I calciatori professionisti attualmente tesserati per le squadre della Serie A italiana, dopo il termine del calciomercato di gennaio, sono 545. Il dato viene da una ricerca effettuata per la Gazzetta dello Sport cartacea dello scorso 2 febbraio da G.B. Olivero.
Tra questi professionisti i nati nei primi 3 mesi dell’anno, tra gennaio e marzo, sono il doppio di quelli nati negli ultimi 3 mesi, tra ottobre e dicembre, ovvero 216 a 108. Questo dato viene da una ricerca di Francesco Saverio Intorcia pubblicato su DLui de la Repubblica del dicembre 2021 (e quindi prima dell’ultimo calciomercato di gennaio – ma le rose delle squadre sono numericamente paragonabili).
Notando la sproporzione tra i mesi di nascita, Intorcia si è domandato se il motivo non fosse astrologico – con una esoterica differenza di talento tra i nati sotto il segno dell’Acquario, favoriti dalle stelle rispetto a quelli nati sotto il segno della Vergine.
Ma, più ragionevolmente, il motivo sembra essere legato al modo con cui le scuole calcio selezionano i bambini: ovvero per classi d’età. Cioè, tutti quelli nati in uno stesso anno, e che anagraficamente hanno la stessa età (6 anni, 7 anni, 8…) sono fatti iscrivere insieme e imparano giocando tra loro.
Senonché un bambino di «6 anni» nato a gennaio ha un’età espressa in mesi di 72, mentre un 6enne nato a dicembre di mesi ne ha quasi 12 in meno, cioè 60. La differenza in percentuale è di quasi il 17% che si esprime in vari modi ma in particolare sul piano fisico. Il bambino nato prima è normalmente più alto e più pesante, il che incide parecchio in uno sporto fisico come il calcio. Anche al di là di un talento tecnico che normalmente sarà paragonabile.
Intorcia avvalora questa tesi osservando che nel ruolo di portiere, dove una dote fisica come l’altezza conta particolarmente, i professionisti nati nel 1° trimestre dell’anno sono 35 mentre quelli nati nell’ultimo trimestre sono soltanto 5.
La sua conclusione è che il vantaggio che si acquisisce nei primi mesi di scuola calcio diventa con il tempo sempre più grande fino a diventare quasi insormontabile. In Italia ci sono infatti 650˙000 calciatori nelle squadre giovanili e 350˙000 nelle squadre dei campionati dilettanti – cioè 1 milione di appassionati che non hanno avuto una carriera nelle squadre maggiori. Nella serie A attuale ci sono soltanto 48 calciatori che sono usciti da quel milione.
Vine in mente quella canzone di Gianni Morandi in cui «uno su mille ce la fa». Nel calcio moderno non si applica: su 1 milione dovrebbero farcela proprio in mille, ma i giocatori che ce l’hanno fatta sono soltanto 48…
E sarebbe anche facile dire che il difetto è dei reclutatori italiani, che non sanno riconoscere il talento e quindi si concentrano sulla cosa più facile da notare, la possanza fisica. Ma in questo modo si perdono per strada moltissimi potenziali campioni. Soltanto che non è così: la stessa cosa probabilmente avviene all’estero.
Lo dicono i dati pubblicati da Olivero sulla Gazza. Nella nostra Serie A i calciatori italiani tesserati sono 204 su 545, il che significa che i calciatori stranieri sono 341, ovvero il 62,57%. Ma anche nei principali campionati europei è così: quasi ovunque gli stranieri sono in maggioranza.
I reclutatori perdono di vista i connazionali e in tempi di calciomercato vanno a comprare all’estero. Il disconoscimento del talento è una caratteristica comune.
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