Ricordo che, quando ero bambino, una delle attività propedeutiche all’inizio di ogni momento ludico consisteva nel cosi detto “contiamoci e facciamo le squadre”. Con l’andar del tempo e con l’avviarmi al mondo del lavoro ho imparato che il “vero far squadra” presuppone, ancor prima di una mera attività algebrica, una consapevolezza della visione complessiva del contesto in cui si è chiamati ad operare e delle risorse personali che possono essere messe a fattor comune al fine di raggiungere tale obiettivo.
Se ad esempio, entrando in una azienda, vedeste che il direttore del personale, nell’impostare l’attività lavorativa, iniziasse dal contare il numero dei dipendenti per poi suddividerli in squadre allora l’impressione che ne si avrebbe sarebbe quella di chi, al posto di lavorare, sta per iniziare a giocare. Alzi la mano chi, davanti alla “conta romana” che si sta svolgendo in questo ore, non ha percepito in sé un contraccolpo riassumibile in esclamazioni del tipo “ma stanno giocando?”.
E’ impressionante notare come le logiche, che guidano la quotidianità delle persone nell’affrontare l’organizzazione della propria giornata, privata o lavorativa, cessino quasi del tutto man mano che si “sale in alto” fino a giungere all’ Olimpo di Roma dove personalità, di qualsiasi parte politica siano, “giocano” come fossero delle divinità che guardano da lontano alla vita reale degli “umani”. Se pensiamo ai grandi classici della letteratura potremmo notare come, prima del Cristianesimo, gli dei erano immaginati come entità lontane e tendenzialmente capricciose e gli essere umani che aspiravano ad arrivare a loro finivano come dei novelli Icaro dalle ali bruciate.
Non sorprende quindi che alcuni psicologici americani, parlando del proprio presidente, siano ricorsi ad una immagine della cultura classica come quella di Narciso per descrivere alcune dinamiche: ma la domanda da porre, guardando a quanto accade nel nostro paese, è la seguente: ma Trump è veramente l’unica persona che soffre di questa condizione? Ho un fratello in cassa integrazione da mesi con il solo desiderio di tornare a lavorare e vedo ogni giorno, nei volti dei commercianti che incontro, la reale preoccupazione circa il proprio futuro e quello delle proprie famiglie; dinnanzi a tutti questi “umani” gli “dei romani” cosa fanno? … Stanno a fare la conta …
C’è stato un incremento del 60% di richieste di separazione tra gli “umani” durante il primo anno di pandemia e sono situazioni propedeutiche ad una “bomba sociale” (pensiamo ai disagi anche economici di chi si separa): e gli “dei romani” cosa fanno? Stanno a fare la conta … Fortunatamente a Roma c’è anche un uomo che hai i piedi ben piantati a terra ed è Papa Francesco il quale, in una recente intervista, a chi gli chiedeva quale fosse la sua risposta a questa situazione lui rispondeva richiamando al valore di fare le domande ai bisognosi per capire come aiutarli.
Uno dei miei primi dirigenti mi ha insegnato che “chi domanda, comanda” perché solo mettendosi in discussione si può avere consapevolezza del proprio ruolo e di cosa realmente si è chiamati a fare. Purtroppo, guardando i profili social di tutti “gli dei romani” di qualsiasi età, emergono tante risposte, spesso riassunte nella colpevolizzazione dell’avversario, ma mai domande ai cittadini….ma d’altronde siamo solo dei “poveri umani”.
Nel mondo vegetale, che rappresenta più dell’80% di tutta la vita sulla terra, domina la cosiddetta “ intelligenza adattativa” che consente di affrontare le sfide in modo unitario e collaborativo e il vantaggio che noi “umani” abbiamo è proprio questo: imparare dalle piante cos’è la vera collaborazione perché sappiamo realmente ciò di cui abbiamo bisogno. Saremo quindi veramente liberi riconoscendo nell’altro un bene per noi non aspettandoci la salvezza dalla politica ma dalla riscoperta di quello che, soprattutto la vita di San Benedetto testimonia: non siamo fatti per “arrivare nell’Olimpo” ma per qualcosa di molto più interessante… vivere la quotidianità in modo eroico come già in tanti stanno facendo.
Come darti torto nel tuo ragionato pensiero? Eppure una vocina da dentro mi sussurra: ma se ci fossi tu lì, al loro posto, come ti comporteresti? Mi sento davvero in difficoltà a rispondere perché l’unica cosa certa di tutta questa situazione è che lui, mister covid mammone (per noi del sud il mammone è un mostro, un orco orribile) ha trovato tutti impreparati, ma proprio tutti!!! Nei luoghi dove gli scienziati la fanno da padroni fin nelle regioni più sconosciute dell’Asia e Africa…. Là dove ci sono governi moderni, aperti e rivolti alla ricerca, ed anxhe in paesi monarchici o dove regna la dittatura. Insomma, di certo siamo stati e siamo ancora oggi impreparati a tutto questo stato travagliato in cui la Terra si trova. E dunque, torniamo alla domanda iniziale: io che farei? Io cercherei di tenermi tutti vicino e condividerei problemi, i dubbi, le preoccupazioni, e da tutti prenderei consiglio. Credo che questo sia il tempo di non tralasciare nulla, di non dividersi in beghe e settori, di unire davvero tutti gli sforzi, proprio come tu dici farebbe una squadra che non corre per la sua città, il suo credo, il suo colore, ma semplicemente che si batta per la sopravvivenza, di tutti!