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Si cita la Parrocchia di Zogno e la Diocesi di Bergamo nel nuovo libro di Gianluigi Nuzzi (editore Chiarelettere) intitolato “Via Crucis – Da registrazioni e documenti inediti la difficile lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa”.


Il giornalista Gianluigi Nuzzi

Il giornalista Gianluigi Nuzzi


Un’inchiesta particolareggiata che narra dall’interno la fatica che papa Bergoglio e il suo “staff” sta portando avanti per un cambiamento di rotta di Santa Romana Chiesa. Tutto a partire da fonti inedite come le registrazione di diversi incontri riservati tra gli alti vertici del Vaticano e il papa. Il punto focale sono “i costi fuori controllo” dei dicasteri curiali.

Il libro dipana i fasti di alcuni cardinali e le regge a canone zero, la fabbrica dei santi, le offerte dei fedeli sottratte alla beneficenza, i furti e le truffe commerciali, il buco nero delle pensioni, le veline e i veleni di chi sabota la vigorosa rivoluzione del papa, tra spionaggio, scassinamenti e azioni di delegittimazione.

Un libro duro che racconta “il fumo di Satana” dentro le mura leonine.  Sono pagine a senso unico, con tinte fosche, che non racconta la molta luce di tanti uomini e donne di chiesa che lavorano con nella testa e nel cuore il Vangelo di Cristo.

papa francesco

Papa Francesco saluta i fedeli in Piazza San Pietro a Roma


Nuzzi, però, è lucido nell’offrirci una panoramica della “guerra” che si consuma tra chi considera la Chiesa una missione e chi la vede invece come un interesse.  I dati riferiti dal conduttore di Quarto Grado fotografano la situazione economica e finanziaria del Vaticano secondo i documenti avuti in visione e quindi aggiornata fino all’inverno del 2013-14. 

La Parrocchia di Zogno viene menzionata all’interno di una intricata operazione finanziaria. Le indagini della Commissione voluta da Papa Francesco per avere una visione trasparente dei bilanci vaticani “scava” attorno ad un’azienda agricola di ventidue ettari a Roma Sud gestita da una famiglia di romeni.

Vivono lì in un’abitazione dell’Apsa (la struttura della Santa Sede che amministra il patrominio della Sede apostolica), con un contratto di comodato gratuito. A capo dell’Apsa Sua Eminenza Cardinale Domenico Calcagno che il giornalista Mario Molinari in Savonanews  descrive come depositario di un ricca e regolare collezione di armi: revolver, magnum Smith&Wesson calibro 357, una carabina di precisione Remington 7400, e un fucile a pompa Hatsan modello Escort.

Il cardinale Domenico Calcagno

Il cardinale Domenico Calcagno


Nuzzi racconta che Calcagno è un habitué della tenuta che il Vaticano ha avuto in donazione nel 1975.  Ad insospettire gli uomini di Bergoglio è che tra i soci della azienda agricola figura un certo Giuseppe Calcagno. Se fosse parente del cardinale certamente si aprirebbe potenziale conflitto d’interessi. A questo puntano le indagini dove però il prelato smentisce qualsiasi consanguineità.

Dal database dell’Apsa – scrive Nuzzi – che abbiamo visionato si trova conferma che cinque particelle di terreno al civico 1351 sono di sua proprietà, così come quattro edifici, tre appartamenti, un «complesso residenziale», undici magazzini e tre depositi. Tutti i beni risultano non affittati, a eccezione della casa da 75 metri quadrati, abitata dal fattore e dalla sua famiglia“. Ma cosa se ne fa l’Aspa di tutte questa case fuori porta? Mistero.

All’azienda agricola spetta la facoltà di chiedere il rimborso delle spese sostenute alla Santa Sede attraverso un conto corrente  denominato «Fondo lavori Laurentina».  Le indagini si sono concentrate su un bonifico di 57.982 euro, ricevuto in accredito il 2 gennaio 2013.  E’ a questo punto che si menziona la Diocesi di Bergamo in relazione ad un’operazione a favore della casa di riposo «Santa Maria di Laxolo» di Zogno. Nuzzi si domanda da dove arrivino i 3 milioni e 865 mila 499 euro versati il 2 gennaio del 2013 in favore della Casa di riposo di Zogno attraverso la Bsi Bank per il tramite dell’Apsa del cardinal Calcagno e perché mai questa abbia trattenuto un importo di 57.982 euro sul versamento di questi fondi.

Si parla di una commissione bancaria sull’operazione che Apsa avrebbe poi destinato al «Fondo lavori Laurentina». I soldi a favore della Casa di riposo di Zogno (ma questo Nuzzi nel libro dice di non essere riuscito a scoprirlo) si riferiscono invece (secondo quanto riportato da ecodibergamo.it) da un lascito di una benefattrice bergamasca che anche in vita si è sempre prodigata in favore dei più bisognosi, in particolare degli anziani, volendo però rimanere nell’ombra, in adesione allo spirito caritatevole che l’animava. (Bruno Silini)

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