorio. Il primo monitor indica quanta energia fotovoltaica produciamo. Un segnale di sostenibilità e, in una prospettiva di sviluppo, di preservazione dell’ambiente. Il secondo schermo riporta le notizie della Cnn, per indicare che l’inglese è la lingua franca di questo secolo. L’ultimo schermo, installato recentemente grazie ad una decisione di Morzenti Pellegrini, indica i voli in partenza dall’aeroporto di Bergamo». «Le prime reazioni degli studenti – ha proseguito Paleari – andavano da un istante molto breve di ilarità alla consapevolezza di poter andare oltre, di essere in un contesto che non si ferma alle mura dell’Università».
Per quanto riguarda i valori che sostengono i pilastri ideali dell’Università di Bergamo ne sono stati indicati quattro: il tempo delle decisioni non «fuori tempo», l’attenzione ai luoghi remoti (come possono essere le valli bergamasche), l’accoglienza delle differenze e l’equilibrio delle scelte. (Bruno Silini)