Nella benedizione Urbi et Orbi del giorno di Natale Papa Francesco ha evidenziato come, le scoperte dei vaccini, vadano viste come «luci di speranza se sono a disposizione di tutti» e così dicendo ha ribadito uno degli insegnamenti che questo periodo pandemico ha messo più in evidenza: non siamo singole isole ma una grande comunità di fratelli e sorelle. In questi mesi abbiamo toccato con mano la verità di queste dinamiche relazionali sperimentando come, ad esempio, se uno si ammalava era più facile che si ammalasse anche l’altro cosi come se uno si tutelava, implicitamente, custodiva anche le persone che aveva al suo fianco.
E’ stato pertanto sfidato e distrutto dal virus il paradigma culturale che vedeva nella citazione “mors tua, vita mea” la sua sintesi estrema ma drammaticamente concreta che caratterizzava la nostra “precedente normalità”. Sempre Papa Francesco, nella sua seconda enciclica Laudato SI’, aveva evidenziato come fossimo immersi in un contesto culturale in cui veniva favorita sia la divisione tra le persone che quella tra noi esseri umani e la terra che abitiamo.
Anche nel libro “Gratitudine, la rivoluzione necessaria” di Oscar Di Montigny, uscito nel 2020, troviamo un appello all’impegno e alla responsabilità individuale di tutti noi arrivando a proporre anche un nuovo paradigma che ne rappresenta la sintesi più efficace: “Vita Tua, Vita Mea”.
Chiediamo così al prof. Patrizio Paoletti (nella foto di copertina), ideatore di questa citazione ed espressamente menzionato come fonte nel libro sopra indicato, di aiutarci ad approfondirla:
La locuzione latina “mors tua, vita mea” indica che il fallimento di uno costituisca requisito indispensabile per il successo di un altro: perché questo detto possiamo considerarlo superato?
Il miglioramento personale è inevitabilmente miglioramento dell’insieme. Se io sto meglio, il mondo che mi circonda, di cui faccio parte e nel quale sono condizione condizionante non può che migliorare, è una congiunzione diretta. Non possiamo pensare di essere schizofrenici, immaginando per noi il meglio e desiderando per gli altri il peggio. Oggi – questo è il mio augurio e anche il mio impegno sociale – siamo pronti per: vita tua, vita mea. Nel momento attuale il mondo sembra essere abitato da un’umanità che ha perso sé stessa, il suo orientamento ed è per questo che io dico da anni che occorre una nuova FASE per la rivoluzione della nostra storia. (FASE è l’acronimo di Filosofia, Arte, Scienza, Economia.) Ciò che ci ha permesso di diventare chi siamo oggi come specie e di conquistare la nostra posizione eretta è stato il conseguire una capacità che si è manifestata in una nuova visione, la quale nasce dall’aver fatto a noi stessi una domanda: perché tutto questo? Le domande della nostra vita sono amore per la conoscenza. La domanda stessa è lo strumento per costruire la consapevolezza, come un pilastro lo è per un ponte. Allora, tutto parte dalla domanda – atto filosofico – che rappresenta la ricerca di una conoscenza più alta che prima non possedevo. La nuova visione che la risposta a questa domanda fa scaturire innanzi a me, mi chiede di essere parte e incidere su ciò che vedo, lasciando un segno: questa è Arte. L’Arte è techné e mi permette di muovermi da questa nuova conoscenza che ho acquisito verso la sua verifica sostenibile: scienza. Oggi abbiamo bisogno di scienza, non di allarmismi o confusione, non di illazioni. Abbiamo bisogno di scienza e verifica di ciò che abbiamo chiesto a noi stessi e che abbiamo scoperto di noi stessi e degli altri intorno a noi. Infine, dobbiamo trovare quell’attitudine di vita che è – come diceva Gregory Bateson – un’ecologia della mente o, come piace dire a me, un’economia della mente, che ci permette di essere sostenibili, perché capaci di coesistere in un mondo violento quali araldi e messaggeri di pace, affinché questo mondo diventi consapevole della necessità della pace, intesa non come assenza di guerra ma come stato interiore dell’essere, che soltanto quando viene raggiunto è in grado di manifestare appieno il suo straordinario potere sulla vita. FASE è l’acronimo della rivoluzione di ogni tempo e questa rivoluzione, ancora una volta, deve vederci impegnati a superare quelli che sono stati nel tempo i nostri paradigmi. In primis, Mors tua, vita mea: a lungo abbiamo immaginato un mondo dove eravamo guerrieri, usurpatori e dove la nostra vita era vincolata alla nostra capacità di sopprimere o opprimere l’altro. C’è stato un tempo, che si è ripetuto più volte nella nostra storia, anche agli inizi di questo nuovo millennio, dove il paradigma da mors tua vita mea è diventato mors mea, mors tua e tutti coloro che hanno subìto, hanno desiderato far subire: “Se io perdo, devi perdere anche tu”. Ovviamente, non è un paradigma sostenibile, perché rappresenterebbe l’estinzione della nostra specie. Oggi dobbiamo, invece, essere pronti ad affermare che la tua vita è la mia vita, che il darti benessere, farti vincere è il mio vincere, e se ambedue ne diveniamo consapevoli, il nuovo paradigma è win – win, vincere – vincere: vita tua, vita mea. Ognuno di noi, pur essendo separato dall’altro, è parte di esso, così l’altro è parte di noi. Non possiamo non ricordarlo. Quando entriamo in questo nuovo paradigma esso dà vita ad un processo rivoluzionario dentro di noi, sentiamo che il nostro destino non è semplice sopravvivenza, ma è immergerci in una vita piena, dove una nuova sensibilità si sviluppa in noi; in una vita di realizzazione, dove un nuovo entusiasmo ci accompagna giorno e notte, incessantemente; in una vita di gratitudine dove comprendiamo la gratuità di questo attimo e, da questa comprensione, nasce un’energia inesauribile. La tensione ad affermare questo paradigma decreta la sua forza di cambiamento. Più persone parteciperanno a questo processo, più saremo ad affermare “vita tua vita mea, sono pronto ad accoglierti e a migliorarmi con te”, più questa tensione rivoluzionaria produrrà questo cambiamento, questo muoverci verso. È proprio questo “muoverci verso” il vero risultato che dobbiamo ricercare, il vero risultato che stiamo cercando.
