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La verità ha molti modi per essere detta; molti sentieri vi conducono, nessuno esclusivo. Alla verità si accede per inciampo secondo l’aforisma di Kafka: “La vera via passa su una corda che non è in alto ma rasoterra; sembra più fatta per inciampare che per essere percorsa”.

L’Occidente si è sempre interrogato sulla verità. Socrate chiede continuamente il cos’è (ti esti) delle cose. Non si segue un percorso teorico e un metodo (metaodòs, andar dietro). Aristotele affermava che la verità sta nella frase ma non vi si coagula.

Il mondo cinese segue una propria via, interessato più ai fatti e ai molteplici modi per aderirvi. Il buddismo insegna ad affrancarsi dall’infelicità del mondo di cui non chiede l’origine. Segue una via salvifica da sperimentare, non è possesso ma apertura, non definizione ma svelamento. Il tao cinese è una via, ciascun uomo con il suo tao partecipe di un più grande tao come onde del grande fiume, molteplici soffi dell’unico vento.

La verità è legata alla vita; lo dice Gesù di sé e della sua vita (Io sono la via la verità la vita, Gv 14), vita individuata, gratificante ma dolorosa.

Per Hegel l’atteggiamento religioso è di accogliere, quello filosofico di indagare: “La filosofia dice la verità nel concetto”. Il vero e il falso non sono due entità separate perché la realtà non sta ferma. Dio accade e noi non siamo estranei. Noi accadiamo, siamo parti dello stesso movimento che ci fa “esseri” nella verità, come in una sinfonia si coglie l’insieme dei suoni. La verità si misura nell’insieme, gesti e parole, forme e atti. Non è definitiva, perché si aggiungono sempre nuovi concetti.  Anche la scienza si interroga e cerca di uscire dai sistemi chiusi (Heisenberg).

Foucault parla di una concezione di verità che è mutata, dalla cura di sé dello stoicismo alla trasformazione di sé del cristianesimo, da una verità descrittiva ad una verità operativa.

Per Heidegger la verità è indicibile. il fenomeno si dà e io l’accolgo. La verità non è sopportata da parole ma le parole emergono da essa, parola filosofica e poetica. L’effetto di verità si svela, è alezeia. Il sapere non si chiude in una via, finirebbe per essere infondato. Occorre lasciarsi provocare da sentieri distanti, scienza e arte, religione e filosofia, come la luce bianca si sfrangia in diversi colori passando per un prisma di cristallo. Tutti puntano il dito alla luna, immersi nella stessa luce; la luce si diffonde  e si riflette, che sia l’oceano o un bicchiere d’acqua. Bisogna promuovere intelligibilità diverse, accogliere le incessanti possibilità. La verità non si lascia contenere da noi. I maestri si succedono come i semi cadono e maturano secondo la stagione. La verità si manifesta secondo l’età dell’uomo, gli incontri e le relazioni. La verità è unica e di tutti, come la morte. Ogni volta che una persona muore tutto il mondo muore; e il mondo ritorna ad ogni bimbo che nasce.

Proust conclude la sua opera ciclopica raccontando del protagonista invecchiato e malato come lui, che incerto finisce per inciampare in una mattonella del cortile di casa e così in lui riaffiora il “tempo perduto”. Comprende. “Provavo un senso di stanchezza e di sgomento nel sentire che tutto quel tempo, così lungo, non solo era stato ininterrottamente vissuto, pensato, secreto da me, che era la mia vita, che era me stesso, ma che inoltre dovevo tenerlo in ogni momento attaccato a me, che esso mi sosteneva, appollaiato com’ero sulla sua cima vertiginosa, e che non potevo muovermi senza spostarlo come lui con me”. Il tempo attraversato ci permette di cogliere il tempo oltre il tempo.

(Marcello Ghilardi a Noesis 202/23. Sintesi della lezione dal titolo La verità dei sentieri. Unità e molteplicità delle vie all’Auditorium Mascheroni di Bergamo, 28 marzo 2023)