Di recente, insieme con mia moglie e i nostri bambini, abbiamo iniziato un percorso di meditazione (consono alla loro età) proposto dalla piattaforma Netflix e abbiamo scoperto come, questa pratica, sia utile anche per gli adulti: come, nella sua esperienza, la meditazione può essere una risorsa in questo periodo storico?
È impossibile non comprendere il vero problema, il nodo neurale in questo momento della nostra storia evolutiva. La separazione tra me e me stesso, la distanza tra lo stimolo esterno che i sensi ricevono nell’esperire la vita che intorno a me si compie e la mia capacità di ascolto interno che questi stimoli producono: quali tasti toccano, come mi raggiungono? Mi feriscono, mi destano o creano in me bisogno? E dov’è la soluzione a questa separazione? La soluzione si trova nella consapevolezza, nell’awareness appunto, nella mia intima, personale capacità di fare silenzio in me stesso, perché il silenzio mi mette in grado di produrre ascolto e nell’ascolto mi avvicino a quelle che sono le mie istanze più intime e profonde. Se tu ami te stesso sei più capace di entrare in contatto con il mondo, di coglierne le sue difficoltà e di metterti alla prova per cercare di risolverle. È così che scopri di essere parte consapevole dell’insieme e, in quanto tale, responsabile di una nuova F.A.S.E. Qual è il risultato della meditazione e delle pratiche di consapevolezza? Una maggiore sensibilità nei miei stessi confronti, nei confronti dei miei bisogni che vanno a risolversi man mano che li incontro rendendomi una persona migliore perché più sensibile e, quindi, più inclusiva, capace di accorgersi non solo di sé, ma anche del bisogno altrui, della condizione dell’altro che si muove con me e con me esiste grazie alla vita. Self awareness (consapevolezza di sé) significa sensibilità, capacità di entusiasmarmi alla vita, di accogliere sfide sempre più grandi facendomi trovare, nei loro confronti, più pronto e fiducioso nelle mie risorse, certo di poterci provare, non certo di poterci riuscire, ma certo di poterci provare e riprovare ancora perché resiliente, in grado, cioè, di imparare da tutto e da ogni cosa, dai miei successi come dai miei errori. Citando Nelson Mandela: “O vinco, o imparo”, o il Dalai Lama: “Se perdi, non perdere la lezione”. È, dunque, così semplice capire che l’unico futuro sostenibile per la nostra specie sia nella consapevolezza. La nostra specie è sulla soglia di un grande salto evolutivo che richiede la capacità non solo di diventare più sensibili attraverso l’ascolto e più entusiasti della vita, ma anche in grado di esprimere maggiore energia nei confronti degli strumenti attraverso cui definiamo e conosciamo noi stessi e gli altri. Quando la sensibilità, l’entusiasmo e l’energia mi abitano si amplia la mia visione e io, che so e sono consapevole di essere solo, che so e sono consapevole della difficoltà che gli altri hanno di comprendermi, che so e sono consapevole di dover giocarmi la partita della vita con le mie proprie mani, so anche riconoscere che l’altro è nella mia stessa condizione e quindi, comprendo che muovermi verso di lui mi permette di avvicinarmici migliorando la vita dell’insieme. Nel momento in cui comprendo che l’altro, come me, usa gli strumenti che ha a disposizione per comunicare, so che dovrò orientarne l’uso per non restarne schiavo. Dovrò, quindi, impegnarmi a comunicare con un unico obiettivo: migliorare ciò che raggiungo. Se comprendo che la vita è il grande contenitore e, in quanto tale, è dono perché questo attimo è gratuito, il tipo di energia che mi abita è di una qualità superiore: non c’è più rancore, rammarico, odio, violenza, ma consapevolezza, appunto, consapevolezza di sé. Allora, la meditazione e le tecniche di consapevolezza sono la chiave per entrare in contatto con un’altra qualità di vita, una qualità superiore che tutti contattiamo senza esserne consapevoli, da cui tutti veniamo nutriti senza onorarla, da cui tutti veniamo amati senza celebrarla. Non c’è futuro senza la Self Awareness per la nostra specie. La consapevolezza e la consapevolezza di sé sono le chiavi per compiere il nostro salto evolutivo: risvegliarci e diventare presenti a quest’attimo, potendo, così, dire “Grazie Vita”.
A chi guarda con scettiscismo questa tecnica, cosa si sente di consigliare?
Pratica, fai esperienza. È giusto essere scettici, è giusto avere voglia di confutare le cose, ma dopo aver fatto esperienza. Proprio per questo dobbiamo comprendere che oggi ciò che la pratica, il rilassamento produce nella nostra vita è un dato scientifico. La mia stessa fondazione (Fondazione Patrizio Paoletti) + centinaia di ricerche provenienti da tutte le migliori università nel mondo certificano la validità di questo sistema che sarà sempre più parte di quelle soft skill richieste per vivere una vita di successo ed esprimere i propri talenti o – come dico in OMM the One Minute Meditation – il Noi Migliore di Noi.
Io – noi – altro da noi. E l unica posibilita, come spiega Paoletti. Grazie.